Durante la COP28 di Dubai, si sta parlando ovviamente di energia.
Si è discusso di rinnovabili e di nucleare: venti Paesi hanno stretto un patto per triplicare entro il 2050 la produzione di energia atomica. E si è discusso di decarbonizzazione, con un accordo sottoscritto dalle principali compagnie petrolifere.
Più rinnovabili
«Nei prossimi due anni investiremo 2,3 miliardi di euro dal bilancio dell’Ue per sostenere la transizione energetica nel nostro vicinato e in tutto il mondo» ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Sul tema delle rinnovabili, si è espressa anche la vicepresidente USA Kamala Harris, parlando dello stanziamento di 3 miliardi di dollari destinati al fondo per il clima.
116 Paesi, durante la COP28, rendono noto l’impegno a triplicare la capacità di energia rinnovabile nel mondo da qui al 2030.
Secondo gli analisti, a supportare almeno il 90% dell’incremento delle rinnovabili saranno eolico e solare. «Con un obiettivo quantificabile di 11mila gigawatt di capacità rinnovabile entro il 2030, si tratta di un passo avanti rispetto ai vaghi obiettivi di zero emissioni nette in un lontano futuro» ha detto Joyce Lee, responsabile delle politiche e dei progetti del Global Wind Energy Council.
Diversi Paesi africani hanno obiettivi specifici: il Kenya punta ad aumentare fino a 100 gigawatt la sua capacità di energia rinnovabile entro il 2050, mentre il Senegal spera di aumentare fino al 40% la sua quota di rinnovabili entro il 2030. Cina e India invece non sottoscrivono l’impegno.
L’accordo sul nucleare
22 nazioni, tra cui USA, Francia e Regno Unito, hanno sottoscritto la Declaration to Triple Nuclear Energy, sabato 2 dicembre. L’impegno è quello di triplicare la capacità globale di produzione di energia atomica entro il 2050, considerando il nucleare come l’alternativa più potente, rapida ed efficace ai combustibili fossili. Una soluzione, insomma, in grado di garantire uno sviluppo futuro davvero sostenibile.
A guidare questa svolta sono USA e Francia che definiscono l’energia nucleare indispensabile per contrastare i cambiamenti climatici e fondamentale per garantire maggiore indipendenza energetica all’Europa.
La dichiarazione impegna i Paesi a potenziare la produzione di energia nucleare costruendo nuovi impianti e migliorando quelli esistenti. I costi e i tempi, nonostante i lati positivi palesati dalle nazioni favorevoli all’accordo, rimangono comunque sfide significative. Costruire nuovi reattori è diventato più oneroso, e i ritardi nei progetti rappresentano un ostacolo.
L’Italia, al momento, non ha aderito alla dichiarazione.
La Carta globale della decarbonizzazione
Iniziativa piuttosto discussa la Carta globale della decarbonizzazione, firmata da cinquanta compagnie petrolifere e del gas. Si tratta dei colossi che rappresentano il 40% della produzione globale di petrolio: 20 sono compagnie petrolifere internazionali, 30 le compagnie petrolifere nazionali, di cui 19 si impegnano per il raggiungimento dello zero emissioni nette per la prima volta.
I punti critici dell’accordo sono diversi: il documento non è in linea con l’obiettivo di restare sotto 1,5° Celsius, non delimita in alcun modo lo sviluppo di nuovo petrolio e gas e prevede obiettivi di emissione volontari e non prescrittivi.
Nello scenario Net zero presentato dall’Agenzia internazionale dell’energia, non c’è spazio per impegni volontari, ma solo per accordi legali: per raggiungere gli obiettivi comuni di limitazione del climate change, l’industria del petrolio e del gas deve ridurre le proprie emissioni del 60% entro il 2030.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).