La disponibilità di acqua in Italia è destinata a diminuire del 40%

da | Lug 6, 2023 | climate change, news | 0 commenti

In Italia, il problema dell’acqua è diventato centrale negli ultimi mesi, soprattutto a partire dall’estate scorsa, particolarmente calda e siccitosa. La situazione di deficit idrico già in corso, ma in modo latente, si è resa lampante con l’abbassamento vertiginoso di molti corsi d’acqua e laghi e la minaccia del razionamento, proprio a partire dall’estate 2022. Gli effetti del cambiamento climatico si sono manifestati chiaramente e in apparente contraddizione, tanto con la siccità, quanto con le alluvioni in Emilia Romagna.

Di questa situazione, che si sta facendo via via sempre più estrema, si è parlato a lungo durante la 4° Conferenza Nazionale sul Clima, a Roma, promossa da Italy For Climate con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, della Commissione Europea e di Rai per la Sostenibilità.

Qui esperti, rappresentanti delle imprese e delle istituzioni si sono confrontati sull’impatto climatico sull’economia, l’ambiente e sulla vita delle persone. L’analisi presentata nel Dossier Troppa o troppo poca? L’acqua in Italia, in un clima che cambia fornisce un quadro abbastanza completo della situazione idrica in Italia.

Italia, Paese del cambiamento climatico

Come ha dichiarato Andrea Barbarella, responsabile scientifico di Italy for Climate: «Siamo oramai entrati in una fase di anormalità climatica permanente, che ha già modificato il ciclo dell’acqua, aumentando frequenza e intensità di eventi meteoclimatici estremi. L’Italia, al centro dell’hot spot climatico del bacino Mediterraneo, è un Paese più a rischio di altri, con aumento di temperatura di quasi 3 °C rispetto al periodo pre-industriale, a fronte di una media mondiale di +1,1 °C. Viviamo in un territorio particolarmente fragile, in cui 12 milioni di persone vivono in aree che potrebbero essere soggette ad alluvioni e vediamo aumentare ogni anno gli eventi di precipitazioni a carattere eccezionale. Come collettività dobbiamo comprendere con urgenza il nesso tra la crisi climatica e i rischi di un ciclo idrico sempre più sotto stress, mettendo in campo interventi straordinari di mitigazione e adattamento».

In questi ultimi vent’anni, i ghiacciai alpini hanno perso 25 metri di spessore, oltre 50 miliardi di m3 di ghiaccio. 

Assieme a questo, l’aumento dell’intensità e della frequenza delle precipitazioni, che trasformano in normalità situazioni eccezionali. Solo nel 2022, i fenomeni climatici estremi sono stati più di 2000, tra ondate di calore, siccità e alluvioni.  

Che cosa dice il dossier?

Terza in Europa (dietro Francia e Svezia) per disponibilità idrica, l’Italia beneficia di circa 130 miliardi di metri cubi d’acqua ogni anno. Un valore che negli ultimi decenni ha subito una riduzione del 20% e che è soggetto a scendere ancora al 40% fino al 90% in alcune aree del Sud, se non faremo nulla per arrestare il riscaldamento globale.

Accanto a questa importante disponibilità (seppure in calo), l’Italia associa un altro primato: con un prelievo di quasi 40 miliardi di m3 all’anno (il 30% della disponibilità idrica annuale), il Belpaese è il Paese in Europa con i più alti livelli di stress idrico.

Questi prelievi sono destinati all’agricoltura per il 41%, ad usi civili per il 24%, all’industria per il 20%  e alla produzione di energia elettrica per il 15%.

Siamo secondi, dopo la Spagna, per i prelievi per l’agricoltura. Primi, con 9 miliardi di m3 ogni anno per usi civili. Primi anche per prelievi d’acqua destinati all’industria (4 volte più della Germania e 8 volte più della Francia).

La situazione idrica è ulteriormente aggravata da un altissimo livello di perdite della rete idrica nazionale (oltre il 40%) e a una carente sensibilità dei cittadini sugli sprechi.

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