Buco dell’ozono grande tre volte il Brasile: nuovo record dagli anni ’70

da | Ott 11, 2023 | news | 0 commenti

Nuovo scioccante record per il buco nell’ozono: secondo le ultime analisi, sarebbe grande tre volte l’estensione del Brasile e cinquanta volte quella della Francia.

La notizia è stata diffusa da Bfmtv, un’emittente televisiva e radiofonica francese, che ha riferito i dati aggiornati delle osservazioni raccolte dal satellite Sentinel 5P dell’Agenzia Spaziale Europea.

Al momento, il buco dell’ozono si trova sopra l’Antartide e copre un’area di 26 milioni di chilometri quadrati.

Ottimi risultati a gennaio

Il buco dell’ozono consiste in una riduzione dello spessore dello strato di ozono nell’atmosfera terrestre, ovvero nella sezione che ci protegge dai raggi ultravioletti. L’aumento nell’atmosfera di gas clorofluorocarburi (gli inquinanti organici persistenti, che rimangono nell’ambiente per decenni) è la causa principale di questo fenomeno.

A gennaio, gli esperti avevano formulato un’ottimistica previsione sulla sua chiusura entro quattro decenni. La progressiva riduzione, documentata nella più recente edizione del rapporto delle Nazioni Unite sullo strato di ozono, si attribuiva alle decisioni adottate a livello internazionale nel corso degli ultimi decenni. Questo rapporto viene aggiornato ogni quattro anni ed è il decimo da quando è stato istituito il protocollo di Montreal nel 1987.

L’obiettivo è tornare ai livelli del 1980 entro il 2040. Nell’Antartico, dove le dimensioni del buco sono influenzate dalle condizioni meteorologiche, il recupero è previsto intorno al 2066, mentre nell’Artico si prevede avvenga entro il 2045.

Per arrivare a questi risultati, le nazioni si impegnano per un graduale abbattimento del 99% delle sostanze responsabili dell’assottigliamento dello strato di ozono.

La gestione del problema attraverso politiche collettive costituisce un precedente importante anche in tema di climate change. «L’azione sull’ozono costituisce un precedente per l’azione sul clima. Il nostro successo nell’eliminare gradualmente le sostanze chimiche che danneggiano l’ozono ci mostra cosa si può e si deve fare – con urgenza – per abbandonare i combustibili fossili, ridurre i gas serra e quindi limitare l’aumento della temperatura» ha dichiarato Petteri Taalas, Segretario generale del WMO.

L’aggiornamento di settembre

Un andamento positivo quindi frenato ora dai più recenti monitoraggi.

Gli esperti hanno spesso sottolineato che le fluttuazioni nelle dimensioni del buco nell’ozono sono un evento normale, soprattutto quando il buco si trova sopra le regioni polari.

Le ultime rilevazioni di fine settembre, però, registrano la massima estensione dagli anni Settanta a oggi. Tra agosto a ottobre, le dimensioni crescono nelle regioni polari e toccano il picco tra metà settembre e metà ottobre: il buco dell’ozono non era mai stato più grande di così e, soprattutto, ha cominciato a formarsi durante il mese di agosto, circostanza estremamente inusuale.

L’eruzione del vulcano

Gli esperti del Servizio di monitoraggio dell’atmosfera (Cams) del programma Copernicus attribuiscono questa espansione straordinaria all’eruzione del vulcano Hunga Tonga nel gennaio 2022. Questo evento ha rilasciato una notevole quantità di vapore acqueo nella stratosfera, che ha raggiunto le regioni del Polo Sud solo dopo la chiusura del buco nell’ozono nel 2022.

Questo vapore acqueo potrebbe contribuire a una maggiore formazione di nubi stratosferiche polari, favorendo la reazione dei clorofluorocarburi (CFC) e accelerando la riduzione dello strato di ozono.

Le indagini sull’impatto completo dell’eruzione sono ancora in corso.

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