Disinformazione, eventi atmosferici estremi e polarizzazione della società al primo posto tra i principali rischi per l’umanità a breve termine; da qui ai prossimi 10 anni, invece, le sfide maggiori riguardano tutte la crisi climatica. Sono i risultati del Global Risk Report, compilato, come ogni anno, in occasione del World Economic Forum che riunisce i principali leader mondiali a Davos, in Svizzera. Quest’anno il WEF si terrà dal 15 al 19 gennaio e il tema della riunione sarà Ricostruire la fiducia.
Il rapporto, realizzato in collaborazione con Zurich Insurance Group e Marsh McLennan, si basa sulle opinioni di oltre 1.400 esperti di rischi globali, policy maker e leader del settore.
Il mondo oggi
Come punto di partenza, il report si è focalizzato sulle attuali condizioni globali. Il Pianeta sta affrontando un momento particolarmente difficile: teatro di conflitti e narrazioni polarizzate, deve fronteggiare una preoccupante inflazione. Allo stesso tempo, risorse in calo e tensioni geopolitiche latenti hanno innescato una serie di conflitti regionali.
La crisi climatica e gli eventi meteorologici estremi stanno destabilizzando le economie, causando grossi danni alla società civile e ritardando le catene di approvvigionamento globale. Gli strascichi persistenti della pandemia di COVID-19, insieme alle crisi energetiche e all’inflazione, rallentano notevolmente il percorso verso le zero emissioni che punta ad arginare il riscaldamento climatico.
Per il breve e lungo periodo preoccupa anche la tecnologia, dalla cyber security alla disinformazione e misinformazione causate anche dall’utilizzo improprio dell’intelligenza artificiale.
Informazioni false
Il 53% degli intervistati ritiene che la diffusione di informazioni false e disinformazione generate dall’intelligenza artificiale rappresenti uno dei rischi più elevati per quest’anno. Questo include problemi come la censura, la sorveglianza e le questioni di sicurezza legate alle tecnologie di frontiera e all’intelligenza artificiale, nonché le minacce alla sicurezza informatica e la concentrazione del potere tecnologico.
La crescente disponibilità e accesso ai social media e a fonti discutibili di notizie hanno permesso la diffusione di informazioni false a livello globale. Inoltre, si teme che in conflitti come la guerra Russia-Ucraina e il conflitto Israele-Hamas, l’intelligenza artificiale verrà utilizzata per generare immagini false e fuorvianti, influenzare l’opinione pubblica, sostenere le truppe e stimolare l’azione.
In scenari non conflittuali, la disinformazione ha contribuito a creare un’infodemia, ovvero la diffusione di una quantità eccessiva di informazioni, spesso non accurate, che rendono difficoltoso orientarsi sui vari argomenti e riuscire a farsi un’idea neutrale, oltre che a individuare le fonti attendibili.
Gli intervistati ritengono che nel 2024 le false informazioni potrebbero continuare a creare instabilità, alimentare la sfiducia nei confronti dei governi, degli organismi di regolamentazione e dei media. Potrebbero anche influenzare negativamente i processi elettorali in vari Paesi quest’anno e il prossimo.
Il principale rischio per i prossimi due anni è quindi rappresentato dalla disinformazione (la costruzione consapevole di notizie false per raggiungere uno scopo) e la misinformazione (diffusione e condivisione, non volontaria, di informazioni inattendibili che possono fuorviare e manipolare l’opinione pubblica).
Entrambe serviranno ad ampliare divisioni politiche e sociali, che acuiranno la tendenza alla polarizzazione dell’opinione pubblica (il terzo grave problema identificato per il prossimo biennio).
Di fronte a rischi globali scarseggiano quindi gli strumenti per comprendere e affrontare la realtà. «Campagne di alfabetizzazione digitale sulla disinformazione e sulla manipolazione delle informazioni» e «tecnologie in grado di accelerare la transizione energetica, coinvolgendo sia il settore pubblico sia quello privato» sono le politiche che il WEF suggerisce ai leader mondiali per incrementare la resilienza dei singoli Stati di fronte a queste minacce.
Crisi climatica
Se quella della disinformazione e misinformazione è una problematica che spaventa nel breve periodo, la questione ambientale si posiziona ai primi quattro posti nella classifica sul lungo periodo.
Per i prossimi 10 anni, le fonti di tensioni e crisi globali saranno, secondo gli esperti, direttamente correlate a eventi meteo estremi, cambiamenti critici nei sistemi terrestri, perdita di biodiversità e collasso degli ecosistemi, carenza di risorse naturali. Disinformazione e misinformazione occupano invece il quinto posto della classifica.
Il rapporto infatti dedica un intero capitolo ai rischi associati al superamento dei punti di non ritorno del sistema climatico terrestre.
Nell’ultima relazione dell’IPCC, erano stati individuati alcuni punti a rischio: il collasso delle barriere coralline, cruciale per il 25% delle specie di pesci globali; il crollo degli scudi glaciali di Groenlandia e Antartide occidentale; la rapida fusione del permafrost. Ognuno di questi potrebbe raggiungere il punto di non ritorno già con il riscaldamento globale di +1,5°C. Un elemento più che preoccupante se consideriamo che il 2023 si è concluso con un aumento di +1,48°C rispetto all’era pre-industriale.
L’attivazione di uno o più punti di non ritorno avrebbe impatti sistemici, colpendo contemporaneamente la sicurezza alimentare, idrica e sanitaria. Eppure la maggior parte dei Paesi si trova impreparata per affrontare un simile scenario e non sta adottando le misure necessarie: senza una prevenzione adeguata, affrontare una crisi multipla di tale portata risulterà complesso. La sfida cruciale che sarà al centro delle discussioni al Forum di Davos del 2024.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).