
La Commissione UE ha presentato i nuovi dati Eurostat sull’energia rinnovabile impiegata in Europa.
I dati sono aggiornati al 2022 e presentano un lieve aumento rispetto all’anno precedente: le energie rinnovabili adesso coprono ora il 23% dei consumi finali lordi nell’UE, registrando un aumento dell’1,1% rispetto all’anno precedente (quando la percentuale si fermava al 21,9%). Particolarmente indicativo è il fatto che le performance variano notevolmente tra i diversi Paesi.
Se la Svezia è il Paese più virtuoso in Europa (qui l’energia rinnovabile riesce a coprire due terzi dei consumi), più della metà degli Stati membri (Italia inclusa), riportano performance inferiori alla media del 23%.
L’Europa comunque ha più che raddoppiato la diffusione delle fonti pulite nel proprio mix energetico dal 2004 al 2022 e ora deve sforzarsi il più possibile per raggiungere entro i prossimi 6 anni tutti gli obiettivi prefissati.
Non va dimenticato infatti l’obiettivo imposto dalla direttiva RED III che impone di raggiungere almeno il 42,5% di energie rinnovabili nel mix energetico entro la fine del decennio, con l’ambizione di arrivare al 45%. Questo permetterà di contrastare la crisi climatica e di ridurre la dipendenza da fonti esterne di combustibili fossili.
Energie rinnovabili: i Paesi che fanno meglio e quelli che fanno peggio
Quando si parla di fonti di energia rinnovabile si intende l’energia eolica, l’energia solare, l’energia idroelettrica, l’energia delle maree, l’energia geotermica, il calore ambientale catturato dalle pompe di calore, i biocarburanti e la parte rinnovabile dei rifiuti. Se per alcuni Paesi in Europa l’energia rinnovabile è una realtà ben avviata, per altri rimane un traguardo ancora faticoso da raggiungere.
Il rapporto Eurostat indica che nel 2022 la Svezia si è distinta come il principale utilizzatore di energia rinnovabile tra i Paesi dell’UE. Circa due terzi del consumo finale lordo di energia (il 66%) derivano da fonti rinnovabili, con un focus predominante su idroelettrico, eolico, biocarburanti solidi e liquidi, e pompe di calore.
Al secondo posto si colloca la Finlandia, con il 47,9% della sua energia proveniente da fonti rinnovabili, anch’essa orientata verso idroelettrico, eolico e biocarburanti solidi. La Lettonia segue al terzo posto (43,3%), sfruttando prevalentemente l’energia idroelettrica. Sia la Danimarca (41,6%) che l’Estonia (38,5%) hanno sfruttato principalmente eolico e biocarburanti solidi.
Il Portogallo (34,7%) ha fatto affidamento su biocombustibili solidi, eolico, idroelettrico e pompe di calore, mentre l’Austria (33,8%) ha privilegiato soprattutto idroelettrico e biocombustibili solidi.
Le percentuali più basse di energie rinnovabili si riscontrano in Irlanda (13,1%), Malta (13,4%), Belgio (13,8%) e Lussemburgo (14,4%).
Complessivamente, 17 dei 27 Paesi dell’UE hanno riportato quote inferiori alla media europea del 23% nel 2022.
Sfruttare di più l’energia rinnovabile
Con la nuova direttiva RED III, l’asticella si alza notevolmente, con l’obiettivo per il 2030 di una crescita dal 32% al 42,5% di fonti rinnovabili, puntando a un ulteriore aumento del 45%.
Obiettivi raggiungibili, sottolinea il report, solo intensificando collettivamente gli sforzi, incrementando del 20% la quota attuale in soli 6 anni.
Allo stesso tempo, l’Unione Europea si pone anche l’ambizioso obiettivo di essere il primo Continente climaticamente neutrale entro il 2050, mediante lo strumento del Green Deal europeo, un pacchetto di misure che punta a favorire cittadini e imprese europee affinché possano trarre vantaggio da una transizione verde sostenibile.
Un aumento nell’impiego dell’energia rinnovabile permetterebbe all’Europa di ridurre le emissioni di gas serra, raggiungere l’indipendenza energetica e stimolare l’occupazione nell’UE, con la creazione di nuovi posti di lavoro da impiegare nelle tecnologie verdi.
E l’Italia?
Nella classifica Eurostat, l’Italia occupa il 19esimo posto in classifica: soddisfa i bisogni energetici solo con il 19% di energia rinnovabile, posizionandosi al di sotto della media europea. Non all’ultimo posto, certo, ma ancora troppo poco se si considera gli esempi virtuosi di Svezia, Finlandia e Lettonia.
Ancora troppo lento il ritmo di installazione di impianti di energia rinnovabile. Per il nostro Paese infatti servirebbero circa 12 GW di nuovi impianti rinnovabili l’anno, ma non si arriva neanche alla metà.