Pioggia ed eventi estremi non colmano il deficit idrico in Italia: è l’allarme di ANBI – Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue – che segnala riserve di acqua non sufficienti a colmare il fabbisogno idrico.
Nonostante le vere protagoniste di questa primavera siano state le abbondanti precipitazioni, i grandi laghi e le riserve di acqua del Nord Italia sono già in sofferenza.
Le riserve idriche attuali dovrebbero bastare per i mesi estivi, ma la situazione è destinata a diventare molto complessa questo autunno.
I dati dell’Osservatorio
Comincia a far sentire i suoi effetti l’anticiclone africano che si sta abbattendo sui Paesi del Mediterraneo, condizionando le riserve d’acqua in Italia. Lo confermano i dati analizzati nel report settimanale fornito dall’Osservatorio sulle risorse idriche dell’ANBI.
Le regioni del Nord sono le più colpite: scendono rapidamente i livelli dei grandi laghi, tornando ben al di sotto della media. Il Lago Maggiore è ora al 47,6% di riempimento, con il livello che scende di oltre 60 centimetri. Dimezzata l’acqua disponibile nel Lago di Como (adesso al 38,2% della capacità) e scende di 30 cm il livello del Lago d’Iseo (riempimento: 57,1%). Il Lago di Garda, con il 69,3% della propria capacità d’invaso, torna a essere la cassaforte idrica d’Italia.
Sotto la media stagionale, i fiumi del Piemonte, con l’unica eccezione del Varaita (+ 172%). In questa regione, nonostante le precipitazioni siano state superiori alla media, rimane una condizione di deficit pluviometrico, che si attesta più grave in alcuni bacini, come quello del fiume Ticino (-21%).
Scende il volume dei fiumi Entella, Vara e Argentina in Liguria e dei fiumi Mincio e Adda in Lombardia, dove il deficit idrico supera di nuovo la soglia del 29%.
In controtendenza, fortunatamente, la situazione in Veneto, dove crescono i fiumi Adige e Piave, che attualmente supera il livello medio degli ultimi sei anni. Migliora anche la situazione delle acque sotterranee che supera il livello raggiunto lo scorso anno e quello del 2017, anno fortemente siccitoso.
In Emilia Romagna, le precipitazioni intense hanno aumentato la portata dei fiumi Panaro, Nure, Trebbia e soprattutto del Secchia, sopra la media mensile. Il Reno resta invece sotto la media. I bacini nella provincia piacentina erogano ormai a pieno ritmo acqua per gli agricoltori.
Scende sotto il 50% della media storica, la portata del fiume Po: a monte, rimane in linea con le medie del 2022, mentre verso Piacenza si scende sotto i 300 metri cubi al secondo.
I fiumi Arno ed Ombrone, in Toscana, mantengono flussi in linea o superiori alle medie; sotto la media, invece, i fiumi Serchio e Sieve. Nelle Marche, la situazione idrica è positiva: i fiumi Potenza, Esino, Tronto, Sentino mantengono una portata superiore rispetto allo scorso quinquennio.
Il lago Trasimeno, in Umbria, mantiene un livello basso, destinato a scendere sotto la soglia critica dei -120 cm. Nel Lazio, calano i livelli di Bracciano e Nemi e la portata del Tevere scende sotto i 100 metri cubi al secondo a Roma.
Scendendo al Sud, in Basilicata gli invasi trattengono ancora quasi 470 milioni di metri cubi d’acqua, superando la media del 2022. In Puglia, quasi 87 milioni in più rispetto all’anno scorso permettono di affrontare l’estate senza particolari preoccupazioni.
Buoni i valori di Calabria e Sardegna, mentre in Sicilia, nonostante le piogge in primavera e inverno, gli invasi trattengono meno acqua rispetto all’anno scorso.
Perché le alluvioni non hanno colmato il deficit al Nord
Gli eventi estremi che hanno caratterizzato la primavera 2023 non sono sufficienti a colmare il profondo deficit idrico che caratterizza il Centro Nord. Questo si deve a una rete infrastrutturale inadeguata, incapace di sfruttare i momenti di sovrabbondanza idrica per immagazzinare acqua da ridistribuire in momenti di siccità. L’ANBI sottolinea che l’inefficienza delle infrastrutture non può che vanificare i benefici delle precipitazioni. A monte, anche i gravi danni al territorio e le difficoltà nella gestione idraulica dovuti agli oltre 2000 eventi estremi, dalle bombe d’acqua alle grandinate, che si sono abbattute sull’Italia nel 2022.
Come spiega Francesco Vincenzi, presidente ANBI: «In queste condizioni e senza riserve d’acqua il Paese arriverà stremato all’autunno. Le piogge di maggio ed inizio giugno hanno sicuramente migliorato la condizione complessiva, purtroppo però solo una minima parte degli apporti d’acqua è stata immagazzinata».

Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).
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