LEGO, la celebre azienda danese, ha abbandonato l’idea della plastica riciclata per la produzione dei suoi iconici mattoncini.
Nel mondo del collezionismo e dei giocattoli, LEGO ha un importante peso specifico. Il suo interesse per le tematiche ambientali ha portato l’azienda a cercare delle alternative alla tradizionale plastica derivante dal petrolio, visto che questa costituisce la materia prima principale per la gran parte dei suoi prodotti.
La cattiva notizia arriva dopo un paio di anni di ricerche e tentativi, perché la produzione di mattoncini in plastica riciclata risulterebbe più complessa e dannosa dal punto di vista ambientale rispetto all’utilizzo della plastica tradizionale.
L’impegno per l’ambiente di LEGO
Nel 2012, l’azienda si è posta l’obiettivo di eliminare completamente l’uso della plastica derivante dal petrolio entro il 2030. Per questo ha cominciato a testare delle alternative all’ABS, sigla del polimero noto come acrilonitrile-butadiene-stirene con cui LEGO produce la quasi totalità dei suoi prodotti.
La produzione di 1 chilo di ABS richiede approssimativamente 2 chili di petrolio: per ridurre questa quantità LEGO ha provato a sostituirlo con oltre 200 materiali alternativi, inclusi plastici realizzati interamente o in parte da biomasse vegetali, quali canna da zucchero, amido di mais e scarti alimentari.
Sebbene questi siano generalmente considerati più ecologici rispetto alla plastica tradizionale, al momento non rappresentano un’opzione a basso impatto ambientale.
Il PET riciclato per i mattoncini LEGO
Nel 2021, l’azienda ha avviato un progetto sperimentale per la produzione di mattoncini utilizzando bottiglie di polietilentereftalato riciclato (noto come PET riciclato o RPET).
Tuttavia, finora non è stato individuato alcun materiale magico o alternativa che risolva appieno la questione, come ha dichiarato l’amministratore delegato di LEGO, Niels Christiansen.
L’ABS, infatti, noto per la sua solidità e durabilità permette un facile assemblaggio e smontaggio dei mattoncini LEGO e mantiene nel tempo il colore e la forma nel tempo. Al contrario, il PET riciclato è meno resistente e richiederebbe l’aggiunta di altri componenti per garantirne la durata, aumentando così il consumo energetico per la lavorazione e l’essiccazione dei materiali.
Inoltre, l’introduzione della produzione dei mattoncini in PET riciclato richiederebbe cambiamenti significativi nelle macchine e nei processi produttivi, con conseguente aumento delle emissioni inquinanti rispetto alla plastica tradizionale.
Gli obiettivi futuri
Aumentando gradualmente l’uso di materiali riciclati o di origine vegetale si garantirebbe una produzione più sostenibile dei celebri mattoncini: questo è l’obiettivo principale dell’azienda in questo momento.
Secondo Christiansen, gli sforzi di LEGO sono in linea con l’obiettivo di ridurre le proprie emissioni inquinanti del 37% entro il 2032 rispetto ai livelli del 2019. L’azienda prevede di triplicare gli investimenti nella ricerca di materiali più sostenibili, portandoli a quasi 3 miliardi di euro all’anno entro il 2025, senza però aumentare i costi per i consumatori finali.
Parallelamente, LEGO sta gradualmente eliminando le confezioni di plastica per i suoi mattoncini che verranno sostituite con sacchetti di carta entro il 2025.
Ha anche lanciato un programma che consente ai consumatori di donare i loro vecchi mattoncini inutilizzati all’azienda, che provvederà a sistemarli e donarli a organizzazioni benefiche. In futuro, potrebbe essere implementato un sistema simile che permetterà alle persone di vendere i loro vecchi mattoncini all’azienda, promuovendo un modello di business circolare, che favorisce il riutilizzo anziché il riciclaggio.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).