7 padiglioni green da visitare alla Biennale Architettura di Venezia

da | Ott 25, 2023 | ambiente, smart city | 0 commenti

Visitare la Biennale di Venezia è sempre un’esperienza entusiasmante, sia che si tratti di arte che di architettura. Se è vero che quest’ultima è un po’ più per addetti ai lavori, è pur vero che non mancano mai stimoli a comprendere le direzioni che la società sta prendendo per proteggere questo malandato Pianeta e spunti di riflessione su cosa possiamo fare tutti noi nel nostro quotidiano per dare una mano.

Qui di seguito trovate una selezione delle cose più interessanti che ho visto in tema green.

L’arte del riciclo – Padiglione Germania

Il padiglione più interessante dei giardini è sicuramente quello tedesco. Open for maintenance (Aperto per manutenzione) è il suggestivo titolo dell’installazione che coinvolge tutte le sale della struttura. È un titolo che indica chiaramente l’intento del progetto, ovvero creare una sorta di officina sempre attiva che ricicli in modo creativo e solidale materiali dismessi, in questo caso quelli della precedente edizione della Biennale. Un cantiere aperto quindi, dove gruppi di giovani studenti si alternano per tutta la durata della kermesse dando vita a vari progetti legati ad alcune realtà del territorio.

padiglione Germania

È importante sapere che in Germania questo progetto è già attivo da tempo e funziona su larga scala con grandi magazzini dove tutto il materiale dismesso ma ancora utile è sapientemente catalogato e conservato. Quella che viene qui riproposta è, consentitemi il termine, un’eccezionale miniatura, una sorta di vetrina volta a divulgare un processo nobile ed etico di riutilizzo.

Nel bellissimo laboratorio che occupa quasi teatralmente la sala destra del padiglione vengono prodotti mobili per le case occupate alla Giudecca e nel quartiere di Santa Marta, ma sono anche progettate e realizzate strutture per riqualificare stabili abbandonati come può essere quello che sorge di fianco alla vigna urbana dell’isola/cimitero di San Michele.

La grande sala centrale funge da magazzino di stoccaggio di tutto il materiale raccolto e pronto per essere utilizzato. Nelle sale di sinistra trovano posto una piccola caffetteria con la parete centrale coperta dai manifesti dei gruppi di attivisti (tedeschi e veneziani) coinvolti in questo progetto e una sala ibrida dove si tengono riunioni, laboratori e partite a un curioso gioco da tavolo chiamato Trivial Circuit.

padiglione Germania

Sembrerebbe finito qui, ma la sorpresa più grande è l’allestimento nell’ultima sala a destra di due bagni pubblici. Detta così sembrerebbe la cosa più normale del mondo ma la particolarità di queste due toilette è il fatto di non usare acqua. Lo smaltimento delle feci avviene infatti per via pneumatica il che permette di raccogliere i nostri residui organici in due serbatoi separati, uno per i solidi e uno per i liquidi, senza dispendio di acqua. Il materiale viene portato poi in un centro di raccolta dove viene lavorato e trasformato in un eccellente fertilizzante naturale che servirà a rimpiazzare quello chimico risparmiando al Pianeta emissioni di CO2 e inquinamento del suolo. Se non è riciclo questo…

Piccola nota a margine. La legge italiana non permette l’utilizzo di fertilizzanti ricavati da escrementi umani ma solo da quelli degli animali mentre nel resto dell’Europa questa pratica è prassi comune.

padiglione Germania

Toilette ecologiche – Padiglione Finlandia

Restando in tema di sanitari, ci spostiamo al padiglione della Finlandia e andiamo a scoprire il significato della parola Huussi.

In gran parte dei cottage estivi del Paese scandinavo si trovano queste toilette a secco che non prevedono quindi l’uso dell’acqua la cui carenza sta diventando sempre più un problema mondiale.

padiglione Finlandia

La semplicità della struttura, allestita all’interno del padiglione, mostra quanto sia semplice oltre che ecologico il riciclo dei nostri scarti corporali il cui compostaggio ottenuto grazie alla copertura con materiale secco organico consente, dopo un processo che può durare uno o due anni e che elimina tutti i patogeni, di ottenere un prodotto naturale che facilita l’arricchimento dei terreni grazie a nutrienti come azoto, fosforo, potassio e carbonio.

Si tratta quindi di una soluzione a basso impatto che vuole mettere in discussione l’attuale sistema igienico-sanitario e ispirare gli architetti a cominciare a cercare soluzioni alternative anche su scala urbana.

L’arte della conservazione – Padiglione Grecia

Il tema dell’acqua è inevitabilmente uno dei più importanti tra quelli affrontati in questa biennale Architettura.

Il Padiglione della Grecia, nella mostra intitolata Bodies of Water, affronta l’argomento facendo un passo indietro nella sua storia fino ad arrivare agli anni Trenta, periodo nel quale cominciò, in un terreno principalmente arido e già alterato molte volte, un lungo programma di costruzione di bacini idrici e dighe che di fatto hanno trasformato il Paese ma per una buona causa, l’approvvigionamento idrico, oltre a quello energetico.

In una terra famosa principalmente per le sue isole (almeno dal punto di vista meramente turistico) questa serie di laghi artificiali crea come un arcipelago inverso, acqua fra le pietre invece di pietre nell’acqua, ed è bello che i corpi idrici e tutte le strutture ad essi collegate, costituiscano una sorta di architettura pubblica, un progetto di emancipazione collettiva.

padiglione Grecia

La sala ospita sulle pareti i profili geografici di tutti gli invasi corredati da fotografie attuali ma anche splendidi bianco e nero d’epoca che mostrano il lavoro e la fatica delle persone che hanno preso parte a questo passo comune verso il futuro.

Salvare l’acqua, salvare il Pianeta – Padiglione Portogallo

Se parliamo di acqua, fra i vari padiglioni esterni della Biennale merita senz’altro una visita approfondita il padiglione del Portogallo che si trova al secondo piano nobile di Palazzo Franchetti, di fianco al ponte dell’Accademia.

La mostra, intitolata Fertile Futures, ha come tema quello dell’acqua dolce e vede sette progetti di sette studi differenti che fanno riferimento ad altrettante zone del territorio portoghese comprese due isole, Madeira e Sao Miguel nell’arcipelago delle Azzorre.

Più che un combo di progetti veri e propri, Fertile Futures vuole essere un tavolo aperto su un tema estremamente importante, una sorta di confronto fra le varie realtà, politiche, sociali ed economiche, in cui si sostiene la rilevanza del ruolo dell’architettura nel disegno di un futuro collaborativo, decarbonizzato e decolonizzato.

padiglione del Portogallo

Nelle sette stanze trovano quindi posto l’Artefatto per la rigenerazione del suolo, un’invenzione costruita in acciaio che, dalla trasformazione degli scarti derivanti dall’agroindustria in energia termica, idrogeno e carbone, consente la depurazione dell’acqua e la produzione di biofertilizzante.

padiglione del Portogallo

Ma anche i video della performer Guida Marques che promuovendo il suo Manifesto si muove fra le miniere del Medio Tago le cui acque sono inquinate dai metalli pesanti frutto di anni di estrazione mineraria. O ancora il contrasto fra panorami romantici e inquinamento idrico da fertilizzanti nelle acque del Lagoa das Sete Cidades a Sao Miguel, il più grande serbatoio naturale di acqua dolce dell’arcipelago delle Azzorre, nonché una delle sette meraviglie naturali del Portogallo.

Al centro del salone centrale, un’installazione metallica divisa in sette parti sorregge delle vasche piene di acqua e fa da vero trait d’union dell’esposizione permettendo al visitatore che entra ed esce dalle varie sale di tornare sempre al tema della mostra.

padiglione del Portogallo

Se non puoi eliminarlo, sfruttalo – Padiglione Bahrain

All’interno dell’Arsenale, in un’ampia sala delle artiglierie, trova spazio la mostra del Bahrain dal titolo Sweating Assets.

L’esposizione prende spunto dalle condizioni climatiche del Paese dove alte temperature e umidità hanno costretto la popolazione a un massivo uso di condizionatori.

Lontani dal voler incoraggiare ulteriormente il proliferare di questi macchinari e consci che tornare indietro sia praticamente impossibile, il team di architetti pianifica l’utilizzo dei liquidi di condensa generati dai condizionatori, un volume decisamente importante, per fini di irrigazione in campo agricolo.

La grande installazione posta al centro della sala sintetizza e riproduce questo progetto. Quando la temperatura di Venezia si avvicina a quella del Bahrain, all’interno di un parallelepipedo di plexiglas che riproduce un ambiente urbano si attiva una simulazione dell’effetto causato dall’alta concentrazione di climatizzatori e della quantità di condensa che viene generata. Colando lungo le pareti, l’acqua così prodotta viene convogliata attraverso dei canali nel territorio garantendo irrigazione e sostentamento alle coltivazioni.

padiglione del Bahrain

Completa l’installazione il video Petrichor di Saleh Jamsheer, prodotto insieme ai curatori, che sottolinea ulteriormente l’importanza di un processo etico che trova il modo di trarre del buono da un elemento inquinante e irremovibile.

La plastica male universale – Padiglione America

Se invece vogliamo rimanere sul tema del riciclo, interessante è il padiglione statunitense il cui tema portante è la plastica.

Padiglione america

I polimeri a base di petrolio, inizialmente considerati una vera e propria rivoluzione sono diventati nel corso del tempo una piaga per l’ambiente. Fiumi, mari, città e foreste ne sono pieni e il loro recupero e smaltimento è a tutti gli effetti una battaglia persa. La mostra intitolata Everlasting plastic pone l’accento proprio sul modo in cui questi materiali erodono le ecologie ed economie contemporanee in una sorta di dipendenza invisibile le cui prospettive nel futuro sono ancora inimmaginabili. Nelle sale del padiglione e nello spazio antistante, cinque artisti si interrogano sui pericoli dovuti all’iperproduzione di materiali plastici suggerendo al contempo potenziali alternative e nuove, necessarie visioni delle modalità in cui la plastica può essere utilizzata.

Particolarmente interessante il lavoro di Simon Anton che grazie a un processo di montaggio di rifiuti plastici letteralmente sbriciolati su strutture metalliche come, per esempio, una transenna, le trasfigura in oggetti ornamentali.

Il Museo del non realizzato – Padiglione Romania

Now, here, there è il titolo della mostra del padiglione rumeno. Diviso in quattro sezioni distinte porta in primo piano il processo di creazione di un’innovazione raggiunta attraverso la collaborazione interdisciplinare. La parte più dolorosamente interessante è quella delle invenzioni tecniche, dove troviamo esposti progetti e idee risalenti al secolo scorso che non hanno visto una realizzazione anzi, per dirla tutta, sono stati bloccati per motivi economici e commerciali. Parliamo della prima macchina per desalinizzare l’acqua marina molto in auge da dieci anni a questa parte soprattutto in Paesi come gli Emirati Arabi, di vetture aerodinamiche o elettriche. Tutte queste invenzioni formano una sorta di museo del non realizzato che dà da pensare circa il rapporto fra profitto e genialità.

A chiusura di quest’articolo due brevi segnalazioni.

All’interno della mostra Mirage nel Padiglione del Montenegro c’è un bellissimo progetto di un faro green che si ricarica grazie a due grosse vele eoliche che garantiscono la luce notturna e il movimento della lanterna.

Di fronte all’ingresso dell’Arsenale troviamo invece il Children Forest Pavillion, partecipazione della Lituania a questa Biennale. Si tratta di una sorta di paesaggio ludico, dove i bambini possono cominciare a relazionarsi e a capire la foresta, i suoi meccanismi, i suoi pregi e le modalità per proteggerla.

padiglione lituania

Tutte le foto che vedi in questo articolo sono di Andrea Vismara: se vuoi utilizzarle, ricordati di menzionarlo e taggare managaia.eco. Grazie!

Tag: venezia

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