Era il 29 maggio 1953 quando l’alpinista Edmund Hillary e lo sherpa Tenzing Norgay, della British Mount Everest Expedition, raggiunsero per primi la vetta del Monte Everest.
Dopo 70 anni, la scalata resta un’impresa mitica, densa di un fortissimo simbolismo, ma non più così irraggiungibile: l’Everest è ora una delle più importanti mete del turismo alpinistico, diventando negli anni la discarica più alta nel mondo.
Scopriamo di più sulla scalata di 70 anni fa che ha reso l’Everest una meta così colpita dal turismo di massa.
La scalata del 1953
Il 29 maggio 1953 la bandiera del Regno Unito sventolò per la prima volta sulla vetta della montagna più alta del Pianeta. Ad arrivare per primi in cima furono l’alpinista neozelandese Edmund Hillary e lo sherpa Tenzing Norgay, membri della British Mount Everest Expedition. Promossa dal Joint Himalayan Committee, formato dall’Alpine Club e dalla Royal Geographical Society, la spedizione guidata dal colonnello John Hunt, includeva 20 Sherpa, 350 portatori e 10 alpinisti.
Partita da Kathmandu a metà febbraio del ’53, la spedizione proseguì a fine marzo col trasferimento nella valle del Khumbu in un villaggio a 3867 metri di altitudine. Dal 17 aprile, cominciò una scalata verso la vetta caratterizzata da moltissime difficoltà legate alla carenza di ossigeno e a condizioni ambientali estreme.
Dopo alcuni tentativi falliti, raggiungendo il Colle Sud (il punto ideale dove iniziare la scalata) solo il 21 maggio, la coppia composta da Hillary e Tenzing riuscì a raggiungere la cima la mattina del 29 maggio. La notizia arrivò al campo base solo il giorno successivo.
Il valore simbolico della scalata
L’epica scalata degli 8848 metri del monte Everest avvenne qualche giorno prima dell’incoronazione della Regina Elisabetta II: l’impresa fu dedicata quindi alla nuova Regina, legando indissolubilmente il valore simbolico dell’esplorazione alla Corona inglese.
Hillary e Tenzing divennero eroi agli occhi del mondo grazie alla loro capacità di spingersi verso l’inesplorato, incarnando lo spirito dell’avventura e ispirando negli anni milioni di persone. Un’enorme sfida per il loro tempo, vinta grazie allo spirito di squadra e una mentalità positiva.
Everest e turismo di massa
Da impresa per pochi coraggiosi a meta per chiunque abbia 11 mila dollari, l’Everest è oggi una delle tappe turistiche più frequentate dagli amanti della montagna.
L’alpinturismo è fondamentale per l’economia di un Paese come il Nepal, in cui almeno 500mila persone (su una popolazione di circa 30 milioni) vivono di turismo. La stagione 2023 raggiungerà il record di presenze, visto che le autorità di Katmandu hanno rilasciato 463 permessi per la stagione primaverile: un numero così alto non era mai stato raggiunto in precedenza (il record del 2021 era stato di 409 permessi) e rischia di diventare, dopo la stagione del 2019, un altro anno tragico per il monte più alto del mondo. In quell’anno, la presenza massiccia di alpinisti aveva creato veri e propri ingorghi (traffic jam) che hanno reso la scalata pericolosissima, addirittura fatale per 9 persone.
I turisti più numerosi per il 2023 sono i cinesi, seguono poi statunitensi e indiani.
La discarica più alta del mondo
Bombole di ossigeno, funi, bottiglie di plastica e lattine, pezzi di tende. Sono tutti i rifiuti abbandonati dagli scalatori che si cimentano nell’impresa. Una discarica a cielo aperto che nel 2017 ha registrato la presenza di 1,5 tonnellate di rifiuti umani e 2,5 tonnellate di spazzatura.
Un gruppo ambientalista, assieme alle famiglie del luogo, si occupa di portare giù e smaltire i rifiuti, ma l’impresa è complessa in una regione impervia e senza strade. La spazzatura viene quindi spesso bruciata in fosse aperte, inquinando l’aria e contaminando il suolo.
A fronte di questa situazione, nel 2021, il Sagarmatha Next Center ha dato il via a un progetto per riciclare i rifiuti abbandonati, trasformandoli in sculture e installazioni, opere d’arte create con materiali di scarto. Un progetto che ha l’obiettivo di aiutare le persone del luogo a trasformare la spazzatura in arte.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).