Callinectes Sapidus, granchio alieno o granchio nuotatore, tutti nomi con cui è conosciuto il famigerato granchio blu. Negli ultimi mesi si è parlato molto del granchio blu, specie che arriva dagli Stati Uniti e che ha letteralmente invaso le acque del Mediterraneo facendo incetta in particolar modo di cozze e vongole, con danni enormi per gli allevamenti.
L’infestazione da granchio blu è oramai diventata una vera e propria epidemia. Si tratta infatti di una specie molto resistente e aggressiva, praticamente senza predatori ed estremamente prolifica. Si stima che una femmina di granchio blu possa dare vita a oltre 50.000 esemplari.
Ma come risolvere quindi il problema del granchio blu? Cominciare a venderlo può rappresentare davvero una soluzione? E che cosa sappiamo realmente sull’entità di questa infestazione?
In questo articolo cerchiamo di fare chiarezza sul problema legato al granchio blu proponendo alcune possibili soluzioni.
L’infestazione da granchio blu
Il Callinectes Sapidus è una specie di granchio che arriva dagli Stati Uniti, è molto probabile che sia approdato nelle nostre coste attraverso navi mercantili e, trovando condizioni favorevoli, abbia deciso di abitarle e di riprodursi.
Oramai da anni i pescatori, in particolar modo nel Nord Italia, hanno sollevato il problema di questa nuova specie aliena sempre più presente nei mari e alle foci dei fiumi, ponendo l’attenzione sulla voracità con cui attaccano gli allevamenti di cozze e vongole. Ma l’entità del problema non era ben chiara, e non lo è tuttora.
Gli esperti che stanno analizzando e studiando l’effettiva portata dell’infestazione da granchio blu non hanno ad oggi delle reali risposte: non sappiamo a che punto siamo di questa epidemia, se all’inizio, all’apice o in una fase di stasi. Ciò non permette di fare previsioni e rende quindi molto complesso sviluppare soluzioni.
Si sa che una femmina di granchio blu può deporre milioni di uova per covata, dando vita a decine di migliaia di esemplari, dato che spiega lo sviluppo esponenziale di questa specie.
Mangiare il granchio blu
Nonostante ci troviamo nell’era dei viaggi su Marte e dell’intelligenza artificiale, combattere l’infestazione da granchio blu non è così semplice.
Al momento una delle possibili soluzioni proposte consiste nel mangiarlo. Sembra una soluzione semplicistica di un problema complesso, e in effetti lo è, ma ciò non toglie che il settore gastronomico possa dare un enorme contributo alla causa.
Quanto costa il granchio blu
Innanzitutto la parte Sapidus del nome latino indica proprio che il granchio blu è commestibile e saporito, e al di là del nome la conferma arriva dai test alimentari e dai cuochi che già lo utilizzano.
Soprattutto al Nord Italia se ne trova in gran quantità, in alcune zone si stima addirittura una pesca che raggiunge i 180 quintali al giorno. Il costo all’ingrosso non è altissimo, e dipende dalla dimensione effettiva dell’esemplare: si parte all’incirca dall’euro al chilo per arrivare ai 5 euro.
La vendita al dettaglio tendenzialmente ne raddoppia il costo, se acquistato in ristorante dipende ovviamente dal piatto che va a comporre. Una comparazione sui mercati italiani conferma che il suo prezzo varia dai 4 ai 9 al chilo, escludendo situazioni particolari in cui sono state riscontrate speculazioni eccessive.
Come smaltire il granchio blu
Una cosa è chiara: nelle acque italiane c’è una gran presenza di granchio blu. Sono diverse le soluzioni possibili per smaltirlo, alcune già in atto, altre ancora solamente teoriche.
GDO
La presenza del granchio blu sulla penisola italiana non è al momento uniforme, si trova principalmente in determinate zone come Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Toscana e Liguria, e si presta quindi a essere venduto in tutta Italia attraverso mercati e grande distribuzione.
A livello nazionale si riscontra una buona richiesta di questo prodotto. Le persone si sono interessate al granchio blu sentendo parlare del problema e ne hanno apprezzato il sapore, cominciando ad acquistarlo volentieri anche attratti da un prezzo vantaggioso.
Si tratta a tutti gli effetti di un granchio, come ogni alimento ha le sue caratteristiche uniche, ma bene o male il sapore è quello della granceola.
La vendita nelle pescherie e nei mercati sta effettivamente funzionando e a livello italiano qualche quintale di prodotto viene smaltito in questo modo. A ciò si aggiunge il fatto che anche la grande distribuzione organizzata ha cominciato a commercializzarlo, è possibile trovarlo nei reparti pescherie di alcuni importanti supermercati, aumentando la quantità di prodotto venduto su scala nazionale.
Smaltire il granchio blu
È necessario aprire una parentesi legata allo smaltimento del granchio blu, che è una parte importante del problema epidemico. Smaltire il granchio blu ha infatti un costo, stimato attorno a 1.5€ al chilo. Oltre agli scarti alimentari, anche parte del pescato richiede di essere smaltita: considerati i costi al chilo della vendita all’ingrosso ciò può non renderne particolarmente conveniente la pesca.
Per questo motivo per risolvere il problema del granchio blu è necessario un intervento del governo, che effettivamente si sta muovendo in questa direzione favorendone la pesca con misure straordinarie e incentivandone economicamente lo smaltimento. Ma come premesso, la poca conoscenza effettiva dell’epidemia non rende semplice lo sviluppo di soluzioni.
Esportazione
Oltre a consumarlo a livello nazionale, è possibile esportarlo su scala internazionale. Un’azienda italiana, tramite il progetto Blueat, ha già cominciato a farlo spedendo il primo container con ben 11 tonnellate di prodotto.
Ironia della sorte, la domanda di granchio blu arriva dagli stessi Stati Uniti da cui è partito. In America infatti si tratta di un prodotto ben conosciuto, che da decadi fa parte del regime alimentare di alcuni Stati, che ne conoscono ogni segreto culinario.
Crab Cake
Per porre l’attenzione sul problema e dare il proprio contributo, diversi chef italiani rinomati hanno proposto le proprie ricette a base di granchio blu, dando diversi consigli sulla preparazione.
Molte delle ricette si rifanno proprio alle tradizioni culinarie statunitensi, una di queste consiste nella crab cake. Si tratta di un tortino fatto con polpa di granchio ed eventualmente anche di altri pesci, assieme a uova, pangrattato, senape e maionese.
Una ricetta che non rappresenta solamente un’opportunità per cucinarlo tra le mura di casa o al ristorante, ma che potrebbe diventare parte di una soluzione su larga scala.
La crab cake è infatti un prodotto alimentare con una buona richiesta, soprattutto negli Stati Uniti, in cui sarebbe possibile venderla anche in grandi quantità.
Oltre a esportare container di granchi, potremmo esportarne anche i derivati alimentari.
Zuppa di pesce
Anche la zuppa di pesce si presta benissimo a una produzione su larga scala e all’esportazione.
Per fare una buona zuppa di pesce non sono necessarie solo le parti nobili del pescato, anzi, il sapore viene estratto dalle parti del pesce che solitamente non vengono mangiate. Lische, carapaci, chele e gusci sono gli elementi di base per le zuppe di pesce.
In questo modo non si sprecherebbe nulla: da una parte la polpa del granchio, ossia la parte più pregiata, verrebbe usata per le preparazioni più nobili, dall’altra chele e carapace potrebbero essere utilizzate per realizzare zuppe di pesce da vendere su scala industriale.
Surimi di granchio blu
Per pensare a un’ultima possibile soluzione per sbarazzarci delle enormi quantità di granchio blu si può prendere spunto da quei prodotti attualmente realizzati con altre tipologie di granchio.
Tra questi c’è un prodotto dalla lunga conservazione che potrebbe venire in nostro soccorso, il surimi.
Surimi è la traduzione letterale di pesce tritato, un metodo per cercare di utilizzare più parti possibili del pesce. C’è sempre un po’ di diffidenza verso il surimi, soprattutto su quello commerciale, perché non si sa esattamente con quali parti del pesce sia realizzato. Ma in questo momento, in cui abbiamo a disposizione un prodotto di qualità e abbiamo la necessità di smaltirlo, creare una linea di surimi a base di granchio blu potrebbe dare un enorme contributo al consumo di tutta la materia prima. Ne deriverebbe un alimento congelabile, facilmente esportabile e vendibile.
E voi conoscete altre soluzioni per liberarci dal granchio blu?
Alessandro Chiarato, nato nella ridente città di Rovigo nel 1988, si occupa di comunicazione e marketing digitale con grande attenzione alle questioni legate all’utilizzo (o all’abuso) dei dati. Appassionato di tecnologia, guarda speranzoso alle innovazioni che arrivano da tutto il mondo in attesa di vedere una maggiore e reale attenzione verso le problematiche principali del nostro Pianeta e della nostra quotidianità, che riguardano quindi ciò che mangiamo, beviamo e respiriamo.