Caro affitti e tasse universitarie: la vita degli studenti fuori sede è tutt’altro che semplice. Qualche mese fa, diversi studenti e studentesse si sono mobilitati in massa e hanno protestato accampandosi in tende fuori dalle università. Il problema è che da allora non è stato fatto praticamente nulla di concreto per sanare la situazione. I prezzi degli affitti sono anzi aumentati moltissimo nelle città universitarie (almeno il 40% in più rispetto al 2019, anno pre-pandemia) e non solo in quelle: il caro affitti è cresciuto a macchia d’olio un po’ in tutto il Paese.
Pensiamo che a Milano il costo medio di una stanza singola è arrivato a quasi 630 euro al mese, a Bologna poco più di 480 euro al mese e a Roma e Firenze circa 435 euro al mese.
Se le proteste hanno richiamato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica su un problema sempre più pressante, ma molto sottovalutato, non è stata ancora fatta alcuna azione concreta per risolverlo.
Per comprendere meglio la situazione, può essere utile guardare le politiche di altri Paesi, come quelle adottate da Portogallo e Germania per arginare il caro affitti o le residenze creative di Copenaghen.
Soluzioni dal Nord Europa
Alternative e fuori dal comune le strategie abitative adottate dalla capitale danese per ospitare gli studenti. Copenaghen ha creato infatti una serie di residenze utilizzando container, completamente rinnovati e trasformati in alloggi per studenti.
Un’iniziativa che mira ad agevolare il trasferimento dei giovani in città, riducendo il più possibile il costo della vita, eliminando le spese universitarie e offrendo alloggi a prezzi accessibili.
Nonostante sia una delle città più care d’Europa, qui gli studenti riescono comunque a vivere e studiare (anche grazie al fatto che gli studenti che arrivano da uno dei Paesi dell’Unione europea non pagano le tasse universitarie).
Urban Rigger e altri esempi
Urban Rigger è il primo quartiere galleggiante creato in città, situato in uno dei canali d’acqua poco distante dalla città libera di Christiania.
Qui sono stati riciclati una serie di container colorati, incastrati tra di loro, a formare 72 case da 30 metri ciascuna, in cui vivono per lo più studenti, importati da Stati Uniti e Australia.
In casa, si tiene il minimo indispensabile, il resto viene condiviso da questa piccola comunità, dalla lavanderia ai barbecue, agli spazi per bagagli ingombranti, skate e biciclette. Sui tetti, l’estate, si utilizzano le sdraio per prendere il sole.
«La fase degli studi è un capitolo decisivo per la vita dei ragazzi. Cerchiamo soluzioni creative per rispondere alla crisi del mercato. Nel complesso ci siamo posti l’obiettivo ambizioso di avere 12 mila nuovi alloggi per i giovani entro il 2031» dice il sindaco di Copenaghen Sophie Hæstorp Andersen.
Ed ecco perché nel tempo sono nate anche altre iniziative simili. Sempre a partire da container anche 4 villaggi del Cph Village (a Nørrebro, Amagerbro, Vesterbro e Refshaleøen): sostenibili per i materiali utilizzati e per la sfida ecologica e sociale di spazi pensati per essere smontati, spostati e riassemblati all’occorrenza. Gli spazi sono organizzati con ingresso, bagno in comune, angolo cottura e due stanze private, oltre a una grandissima finestra che fa entrare la luce in spazi piuttosto ridotti, ma funzionali.
Copenaghen sa che il futuro parte proprio dai giovani. Oltre ai container, altri esempi di housing sociale arrivano dalle Cactus Towers, dal residence Umeus a Bordhavn, dalle case degli studenti a forma di Colosseo di Tietgen Kollegiet e dall’antico Regensen dietro alla Torre Rotonda.
Photo credits: Urban Rigger

Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).