Risale allo scorso 30 dicembre la comunicazione, condivisa sulle pagine online istituzionali del sito ufficiale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica – questa la denominazione scelta dal governo Meloni – relativa all’avviamento della fase operativa di uno dei progetti più interessanti che dovrebbero vedere la luce grazie ai fondi PNRR: Hydrogen Valley.
«Avanti con l’idrogeno. […] Intendiamo sostenere la produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse, soprattutto nel Sud Italia, con il duplice obiettivo di convertire gli stabilimenti inutilizzati e favorire la crescita delle fonti energetiche rinnovabili.»
Nelle parole di Vannia Gava, Vice Ministro dell’Ambiente, riportate sul portale del Ministero, si ritrova tutta l’ambizione su cui poggia il progetto delle Valli dell’idrogeno. Non si tratta soltanto di un’idea, bensì di un piano esecutivo dall’importo considerevole: 450 milioni di euro.
«L’idrogeno verde sarà utilizzato direttamente dall’industria, dalle PMI e dal trasporto pubblico locale. Così promuoveremo la crescita economica in un’ottica di decarbonizzazione e maggiore sensibilità»
ha aggiunto Gava, intervistata dall’agenzia di stampa ANSA.
Per entrare nel progetto occorrerà compilare un bando tipo, già diffuso dal Ministero per province e regioni autonome, le prime a potersi aggiudicare i finanziamenti. I primi appalti saranno assegnati, da programmi, entro il primo trimestre di quest’anno. Siamo quindi ancora distanti dall’avviamento della vera fase operativa ma gli ingranaggi necessari ad arrivarci sono già stati messi in funzione.
Sull’idrogeno si sta puntando molto, nel nostro Paese. Contestualmente all’avviamento dei cantieri per le valli, infatti, il governo stanzierà due miliardi in incentivi per incrementarne l’utilizzo nell’industria hard-to-abate, quella che fa maggior fatica a rinunciare al combustibile fossile. Si tratta di un impegno concreto per introdurre sorgenti d’energia pulite e rinnovabili al posto di quelle nocive. Restano perplessità sulla trasposizione pratica ma, intanto, constatiamo con piacere che ci si stia muovendo in tale direzione.
Il piano ministeriale è quello di rendere il nostro Paese un importante polo di produzione di idrogeno pulito, una Hydrogen Valley lunga 1.200 chilometri. Il progetto è naturalmente ambizioso, soprattutto se consideriamo che si auspica il raggiungimento dell’obiettivo entro il 2030.
La denominazione di Valle dell’idrogeno è di matrice europea. Bruxelles, infatti, desidera mettere a sistema una fitta rete di filiere, sparse su tutto il territorio dell’Unione, creando veri e propri poli produttivi autonomi, capaci di produrre e utilizzare il vettore energetico in tempi rapidi, senza necessità di spostarlo o introdurlo in un indotto più ampio.
Nella visione europea, la Hydrogen Valley è un incubatore e un acceleratore dedito all’idrogeno e a tutte le tecnologie necessarie per la sua produzione e sviluppo. L’ecosistema sarebbe dunque fatto e finito e, in esso, l’energia pulita nascerebbe e morirebbe, per così dire, in quanto sarebbe creata e indirizzata al suo utilizzo finale. Come ci si può facilmente immaginare, un’infrastruttura di questo tipo richiede tempo e investimenti cospicui prima di entrare a regime.
Ma che significa diventare una Valle dell’idrogeno? Come si individua un luogo adatto a ospitare l’infrastruttura necessaria per produrlo e smerciarlo? Perché si possa installare un sistema strutturato è indispensabile definire un ambito geografico costruito e modellato ad hoc non solo per produrre il vettore, bensì anche per stoccarlo, trattarlo e impostare il primo miglio della distribuzione.
Le valli più attrezzate, al momento, sono alle porte di Roma, sulla costa romagnola e nel triangolo compreso tra Brindisi, Taranto e Cerignola, in Puglia.
La rilevanza dell’idrogeno all’interno del più ampio piano italiano di transizione ecologica è già evidente e appare destinata a divenire sempre maggiore. Non è un caso se, di pari passo alla nascita degli hub, stiano vedendo la luce anche eventi relativi a questo vettore energetico. Pensiamo ad esempio a Hydrogen Expo, la mostra convegno interamente dedicata alla filiera che ha preso il via l’anno scorso a Piacenza.
Per riuscire a compiere il passo in avanti, nello sfruttamento di energia pulita, occorre poter disporre di una quantità di vettore che possa competere con quella estratta dai combustibili fossili. Quando le valli dell’idrogeno italiane ed europee saranno a regime potremmo davvero pensare a una riconversione in percentuali importanti, forse addirittura vicino alla totalità dopo aver atteso il tempo necessario, ma la strada sembra davvero ancora lunga.
Crediti fotografici: Tommy Krombacher su Unsplash
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Classe 1991, non nasce amante della scrittura. Tutto cambia però quando viene convinto a entrare nella redazione del giornalino d’istituto del liceo: comincia a occuparsi di musica e poi in seguito di sport, attualità, cultura, mondialità e tendenze nel globo, ambiente ed ecologia, globalizzazione digitale. Dall’adolescenza in poi, ha riposto la penna soltanto per sostituirla con una tastiera.