Il food waste è la vera sfida? La proposta di Masterchef Italia

da | Dic 22, 2023 | alimentazione, vivere green | 0 commenti

Una delle voci più autorevoli della cosiddetta dark ecology, ecologia oscura perché densa e complessa come forse solo può essere questa materia è il filosofo inglese Timothy Morton, autore di testi che vanno da Iperoggetti a Noi, esseri ecologici – sino, appunto, al suo Come un’ombra dal futuro.

«Il miglior pensiero ambientalista è un pensiero in grande: quanto più grande possibile, e forse ancora di più» è il suo insegnamento. L’ecologia richiede, per Morton, questo sforzo di pensiero essendo letteralmente il discorso o scienza attorno al greco oikos o casa. Casa che non ospita soltanto noi esseri umani, ma anche animali e piante, materia organica e inorganica. Ciascuno di questi attori, insegna Morton, contribuisce a plasmare il mondo così come noi lo conosciamo, realizzando un’incredibilmente vasta rete di relazioni, o mesh.

Cibo e spreco: che cosa c’entra Masterchef

Il pensiero ecologico è quindi contestuale. Mai concentrato sul singolo oggetto o sul singolo evento, ma attento alle sue possibili ripercussioni, alla sua storia, al modo in cui s’interseca con oggetti ed eventi paralleli, e così via. E ci aiuta anche a vedere nelle loro complessità anche oggetti apparentemente slegati al tema ambientale.

Parliamo di Masterchef: format d’origine britannica, nato nel 2010 e trasposto nella sua versione Italia dal 2011 (prima su Cielo, poi su Sky). Format apparentemente semplice, che vede i concorrenti sfidarsi a colpi di piatti elaborati e impiattamenti (più o meno) sofisticati, sotto la guida (e i giudizi!) di rinomati chef – lungo le scorse edizioni, abbiamo visto la presenza di Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo, Carlo Cracco, Giorgio Locatelli, Joe Bastianich e ancora Antonia Klugmann.

Ma allarghiamo lo sguardo, come c’insegna il pensiero ecologico. Ogni prova ruota attorno a un piatto da riprodurre, o un ingrediente di particolare pregio o rarità da valorizzare. Iconcorrenti sono infatti invitati in un’ampia dispensa all’inizio di ogni prova, e lì reperiranno il necessario per sviluppare le proprie ricette.

Allarghiamo ancora lo sguardo, al di là delle camere e delle cineprese. Ci si potrebbe chiedere che fine faccia il cibo preparato, e prima ancora gli ingredienti esposti sullo scaffale. Domanda forse imperativa, se pensiamo che solo in Italia vengono sprecate, ogni anno, circa 9 milioni di tonnellate di cibo. Tema tutt’altro che marginale, all’emergenza del food waste è stata anche dedicata una giornata nazionale, che si celebra, per così dire, il 5 Febbraio. Lo spreco alimentare viene anzi ricordato entro uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU, che si propone di dimezzarne numeri e mole entro il 2030. Che cos’ha da dirci Masterchef a riguardo?

Masterchef Italia e sostenibilità

È dal 2022 che il riflettore dello show si è puntato sul tema della sostenibilità. In quell’anno, un consumo consapevole e il più possibile sostenibile è diventato tema cardine, a guidare chef e concorrenti di episodio in episodio.

Impegno che si è concretizzato nella certificazione Food Waste Management System di Bureau Veritas, realtà che si occupa di verifiche nel settore Salute e Sicurezza. Stella che solo l’edizione italiana può per ora vantare, e che racconta di un impegno sincero, che si declina in un’ottica plastic-free e nel recupero di eccedenze inutilizzate a favore dell’Onlus milanese Opera Cardinal Ferrari, che gestisce una mensa popolare. La stagione del 2022 ha visto così salvate 7 tonnellate ci cibo, per un totale di 45 tonnellate nel corso di nove anni di registrazioni.

Ci si potrebbe certo chiedere se, a monte, una simile quantità di prodotti sia necessaria. Il momento della ricerca nella dispensa, così come spesso l’esposizione della Mystery Box, prima che propedeutici all’elaborazione del piatto stesso risultano utili solo in un’ottica di marketing: la famosa inserzione di prodotti a fine commerciale, che viene del resto annunciata già a inizio di ogni episodio.

Cibo e intrattenimento

Se, come insegna Morton, l’emergenza climatica ci mostra anzitutto che tutto è connesso, ci si potrebbe interrogare sul significato di un intrattenimento legato al cibo che richieda un simile dispendio. Altra questione, che va assumendo maggiore rilevanza, è quella sul cibo che si mette effettivamente nel piatto. Oltre la retorica dello slow food, del piccolo allevamento e di un vagheggiato ritorno a una produzione su piccola scala, rispettosa delle realtà del territorio, l’impatto dell’industria zootecnica nel suo complesso è stata ampiamente testimoniata e verificata.

Questo anche il mondo dell’intrattenimento legato ai cooking show lo sa. Lo vediamo dalla recente proposta del format vegetale di Cucina Botanica (Carlotta Perego), dall’esempio americano di Peeled, legato anch’esso a una proposta del tutto plant based. Nel 2011 l’Italia si mostrava anche in questo caso all’avanguardia, ospitando, sul canale Food Network, gli episodi di Morgan – gusto sano in cucina, con protagonista la vegan chef Morgan Witkin.

Se tutto è connesso, potremmo forse allargare lo sguardo anche al di là del tema dello spreco alimentare, per imparare che anche il cibo consumato è, in sé, questione d’una non banale urgenza politica. Non tutte le pietanze hanno lo stesso impatto, ed esiste uno squilibrio notevole nelle risorse impiegate per produrre cento grammi di carne rossa e cento grammi di lenticchie, per dire.

Un palinsesto realmente attento alla questione ambientale potrebbe portare l’attenzione su questi temi, e ci auguriamo che il pur virtuoso caso di Masterchef possa muoversi in tal senso. Con l’incalzare della questione climatica nel mondo mediatico abbiamo ormai imparato a riconoscere i più o meno eclatanti casi di greenwashing, in cui la sostenibilità diventa certo parola d’ordine, ma rimane appunto solo parola.

Insegnare la sostenibilità

Un simile impegno di sensibilizzazione potrebbe modificare radicalmente, crediamo, anche le abitudini di consumo medie. Da sempre la televisione è stata anche scuola, e i talent show rimangono momento, perché no, potenzialmente formativo. Sostenibilità non significa anche questo?

Al di là delle facili buzzword, saremmo felici di vedere Masterchef osare di più, per rispondere adeguatamente a quelle che sono le concrete emergenze dell’oggi, senza fermarsi al single issue del recupero e del riciclo di scarti. Non chiediamo forse una competizione tutta giocata sul mondo vegetale – sarebbe una troppo letterale radicalizzazione, un andare alle radici della questione, e del piatto? –, ma, questo sì, un’attenzione ecologica, e quindi complessa, al cibo.

E poi, nota semiseria a margine, da quando sono vegana mi manca guardare Masterchef. Bello l’Orto di Carlotta, per carità, ma rivorrei il mio talent preferito…

Tag: vegan

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