Il futuro è elettrico. E i biofuel?

da | Ago 31, 2022 | mobilità sostenibile | 0 commenti

Non ci sono dubbi, il futuro della mobilità è elettrico. Nel momento in cui il Parlamento dell’Unione Europea ha deciso di interrompere la vendita di auto a benzina e diesel a partire dal 2035, l’alternativa che tutti avevano in mente era costituita dalle e-car. E praticamente tutti stanno guardando in quella direzione. Si pensi agli incentivi generosi stanziati dal governo italiano per acquistare delle auto a batteria. O si pensi ai 15 miliardi di dollari stanziati dall’amministrazione Biden per lo sviluppo dell’infrastruttura stradale elettrica. O ancora, si pensi agli enormi investimenti fatti dalle case automobilistiche nel campo dello sviluppo di veicoli a batteria. Per tutti questi motivi, il futuro è senz’altro elettrico. E i biofuel? Ci siamo forse dimenticati dell’opzione rappresentata dai biocarburanti?

I biofuel, in breve

I biofuel, ovvero quelli che in Italia vengono spesso indicati come biocarburanti, sono dei carburanti in forma liquida o gassosa ottenuti a partire da fonti energetiche rinnovabili, ovvero da biomasse. Tra i biofuel principali abbiamo quindi per esempio il bioetanolo, il quale viene realizzato a partire dalla fermentazione di sostanze ricche di carboidrati fermentescibili, come il mais o la canna di zucchero. Altro biocarburante piuttosto diffuso è il biodiesel, una miscela di esteri metilici a partire dalla transesterificazione di oli vegetali, come l’olio di colza, con del metanolo.

L’uso dei biocarburanti

Se è vero, come è stato anticipato, che il mondo sembra muoversi in modo compatto verso la mobilità elettrica, è anche vero che esistono anche grandi interessi intorno allo sviluppo e all’utilizzo dei biocarburanti. Una larga fetta del mondo agricolo, in Europa come negli Stati Uniti, guarda con entusiasmo alla possibilità di usare i sottoprodotti di diverse colture per creare del biofuel. A prima vista non sembra sbagliato investire in tal senso: del resto al giorno d’oggi si contano 1,3 miliardi di veicoli al mondo spinti di carburanti liquidi.

Non stupisce allora che ci siano grandi aziende impegnate nell’aumentare la propria produzione di biofuel: la brasiliana Raizen ha per esempio aperto una nuova raffineria capace di produrre 80 milioni di litri di biocarburante all’anno, a partire dallo zucchero di canna. La stessa Toyota, per non lasciare nulla di intentato, non ha smesso di lavorare a una Prius alimentata fino al 100% dall’etanolo a basse emissioni di carbonio.

E in certi Paesi l’utilizzo dei biocarburanti ha già permesso di ridurre in modo concreto le emissioni. In California – che tra l’altro è lo stato simbolo di Tesla – proprio l’utilizzo dei biofuel ha permesso di tagliare del 7,5% l’inquinamento prodotto nel mondo dei trasporti a partire dal 2011.

Il futuro dei biocarburanti in Europa

Insomma, qualcuno sembra volerlo fare, ma di certo non si può trascurare il mondo dei biofuel, il quale già nel 2019 valeva a livello globale più di 136 miliardi di dollari. Del resto anche in Europa c’è qualcuno che continua a puntare anche verso i biocarburanti. Prova ne è la Direttiva europea n. 2001 del 2018, quella che tra le altre cose ha fissato un obiettivo del 14% di veicoli alimentati con fonti rinnovabili entro il 2030. Qui si specifica anche che, sempre entro il 2030, si vorrebbe raggiungere almeno il 3,5% di contributo di biocarburanti avanzati nel settore dei trasporti.

Le emissioni alte dei biocarburanti

Per molti, visti tutti questi presupposti, resta un quesito: vale forse la pena investire in entrambe le soluzioni, ovvero sia nella mobilità elettrica che nella mobilità a biocarburante? In molti sottolineano come il biofuel potrebbero rendere la transizione verso una mobilità sostenibile più veloce. Ma c’è anche chi evidenzia come, in realtà, le emissioni dei veicoli alimentati di biocarburanti siano tutto sommato di poco inferiori rispetto a quelle dei normali veicoli alimentati di carburanti fossili. Ad affermarlo tra gli altri è uno studio della ONG internazionale Transport & Environment, la quale ha calcolato le emissioni totali di anidride carbonica di un’auto alimentata a combustibili sintetici nel suo intero ciclo di vita: si parlerebbe di una differenza di solo il 5% rispetto a un’auto a benzina.

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