Foglio bianco. Panico. Quante volte ci capita di dover svolgere un compito o prendere una decisione senza avere punti di riferimento e di sentirci smarriti senza un vero punto di partenza da cui iniziare? È come se avessimo a disposizione un foglio bianco, che ha la potenzialità di poter diventare tutto, ma siamo bloccati proprio da quel “bianco” che ci pone davanti a infinite possibilità, a mille dubbi e a incertezze che ci paralizzano.
La “sindrome della pagina bianca”, che spesso blocca gli scrittori lasciandoli per giorni davanti alle pagine vuote dei loro futuri libri, non è una prerogativa dei soli scrittori, infatti, tutti noi abbiamo provato almeno una volta una simile situazione. Questo avviene soprattutto quando dobbiamo prendere delle decisioni e fare delle scelte che, in qualche modo, possono essere l’inizio di una nuova strada da percorrere.
Per superare questa situazione di stallo iniziale è importante definire sin da subito l’obiettivo, il “dove vogliamo arrivare”. Per far questo si inizia a studiare, a capire, a entrare sempre più dentro l’argomento e al settore di cui ci vogliamo occupare. Si chiedono consulenze, si leggono libri, si fanno le prime valutazioni per poi arrivare a individuare l’obiettivo, il fine ultimo, il motivo che ci porterà a investire tempo e risorse in un’attività.
Anche per chi vuole intraprendere un percorso nell’affascinante mondo del vertical farming e delle coltivazioni verticali è fondamentale definire l’obiettivo (o gli obiettivi) che si intendono perseguire. Infatti, ogni vertical farm e ogni orto verticale è uno strumento nelle mani di chi lo possiede per aiutarlo a perseguire i propri scopi.
È importate ribadire il concetto che una vertical farm è uno strumento che da solo non è in grado né di generare né di togliere valore. Facciamo un esempio con un martello: visto sullo scaffale di un negozio di ferramenta non suscita alcuna reazione, ci è indifferente. Tuttavia, se viene utilizzato per rompere una vetrina o per scolpire la Pietà di Michelangelo ci suscita due sensazioni opposte, completamente differenti. Se l’oggetto è sempre lo stesso, che cos’è che cambia? Il risultato finale! Cioè l’obiettivo che ci siamo prefissati di realizzare e di conseguenza il modo in cui abbiamo utilizzato lo strumento.
Per le vertical farm è la stessa cosa, in fondo sono “uno strumento”, più o meno sofisticato, con il quale si possono coltivare piante. Sebbene abbiano già un loro valore intrinseco, è inserendole in un contesto che acquistano un valore aggiunto ancora più grande. Si pensi, per esempio, al fatto che alcune vertical farm vengono gestite da persone con disabilità (Vertical Harvest), contribuendo all’integrazione sociale di fasce deboli della popolazione, oppure che altre vengono utilizzate come strutture di ricerca, o altre ancora come sistemi di arredo produttivi. Ognuno di questi esempi può essere definito vertical farm, ma il valore di ognuna di loro è diverso perché varia l’obiettivo per cui sono state realizzate.

Progettista, scenografo, ingegnere, curioso per natura e inventore. Convinto che le innovazioni avvengano dall’uso del pensiero laterale con cui si mettono a sistema saperi diversi e apparentemente distanti tra loro. Fondatore di Vertical Farm Italia.
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