Sulla home di un qualche social, tempo fa, mi sono imbattuta nella storia di un’attivista ambientale di Brooklyn, Stevie Van Horn, che ha scelto di vivere riducendo a zero la produzione dei suoi rifiuti. Il simbolo emblematico della sua scelta è un barattolo in vetro pieno di tappi e piccoli frammenti in plastica, ovvero tutti i rifiuti che in 4 anni non è riuscita a riciclare o smaltire in altro modo. Per il resto, la sua vita si articola in prodotti per la pulizia e per l’igiene personale home made, mobili riciclati, giare e barattoli al posto di contenitori usa e getta, e così via.
L’attivista spiegava che le capitava spesso di uscire di casa la mattina e passare davanti a un cestino vuoto, che trovava solo un paio di ore dopo stracolmo di bicchieri per il caffè, con coperchio in plastica e cannuccia. Uno spreco incredibile.
Ricordo la sensazione di disagio nel guardare quel video: per quanto invidiassi la forza d’animo di quella ragazza che conteneva i suoi rifiuti in un barattolo di vetro, riuscivo solo a riconoscermi nel cestino stracolmo di bicchieri.
Ci ho messo un po’ a realizzare che quell’esempio di virtù estrema era, appunto, un esempio. Un ideale. Qualcuno che, probabilmente votato totalmente alla causa, ha dedicato anima e corpo per raggiungere quel risultato.
La vita quotidiana però non ci mette nelle condizioni di poter aspirare tanto facilmente a quel modello. Dalla spesa che facciamo ai vestiti che indossiamo, il modo in cui ci muoviamo per la nostra città o i nostri hobbies, tutto, niente è escluso, produce un’impronta sul nostro Pianeta. Non c’è una sola azione che non abbia una piccola o grande ripercussione.
Cosa fare quindi? Non serve a molto sconfortarsi e lagnarsi per il fatto di non riuscire a far tutto, seguire la giusta dieta, vestirsi in maniera sostenibile, spostarsi senza inquinare.
La perfezione è irraggiungibile, perché, semplicemente, siamo esseri imperfetti. Siamo viziosi, disordinati, rumorosi. Purtroppo, fin dalle origini dell’umanità, la nostra impronta è sempre stata chiara e visibile, ci sarà sempre, ovunque andremo.
Quello che possiamo fare è però tentare, provare e riprovare.
Stevie non è l’unica attivista zero-waste al mondo: ce ne sono altri, più o meno radicali, più o meno noti. Ma non è, purtroppo, quella manciata di perfetti esempi di virtù che salverà il Pianeta. E al contempo non si può pretendere che tutti facciano la loro stessa scelta. Esistono però delle bellissime vie di mezzo ed è a queste che tutti noi possiamo puntare.
C’è una nota green influencer che parla di un concetto fondamentale: meglio un esercito di imperfetti sostenibili che pochi, rarissimi, esemplari ineccepibili.
Partire da quello che ci sembra più facile e praticabile, studiare il nostro quotidiano e scegliere qualcosa che si può correggere da subito. Iniziare da lì e poi, pian piano, integrare un’azione sostenibile in più.
Sono anche i gesti più banali a fare la differenza. Parti dalla doccia: invece di farla durare mezz’ora, riduci il tempo e insaponati chiudendo l’acqua. Scegli di fare la raccolta differenziata. Cerca prodotti senza imballaggi in plastica quando vai a fare la spesa. Preferisci vestiti second hand o comunque razionalizza i tuoi acquisti.
Ecco quindi che ognuno, nel suo essere imperfetto, può scegliere di dare il suo contributo: tante piccole azioni virtuose che cambiano lo stile di vita fortemente inquinante e vorace che l’economia globalista e consumista è riuscita piano piano a imporci negli ultimi settant’anni.
Ed ecco anche quindi che non serve essere ecologisti al 100% per smettere di incentivare questo sistema: scardiniamo quel concetto così radicato nella nostra testa che dice che le nostre azioni non servono a niente, che sono solo gocce nel mare. Perché se tutti facciamo qualcosa, forse, il nostro futuro può ancora cambiare.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).