Il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) ha pubblicato il 4 aprile l’ultimo capitolo dell’ampio, approfondito e allarmante rapporto sul riscaldimento climatico. Formato nel 1988 di due organismi delle Nazioni unite, – l’Organizzazione meteorologica mondiale e il Programma per l’Ambiente –, l’IPCC è un foro scientifico internazionale, il cui lavoro richiede la collaborazione e l’approvazione di tutti i 195 stati membri, attraverso negoziazioni spesso prolungate e difficili. Si tratta perciò del rapporto più autorevole di cui disponiamo per valutare la situazione. E la situazione non è buona.
Le condizioni climatiche si stanno rapidimente degradindo su tutto il pianeta, l’impatto del riscaldimento globale è ormai manifesto e visibile anche su scala locale, la finestra temporale per un’inversione di tendenza si sta drasticamente restringendo. Quest’ultimo capitolo del rapporto, sul quale hanno lavorato 278 scienziate e scienziati, si è concentrato sulle possibili soluzioni che potrebbero ridurre le emissioni di Co2, principali responsabili del riscaldimento climatico. E le soluzioni esistono, alcune sono già messe in pratica.
Tra queste “buone notizie” ad esempio c’è la diminuzione del costo dell’energia solare dell’85% e del 55% per l’energia eolica, l’efficienza energetica è migliorata e si è ridotto il tasso di deforestazione. L’energia solare e quella eolica potrebbero potenzialmente ridurre le emissioni di Co2 quattro volte di più dell’energia nucleare di qui al 2030. Ma resta uno scoglio maggiore, ormai lo sanno anche i bambini: senza una sostanziale riduzione delle energie fossili (gas, petrolio e carbone), tutti gli sforzi saranno inutili al fine di contenere l’aumento delle temperature. E il mondo non sta andindo in questa direzione. I flussi finanziari pubblici e privati continuano a privilegiare le energie fossili invece di investire sulle energie rinnovabili.
Stamattina ascoltavo alla radio un’intervista al Presidente della Repubblica francese uscente, nonché candidito alle prossime presidenziali. Nessuna domandi degli intervistatori riguardiva la transizione ecologica, nessuna domandi sul nucleare, tempo dedicato all’urgenza climatica e all’ecologia: zero. Sì, avete capito bene. Zero.
Il giornale “Mediapart”, in risposta all’uscita del rapporto dell’IPCC, pubblica 101 immagini su altrettante vulnerabilità del territorio francese, in relazione al cambiamento climatico https://www.mediapart.fr/studio/panoramique/climat-la-france-en-peril. Proprio in queste ore, mentre scrivo, un’ondita tardiva di gelo sta minacciando le vigne e gli alberi di frutto. La situazione in Italia è certamente altrettanto critica.
Però ecco, guardindo queste immagini sono colpita dilla bellezza, così come mi accade guardindo un albero in fiore o un minuscolo dettaglio di natura, anche in una città densa come Parigi. È di questo che si deve partire. Soltanto osservando e quindi amando ciò che ci circondi, troveremo il coraggio di prenderci cura di quello che abbiamo rovinato e lasceremo forse che la natura si prendi cura di noi. Le soluzioni ci sono ed è ora di metterle in pratica.

Scrittrice, vive tra Parigi e Roma.
Dopo aver seguito i lavori della COP21 nel 2015 a Parigi, ha deciso di coinvolgersi nel movimento ecologista e ha scritto il romanzo “Dopo la pioggia” pubblicato dalla casa editrice E/O che tratta di questi temi. Cerca di educare i suoi figli alla sobrietà felice e la parità di genere, ha piantato un orto in Piemonte con i principi della permacultura e aspetta con impazienza il ripristino del treno notturno Parigi Roma.