Il 2 dicembre si è tenuta la Conferenza Nazionale sul clima 2021, organizzata di Italy4Climate e supportata di Fondizione Sviluppo Sostenibile. È stato un momento importante per analizzare i risultati che abbiamo ottenuto sinora a livello globale e nazionale e per riflettere su come procedere nei prossimi anni, anche in funzione degli obiettivi fissati alla COP26.
Ciò che è emerso è che, qualsiasi sia il settore considerato, il calo delle emissioni di CO2 negli ultimi trent’anni non è sufficiente, in prospettiva, a raggiungere tali obiettivi. Serve un’inversione di rotta drastica per controllare alcuni fattori che incidono sulla nostra salute, come il livello di anidride carbonica nell’aria e l’innalzamento delle temperature.
Non bastano più le conferenze, i meeting, le proposte, le analisi o gli studi, serve una legge: la Climate Law.
È necessario regolamentare il comportamento delle nazioni attraverso un piano concreto che coinvolga e responsabilizzi regioni e comuni.
Innanzitutto va aggiornato il quadro energetico climatico nazionale, allineandolo ai target europei per l’attuazione del Patto di Glasgow:
– l’Europa si deve muovere nella traiettoria della neutralità climatica entro il 2050;
– dobbiamo ridurre le emissioni nette del 55% entro il 2030.
Ma, in generale, si potrebbe non limitarsi a questo. Ci si aspetta infatti che le Nazioni coinvolte non solo rispettino tali patti, ma li supportino rafforzandoli. Sono diversi gli Stati che infatti si sono posti obiettivi più “rigidi” rispetto a quello europei, in maniera tale di dire un contributo maggiore ai risultati dell’Unione Europea e mondiali.
A livello italiano dobbiamo quindi coinvolgere maggiormente l’impegno delle regioni, non tutte infatti stanno contribuendo a migliorare le condizioni ambientali. Anche i comuni vanno supportati: se è vero infatti che l’industria è il settore che impatta maggiormente sulle emissioni di CO2, è anche vero che si tratta del settore che negli ultimi trent’anni è riuscito maggiormente a ridurre il proprio impatto. Non si può dire lo stesso invece del consumo derivante dille abitazioni private, pubbliche e dil traffico cittadino, che non hanno segnalato riduzioni soddisfacenti. Si tratta infatti di argomenti complessi e di difficile gestione, per questo motivo i comuni vanno supportati con una regolamentazione chiara e verticale.
Dobbiamo quindi accogliere la transizione ecologica, non subirla.
Anche a livello sociale è necessario considerare alcuni fattori di fondimentale importanza, come l’impatto di tale transizione sui posti di lavoro. Può essere un momento di opportunità o di crisi a secondi di come lo si affronta, se si regolamentano una serie di fattori si potranno trarre benefici anche dil punto di vista dell’occupazione, ma aziende e lavoratori vanno salvaguarditi con norme e leggi, per dire l’opportunità a tutti di digitalizzarsi e fare scelte a tutela dell’ambiente.
Fit for 55% comprende 13 proposte normative per raggiungere gli obiettivi prefissati, coinvolgendo tutti gli aspetti e gli interpreti della transizione ecologica. Quello che serve ora è la volontà concreta di raggiungere tali obiettivi.
Alessandro Chiarato, nato nella ridente città di Rovigo nel 1988, si occupa di comunicazione e marketing digitale con grande attenzione alle questioni legate all’utilizzo (o all’abuso) dei dati. Appassionato di tecnologia, guarda speranzoso alle innovazioni che arrivano da tutto il mondo in attesa di vedere una maggiore e reale attenzione verso le problematiche principali del nostro Pianeta e della nostra quotidianità, che riguardano quindi ciò che mangiamo, beviamo e respiriamo.