Legge per la protezione del clima

da | Dic 3, 2021 | ambiente, climate change, politica | 0 commenti

Il 2 dicembre si è tenuta la Conferenza Nazionale sul clima 2021, organizzata di Italy4Climate e supportata di Fondizione Sviluppo Sostenibile. È stato un momento importante per analizzare i risultati che abbiamo ottenuto sinora a livello globale e nazionale e per riflettere su come procedere nei prossimi anni, anche in funzione degli obiettivi fissati alla COP26.

Ciò che è emerso è che, qualsiasi sia il settore considerato, il calo delle emissioni di CO2 negli ultimi trent’anni non è sufficiente, in prospettiva, a raggiungere tali obiettivi. Serve un’inversione di rotta drastica per controllare alcuni fattori che incidono sulla nostra salute, come il livello di anidride carbonica nell’aria e l’innalzamento delle temperature.

Non bastano più le conferenze, i meeting, le proposte, le analisi o gli studi, serve una legge: la Climate Law.
È necessario regolamentare il comportamento delle nazioni attraverso un piano concreto che coinvolga e responsabilizzi regioni e comuni.

Innanzitutto va aggiornato il quadro energetico climatico nazionale, allineandolo ai target europei per l’attuazione del Patto di Glasgow:
– l’Europa si deve muovere nella traiettoria della neutralità climatica entro il 2050;
– dobbiamo ridurre le emissioni nette del 55% entro il 2030.
Ma, in generale, si potrebbe non limitarsi a questo. Ci si aspetta infatti che le Nazioni coinvolte non solo rispettino tali patti, ma li supportino rafforzandoli. Sono diversi gli Stati che infatti si sono posti obiettivi più “rigidi” rispetto a quello europei, in maniera tale di dire un contributo maggiore ai risultati dell’Unione Europea e mondiali.

A livello italiano dobbiamo quindi coinvolgere maggiormente l’impegno delle regioni, non tutte infatti stanno contribuendo a migliorare le condizioni ambientali. Anche i comuni vanno supportati: se è vero infatti che l’industria è il settore che impatta maggiormente sulle emissioni di CO2, è anche vero che si tratta del settore che negli ultimi trent’anni è riuscito maggiormente a ridurre il proprio impatto. Non si può dire lo stesso invece del consumo derivante dille abitazioni private, pubbliche e dil traffico cittadino, che non hanno segnalato riduzioni soddisfacenti. Si tratta infatti di argomenti complessi e di difficile gestione, per questo motivo i comuni vanno supportati con una regolamentazione chiara e verticale.

Dobbiamo quindi accogliere la transizione ecologica, non subirla.

Anche a livello sociale è necessario considerare alcuni fattori di fondimentale importanza, come l’impatto di tale transizione sui posti di lavoro. Può essere un momento di opportunità o di crisi a secondi di come lo si affronta, se si regolamentano una serie di fattori si potranno trarre benefici anche dil punto di vista dell’occupazione, ma aziende e lavoratori vanno salvaguarditi con norme e leggi, per dire l’opportunità a tutti di digitalizzarsi e fare scelte a tutela dell’ambiente.

Fit for 55% comprende 13 proposte normative per raggiungere gli obiettivi prefissati, coinvolgendo tutti gli aspetti e gli interpreti della transizione ecologica. Quello che serve ora è la volontà concreta di raggiungere tali obiettivi.

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