Matrix, il film cyberpunk campione di incassi del 1999, è una sottile metafora transgender. A dichiararlo o, meglio, a svelarlo sono state proprie le registe del film, Lana e Lilly Wachowski, che insieme al significato del film hanno raccontato anche parte della loro interessante storia.
Matrix è un film amatissimo, che affascina chiunque lo guardi. Un fascino su diversi livelli percepito in maniera differente a seconda dello stato d’animo, dell’età e del genere dello spettatore. Sono tantissimi i personaggi in cui immedesimarsi e le frasi da fare proprie, alle molteplici chiavi di lettura di questo capolavoro si aggiunge anche il fatto che Matrix è, dall’inizio alla fine, una metafora transgender finalizzata a empatizzare con gli stati d’animo di una persona transessuale.
La trama di Matrix
Un indimenticabile Keanu Reeves interpreta Neo, di giorno impiegato di un’azienda informatica, di notte stimato hacker. Neo vive in una realtà che si scoprirà presto essere Matrix, quella in cui viviamo tutti: la realtà che ci circonda è un software collegato alle nostre menti per farci apparire il mondo come lo conosciamo, mentre i nostri corpi sono oramai in mano alle macchine, che hanno preso il sopravvento sull’umanità e che utilizzano l’uomo come fertilizzante. In un futuro distopico le macchine regnano, coltivano gli uomini per utilizzarne il materiale organico e l’energia e nel frattempo allietano le nostre menti con un programma di simulazione, che è appunto Matrix.
Nel mondo reale, quello governato dalle macchine, esiste ancora una piccola resistenza umana, concentrata a Zion, l’ultima roccaforte. Di questa resistenza fa anche parte l’equipaggio della Nabucodonosor, l’hovercraft guidato da Morpheus.
Morpheus crede di aver individuato in Neo l’eletto, colui che sarà in grado di controllare il programma Matrix a proprio piacimento e di sconfiggere definitivamente le macchine, riportando l’umanità al suo splendore.
Da questa convinzione comincia un film d’azione carico di sottotesti, significati nascosti e momenti introspettivi, che vincerà ben quattro Premi Oscar e a cui seguiranno altri tre film, diventando campione d’incassi e rimanendo ben impresso nella mente degli spettatori.
Pillola rossa o pillola blu
Nella parte iniziale del film Neo ha il suo primo incontro con Morpheus, momento decisivo in cui dovrà scegliere tra la pillola rossa e la pillola blu, ossia tra la propria vita come l’ha sempre conosciuta e una scomoda verità.
«Matrix è ovunque, è intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità.»
«Quale verità?»
«Che tu sei uno schiavo, Neo. Come tutti gli altri sei nato in catene. Sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha muri, che non ha odore. Una prigione, per la tua mente.»
Si tratta di un dialogo che avrebbe poi catapultato Neo nella realtà comandata dalle macchine, una realtà scomoda, ma vera.
«È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel Paese delle Meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo.»
La scelta tra la pillola rossa e la pillola blu è forse uno dei momenti più iconici di Matrix, una scelta a cui chiunque almeno una volta nella vita, o addirittura quotidianamente, è chiamato a fare. Da una parte l’accettazione della propria condizione, nei suoi aspetti positivi e negativi, dall’altra un cambio radicale.
Un dilemma che può essere interpretato con tantissime chiavi di lettura, ma che oggi ha assunto una connotazione univoca, grazie alle recenti dichiarazioni delle due menti dalle quali Matrix è stato partorito, le sorelle Wachowski.
Neo sceglie la pillola rossa, lo stesso rosso della pillola ormonale presa durante la transizione di genere negli anni Ottanta.
Lilly e Lana
Lilly e Lana Wachowski ai tempi di Matrix si chiamavano Andy e Larry Wachowski, da circa dieci anni a questa parte hanno infatti cominciato il percorso per il cambio di genere diventando anche portavoce del movimento transgender.
Sin da giovani le sorelle sviluppano una grande passione per i film e in particolare per la fantascienza. Precocemente sviluppano i loro primi fumetti, cortometraggi e pellicole, senza tuttavia trovare particolare successo. Si potrebbero definire le classiche nerd, che preferiscono rinchiudersi nelle proprie camere creando una realtà fantastica alternativa, che uscire e vivere la vita reale.
Lana non si sente ragazzo sin dai tempi della scuola, dove fatica a immedesimarsi nelle attività che solitamente appartengono agli uomini, trovandosi dichiaratamente più a suo agio nell’universo femminile. Lilly invece fatica a riconoscere e percepire questa sua condizione e arriverà più avanti alla propria consapevolezza.
Gli anni Settanta e Ottanta non sono un periodo semplice per chi non si sente adatto al corpo in cui è nato e i punti di riferimento per comprendere e aprirsi non sono molti. Per questo motivo le sorelle arriveranno a fare il proprio cambio di genere in età adulta, emancipate e con le spalle ben coperte dai successi cinematografici, diventando definitivamente Lana e Lilly all’età di circa 50 anni.
Nonostante il carattere introverso sviluppato in tenera età rimanga una costante tuttora, si trovano per forza di cose sotto i riflettori in occasione del cambio di genere, diventando al contempo icone del movimento transgender, una posizione non necessariamente ricercata e voluta dalle sorelle. Tuttavia, forti dell’esperienza complessa vissuta durante l’infanzia, decidono di farsi portavoce per aiutare chi ad oggi si trova in quella condizione d’animo.
Ma l’eredità più grande per il mondo transgender delle sorelle Wachowski è il loro capolavoro, Matrix, che tra costosissimi effetti speciali, pallottole schivate e palazzi che crollano, nasconde la loro vera essenza.
L’eletto
Morpheus punta tutto su Neo, deve essere l’eletto e deve salvare gli uomini, per questo motivo vanno insieme dall’oracolo, un errore del sistema Matrix interpretato da una docile signora amante dei biscotti fatti in casa in grado di predire il futuro.
Neo incontrerà l’oracolo e gli chiederà esplicitamente se lui è l’eletto.
«Sai cosa dice quella scritta? Temet Nosce, “Conosci te stesso”. Voglio confidarti un piccolo segreto: essere l’Eletto è come essere innamorato. Nessuno può dire se sei innamorato, lo sai solo tu. Te ne accorgi per istinto.»
Ed è proprio questa La frase del film, la frase dietro la quale le sorelle Wachowski rispondono a un mondo apparentemente ancora non in grado di comprendere. Quando una persona transgender si sente fare la domanda “come fai a capire di essere trans” o “come fai a dire che non ti senti una donna o un uomo” la risposta è troppo complessa e introspettiva per essere espressa a parole.
Lo sai solo tu, te ne accorgi per istinto.
Il finale
Neo diventa l’eletto, riesce a prendere il sopravvento su Matrix e sconfigge definitivamente il signor Anderson. Nell’ultima scena parla direttamente al pubblico, un pubblico ancora intrappolato in Matrix, e pronuncia queste parole.
«So che mi state ascoltando, avverto la vostra presenza. So che avete paura di noi, paura di cambiare. Io non conosco il futuro, non sono venuto qui a dirvi come andrà a finire, sono venuto a dirvi come comincerà. Adesso appenderò il telefono e farò vedere a tutta questa gente quello che non volete che vedano. Mostrerò loro un mondo senza di voi, un mondo senza regole e controlli, senza frontiere e confini. Un mondo in cui tutto è possibile. Quello che accadrà dopo, dipenderà da voi e da loro.»
A quel punto la telecamera zooma tra le lettere della matrice e le ultime che rimangono per un istante sullo schermo divise da uno spazio infinito sono “M” e “F”, male or female, maschio o femmina.

Alessandro Chiarato, nato nella ridente città di Rovigo nel 1988, si occupa di comunicazione e marketing digitale con grande attenzione alle questioni legate all’utilizzo (o all’abuso) dei dati. Appassionato di tecnologia, guarda speranzoso alle innovazioni che arrivano da tutto il mondo in attesa di vedere una maggiore e reale attenzione verso le problematiche principali del nostro Pianeta e della nostra quotidianità, che riguardano quindi ciò che mangiamo, beviamo e respiriamo.
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