Microplastiche: come ridurne la produzione in casa

da | Feb 14, 2024 | casa, vivere green | 0 commenti

La diffusione ubiquitaria delle microplastiche rappresenta uno dei problemi ambientali più difficili da risolvere: questi frammenti, spesso di inferiori ai 5 millimetri di dimensione, non possono infatti essere facilmente raccolti. E così contaminano interi ecosistemi, entrando anche nella catena alimentare e determinando gravi preoccupazioni sia per l’ambiente che per la nostra salute. Diventa perciò di fondamentale importanza produrne il meno possibile: ma come fare per limitarne il rilascio in casa?

Sono diverse le strategie che si possono mettere in pratica per limitare la produzione di microplastiche a livello domestico, una delle fonti principali di rilascio di questi pericolosi materiali nell’ambiente. Con scelte di consumo più sostenibili, e soprattutto una piccola attenzione quotidiana, si può migliorare sensibilmente la propria impronta ambientale: di seguito, tutti i consigli.

Le fonti domestiche di microplastiche

Prima di entrare nel merito dei consigli per ridurre la produzione domestica di pericolosi frammenti di plastica, è utile analizzare quali siano le maggiori fonti di rilascio all’interno della casa. In linea generale, sono tre gli ambiti maggiormente responsabili della produzione di microplastiche:

  • il bucato in lavatrice;
  • i cosmetici classici;
  • i detersivi per la casa.

A dispetto di quanto si potrebbe pensare, non è il ricorso a contenitori e altri oggetti di plastica la prima fonte casalinga di microplastiche, sebbene questi prodotti comunque contribuiscano al loro rilascio.

Le microplastiche del bucato in lavatrice

Microplastiche e lavatrice

Forse non tutti ne sono al corrente, ma il bucato in lavatrice rappresenta purtroppo una delle principali cause di emissioni di microplastiche a livello mondiale. Ogni ciclo di lavaggio può rilasciare fino a 700.000 microparticelle di plastica, di dimensioni talmente ridotte tanto da non essere catturate dai comuni sistemi per il filtraggio delle acque di scarico. E così finiscono per contaminare i corsi d’acqua, non solo alterando lo sviluppo della flora acquifera e i processi di fotosintesi, ma anche entrando nella catena alimentare poiché i frammenti di plastica vengono inghiottiti da molluschi, crostacei e pesci.

La causa di un ciclo di lavatrice che si trasforma in una vera e propria bomba a orologeria ambientale? Gli indumenti realizzati in fibre sintetiche che, a causa dello sfregamento nel cestello e della fisiologica usura, rilasciano di continuo frammenti – talvolta anche praticamente invisibili – di plastica.

Le microplastiche nei classici cosmetici

La seconda fonte domestica di rilascio delle microplastiche è rappresentata dai cosmetici classici, ovvero quelli non certificati come ecobio. In particolare, sotto accusa ci finiscono alcuni prodotti di uso davvero comune:

  • Cosmetici con microsfere: sempre più popolari per le loro proprietà esfolianti, i cosmetici con microsfere sono diventati lo standard di fatto per molte esigenze di bellezza, primo fra tutti lo scrub. Eppure, nella maggior parte dei casi queste minuscole sfere sono realizzate in materiali plastici: una volta rimosso il prodotto dalla pelle, questi frammenti finiscono negli scarichi;
  • Cosmetici con glitter: vietato dallo scorso 15 ottobre nell’Unione Europea, il glitter è composto da frammenti di plastica che, purtroppo, finiscono negli scarichi, contaminando i corsi d’acqua. Ci vorranno decenni affinché le rimanenze nelle case dei consumatori possano esaurirsi;
  • Smalti e soluzioni semipermanenti per unghie: sempre sul fronte della cosmesi, gli smalti rappresentano una delle principali fonti di rilascio di microplastiche. La situazione peggiora per le ricostruzioni in gel semitrasparenti, che possono rilasciare centinaia di frammenti di plastica ogni volta che ci si lava le mani.

Le microplastiche nei detersivi per la casa

Quello dei detersivi per la casa è uno dei fronti più problematici per il rilascio di microplastiche, poiché non è semplice rendersene conto. A differenza di un capo in fibre sintetiche o di un cosmetico con microsfere, dove l’associazione con le microplastiche è abbastanza spontanea, i detersivi – soprattutto quelli liquidi – per superfici non destano troppi sospetti. Alla vista appaiono completamente fluidi, infatti, e privi di elementi estranei.

In realtà, molti di questi detergenti incorporano nei propri ingredienti dei polimeri plastici, pensati per catturare meglio lo sporco o, ancora, per garantire una migliore brillantezza delle superfici. E sono di dimensioni talmente ridotte che nemmeno più si parla di microplastiche, bensì di nanoplastiche.

Come ridurre la produzione di microplastiche in casa

Appurate quali siano le fonti più frequenti di rilascio delle microplastiche in casa, è utile correre ai ripari con delle piccole e utili abitudini quotidiane, così come attraverso l’utilizzo di alcuni ritrovati tecnologici sicuramente utili.

Ridurre le microplastiche rilasciate dall’abbigliamento

Filtro per microplastiche
Filtro per microplastiche

Il primo e fondamentale passo per limitare la produzione di microplastiche è scegliere con oculatezza il proprio abbigliamento. Bisogna sempre privilegiare fibre naturali – meglio se biologiche e certificate – a quelle sintetiche, oggi una delle principali cause della produzione di frammenti di plastica.

Questo non significa, tuttavia, che serva buttare tutti gli indumenti sintetici che già si posseggono, anche perché si andrebbe comunque a danneggiare l’ambiente. È quindi necessario provvedere scegliendo alcuni strumenti che possano catturare le microplastiche, durante il normale lavaggio in lavatrice:

  • Buste per catturare le microplastiche: si tratta di speciali sacchetti in cui inserire il bucato sintetico prima di adagiarlo nel cestello della lavatrice. Non catturano tutte le microplastiche rilasciate dai vestiti, bensì una porzione tra il 30 e il 60% a seconda della qualità del sacchetto;
  • Filtri per lo scarico: in alternativa, si possono installare degli appositi filtri sullo scarico della lavatrice. Anche in questo caso, diverse microplastiche sfuggono, ma una buona parte – anche fino al 70% – viene catturata;
  • Lavatrice con filtro incorporato: sempre più lavatrici stanno apparendo sul mercato con un filtro anti-microplastiche incorporato, anche perché in alcuni Paesi – come la Francia – sta diventando un obbligo di legge.

Limitare le microplastiche presenti nei cosmetici

Sul fronte dei cosmetici, per evitare il rilascio di microplastiche vi è una sola regola: preferire prodotti ecobio, realizzati con sostanze naturali e certificati affinché non siano dannosi per l’ambiente. Partendo dagli scrub, bisogna preferire quelli con microsfere naturali, spesso ricavate da semi e graniglie vegetali.

Inoltre, è meglio non utilizzare il glitter – o prodotti che lo contengono – rimasto in casa dopo il divieto. E per quanto riguarda gli smalti, il consiglio è di utilizzare solo quelli ecobio, privi di polimeri plastici e, se possibile, evitare – o quantomeno ridurre durante l’anno – le ricostruzioni in gel semipermanente.

In ogni caso, quando si utilizzano cosmetici e non si è sicuri della loro composizione, è possibile utilizzare dei filtri per lo scarico del lavandino, realizzati nello stesso tessuto a maglia stretta delle buste per lavatrice. In questo modo, quando ci si lava o si rimuove il cosmetico, parte delle microplastiche verrà catturata.

Ridurre il rilascio di microplastiche dai detersivi

Infine, bisogna prestare sempre attenzione alla composizione dei detersivi per la casa che si decide di acquistare, evitando tutti quei prodotti che contengono polimeri o tensioattivi di origine plastica. Anche in questo caso, il consiglio è di affidarsi ai detergenti ecobio certificati o, ancora, a validi rimedi naturali: fra tutti, l’acido citrico è un indispensabile alleato per la pulizia naturale delle superfici.

Naturalmente, più si riduce l’uso di plastica in casa meno microplastiche si producono: è indispensabile, quindi, evitare il più possibile bottigliette, contenitori per alimenti, sacchetti e altri oggetti in plastica, preferendo alternative più sostenibili come vetro, carta, cartone e alluminio.

Post correlati

Privacy Policy Cookie Policy