Oggi, 8 marzo, è la Giornata Internazionale della Donna, quindi sì, chiamarla Festa della donna non è corretto. Non si tratta propriamente di una festa, quanto piuttosto di una ricorrenza, una giornata per rivendicare i diritti delle donne, fare il punto della situazione e capire quali sono i risultati raggiunti e quali quelli ancora da raggiungere nella lotta per la parità di genere.
Da dove ha origine la Festa della donna
Anche l’istituzione di una Giornata Internazionale dedicata alle donne in sé, dalle sue origini nel movimento femminista dei primi del Novecento fino al suo riconoscimento globale, riflette l’evoluzione della lotta dei diritti delle donne.
Inizialmente associata al socialismo e comunismo, la giornata ha gradualmente conquistato accettazione da parte di diverse fazioni politiche, diventando un simbolo universalmente riconosciuto. In Italia, la mimosa è diventato l’emblema della Festa della donna nel 1946. L’utilizzo di questo fiore non ha una valenza ideologica, ma si tratta di una scelta pratica: la mimosa è un fiore che cresce in maniera spontanea proprio in questo periodo dell’anno in tutta Italia.
Le radici della Giornata Internazionale della Donna risalgono al periodo della lotte femministe per la parità di genere e il diritto al voto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Contrariamente alla credenza comune, non ha niente a che fare con l’incendio del 1911 a New York, ma è stata ufficialmente istituita nel 1921 durante la Conferenza delle donne comuniste a Mosca. Con questa data si volevano ricordare le moltissime donne che avevano combattuto durante la rivolta di Pietrogrado nel 1917 che portò al rovesciamento dello zar.
La Giornata Internazionale della Donna anche oggi mantiene il suo impegno per la parità di genere, grazie alle manifestazioni e le iniziative delle associazioni femminili in Occidente. Nell’immaginario collettivo, però, è stata molto svuotata del suo significato e la Festa della donna è diventata un’ennesima festa commerciale.
Non solo mimose, servono diritti
Per comprendere meglio quanto, ancora oggi, dovremmo celebrare questa ricorrenza e sfruttarla per fare il punto della situazione, utilizziamo un report annuale del World Economic Forum. Tutti gli anni, dal 2006, misura lo stato attuale e l’evoluzione della parità di genere da quattro punti di vista: partecipazione e opportunità economiche, livello di istruzione, salute e sopravvivenza ed emancipazione politica.
L’ultimo, quello pubblicato a giugno del 2023 l’analisi del 2022, ha evidenziato una serie di dati tutt’altro che confortanti: allo stato attuale delle cose, riusciremo a colmare il gap di genere solo nel 2154, tra 130 anni.
I primi nove Paesi della classifica (Islanda, Norvegia, Finlandia, Nuova Zelanda, Svezia, Germania, Nicaragua, Namibia e Lituania) hanno colmato almeno l’80% dei divari. Tuttavia, nessuna nazione ha ancora raggiunto la piena parità, e l’Italia, in particolare, scivola dal 63° del 2021 al 79° posto, principalmente a causa di problemi nella partecipazione e rappresentanza politica delle donne.
Le sfide nel mercato del lavoro sono evidenti, con la partecipazione delle donne che diminuisce globalmente e disparità sostanziali (tanto in tema di disoccupazione che di occupazione in condizioni sempre tendenzialmente peggiori rispetto agli uomini). Inoltre, la leadership aziendale riflette un divario significativo: solo il 32,2% delle donne occupa posizioni dirigenziali, a fronte del 41,9% della forza lavoro complessiva.
Nel campo dell’istruzione, emerge una disparità nell’accesso alle piattaforme di apprendimento online tra donne e uomini. La leadership politica continua a essere dominata dagli uomini, nonostante un aumento delle donne in posizioni decisionali: al 31 dicembre 2022, solo il 27,9% della popolazione mondiale risiede in Paesi con un capo di Stato donna.
Se consideriamo infine la violenza di genere, in Italia, la situazione è ancora drammatica con 125 casi riportati solo nel 2022, una donna uccisa ogni 3 giorni.
Cosa ricordare oggi e sempre
Il cammino verso la parità di genere richiede un’azione collettiva e coraggiosa.
Sono necessarie proposte concrete, come congedi parentali, certificazione della parità di genere, maggiore informazione, potenziamento dell’educazione affettiva. L’inclusione economica delle donne e la parità di genere nella leadership, sia aziendale che politica, sono imperativi per affrontare le disuguaglianze pervasive in famiglia e nella società.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).