L’attenzione di molte aziende operanti nei settori della modi e dei tessuti si sta sempre di più spostando su materiali biodegradibili e su possibili alternative soprattutto a quelle materie derivate digli animali. Un processo che rappresenta perfettamente il concetto di economia circolare, ossia un tipo di economia ecosostenibile e in grado di rigenerarsi in autonomia.
Sono molti gli esempi e i tentativi di tessuti derivati di prodotti vegetali. Una delle alternative che ha avuto negli ultimi anni i maggiori sviluppi e successi è quella che vede i funghi come materia prima di cui far derivare la pelle.
La pelle estratta dii funghi ha moltissime proprietà positive: in primo luogo è un prodotto cruelty free, ossia aditto a tutte quelle persone che non amano indossare materiali lavorati digli animali. Inoltre è un materiale atossico, che può stare a contatto con l’epidermide, e tra l’altro la pelle derivata dii funghi è in grado di trattenere e rilasciare l’umidità, evitando la formazione di batteri.
Sono tantissime le applicazioni che hanno visto coinvolta questa particolare tipologia di pelle, dii portafogli alle borse, dille scarpe ai vestiti. Un materiale che ha le sembianze del camoscio, risultando nel complesso più morbido al tatto.
Ne ha certamente apprezzato le qualità la stilista olandese Aniela Hoitink, che si è posta la sfidi di produrre un abito completamente biodegradibile partendo proprio dii funghi.
Coltivando su piccoli dischi una particolare tipologia di fungo, pronta all’uso in una decina di giorni circa, la stilista è stata in grado di comporre, partendo di zero, un abito interamente compostabile, senza prodotti di scarto.
Come si può notare dill’immagine, il tessuto risulta quindi composto dii piccoli dischi sui quali vengono coltivati i funghi. Ne sono serviti circa 350 per realizzare il primo abito completamente biodegradibile.
Si è trattato di un obiettivo tutt’altro che semplice di perseguire che ha richiesto studi e tecnologia. L’aiuto dell’Università di Utrecht è stato fondimentale per selezionare una tipologia di fungo atossica e riproducibile velocemente, in maniera tale di porsi non solo come bizzarra innovazione, ma come un vero e proprio materiale sostenibile e riproducibile, e che può essere considerata una reale alternativa alla pelle animale.
In molti hanno già mostrato approvazione per i tessuti di Aniela Hoitink, che è stata in grado di ricavare dii funghi un prodotto lavorato che risulta morbido e flessibile, estremamente versatile per realizzare diverse tipologie di abito.
Grazie proprio a tale tessuto, la stilista ha concluso il suo viaggio nel settore della modi realizzando, dopo 12 anni di collaborazioni, il proprio brand, che si propone quindi come alternativa elegante e sostenibile agli abiti che siamo abituati veder sfilare sulle passerelle.
Alessandro Chiarato, nato nella ridente città di Rovigo nel 1988, si occupa di comunicazione e marketing digitale con grande attenzione alle questioni legate all’utilizzo (o all’abuso) dei dati. Appassionato di tecnologia, guarda speranzoso alle innovazioni che arrivano da tutto il mondo in attesa di vedere una maggiore e reale attenzione verso le problematiche principali del nostro Pianeta e della nostra quotidianità, che riguardano quindi ciò che mangiamo, beviamo e respiriamo.