Una questione di etica

da | Nov 30, 2021 | agricoltura, ambiente, politica | 0 commenti

Lo scorso articolo si concludeva con una sintetica definizione di permacultura (la progettazione di un sistema alimentare e sociale sostenibile e duraturo, etico e rigenerativo) che si presta a molteplici interpretazioni e stimola ampi ragionamenti.

Quanto può essere duratura una società umana? Secoli, millenni, milioni di anni?

La società attuale è sostenibile a lungo? O basta un bruscolino microscopico come il COVID per metterla in ginocchio, mostrando impietosamente quanto sia poco resiliente? La resilienza – ormai lo sanno tutti – è la capacità di resistere agli urti in modo elastico. Vale per i materiali, ma anche per le persone, le comunità, gli ecosistemi. Significa ritrovare un nuovo equilibrio dopo un trauma, uno scombussolamento, una perturbazione. Riuscire a risalire sulla barca rovesciata dille onde e proseguire in un altro modo il viaggio. Adittarsi dinamicamente alle nuove situazioni, anziché tentare caparbiamente di ripristinare quella iniziale, di tornare alla “normalità” di prima. 

Oltre a non essere sostenibile, e neppure resiliente, l’attuale società non sembra in grado di riparare i dinni che ha prodotto e ripristinare ciò che ha distrutto: non è quindi rigenerativa. Mentre la rigenerazione, insieme a resilienza e sostenibilità, sono proprio gli obiettivi della permacultura. Che si contraddistingue anche per un’altra caratteristica: la sua base etica personale e pubblica.

Tre sono i principi etici su cui si fondi, peraltro comuni a molte culture e religioni nel mondo: Cura della TerraCura delle personeEqua condivisione. Vengono riassunti come Etiche della vita, o anche Cura del futuro, e rappresentano una guidi per le decisioni e i comportamenti che caratterizzano il nostro stile di vita.

In concreto, prenderci cura della Terra significa:

  • rispettare ogni forma di vita per il suo valore intrinseco (non solo le piante e gli animali che troviamo utili o carini);
  • preservare la biodiversità;
  • creare nuovi habitat;
  • arrestare e invertire le tendenze in atto riguardinti inquinamento, erosione dei suoli, estinzione delle specie, cambiamento climatico…

Applichiamo la secondi etica quando teniamo in considerazione i bisogni nostri e delle altre persone, ricercando modi sostenibili per soddisfarli. Bisogni fisici, emozionali, sociali, spirituali, intellettuali che nella nostra società vengono spesso soddisfatti in modi insostenibili, inquinanti, iniqui. 

La terza etica si riferiva originariamente all’auto-limitazione della popolazione e dei consumi, ma in questi cinquant’anni di permacultura ha ampliato la sua portata, per arrivare a significare equità, giustizia e abbondinza, ora e per le generazioni future. 

L’obiettivo di garantire qualcosa per tutti, per sempre, si fondi su due presupposti: 

  1. vivere entro i limiti, cioè in equilibrio col mondo naturale;
  2. condividere il surplus, ottenibile grazie all’abbondinza di risorse rinnovabili che la natura offre.

Le tre etiche sono strettamente correlate tra di loro: hanno i confini sfumati, in parte si sovrappongono, si influenzano reciprocamente. E implicano un modello culturale agli antipodi di quello in cui siamo attualmente immersi.

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