Approvata ad aprile dal Parlamento Europeo, la direttiva UE sul diritto alla riparazione è entrata in vigore dal 30 luglio. Contrasterà l’obsolescenza programmata e incentiverà la riparazione dei dispositivi elettronici, riducendo i rifiuti e promuovendo la sostenibilità.
Produttori e venditori dovranno garantire il diritto alla riparazione
La nuova direttiva imporrà ai fabbricanti e ai venditori di fornire servizi di riparazione per i dispositivi elettronici al posto della sostituzione e coprirà una vasta gamma di beni di consumo, tra cui lavatrici, lavastoviglie, televisori e smartphone. I produttori dovranno fornire informazioni chiare per la riparazione dei prodotti venduti e offrire assistenza a costi ragionevoli. Anche i pezzi di ricambio potranno essere inviati a centri di assistenza di terze parti.
Se un consumatore opterà per la riparazione invece della sostituzione, avrà diritto a un anno aggiuntivo di garanzia sul prodotto. I costi di riparazione (esatti o il costo massimo) dovranno essere dichiarati in modo trasparente al momento della consegna del dispositivo. Il prodotto riparato verrà restituito entro 30 giorni e il consumatore avrà diritto a un dispositivo sostitutivo durante il periodo di riparazione.
Verranno meno anche altri ostacoli alla riparazione. Viene abolito, infatti, il divieto di utilizzare componenti creati in modo indipendente o stampati in 3D per le riparazioni. I produttori non potranno rifiutare ulteriori riparazioni su un dispositivo solo perché è stato precedentemente manipolato da terzi.
La Commissione Europea prevede il lancio di una piattaforma online che permetterà ai cittadini di trovare i centri di riparazione più vicini, venditori di prodotti usati e iniziative comunitarie come i repair café. Ogni Stato membro sarà responsabile della creazione del proprio sito locale per facilitare l’accesso a questi servizi.
Gli obiettivi della direttiva
Il diritto alla riparazione sottrarrà alla discarica un enorme quantitativo di rifiuti. Lo smaltimento prematuro dei dispositivi, infatti, consuma 30 milioni di tonnellate di risorse e genera 35 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno.
Oltre al considerevole impatto ambientale, la sostituzione dei dispositivi elettronici rotti comporta circa 12 miliardi di euro all’anno per i cittadini europei. Con queste nuove indicazioni, l’impatto economico dovrebbe essere decisamente inferiore: i costi di una riparazione sono tendenzialmente più bassi rispetto a una sostituzione.
Adeguamento degli Stati membri alla direttiva
Gli Stati membri dell’UE avranno 24 mesi per recepire la direttiva nel loro diritto nazionale. Dovranno attuare strategie per promuovere le riparazioni, introducendo buoni d’acquisto e fondi per la riparazione, avviando campagne di informazione e corsi di riparazione e sostenendo gli spazi di riparazione comunitari.
Questa nuova normativa rappresenta un passo significativo verso una maggiore sostenibilità. Come spiegato in un post su X dal commissario Ue alla Giustizia Didier Reynders: “Oggi entrano in vigore le nuove regole su #Right2Repair. Trasformeranno il nostro modo di consumare rendendo più facile per tutti riparare i propri beni, invece di sostituirli automaticamente. Contribuiranno inoltre allo sviluppo dell’intero ecosistema di riparazione, riutilizzo e ristrutturazione. Un importante passo avanti per un’Europa sostenibile e climaticamente neutra”.

Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).