Il Regno Unito dice addio al carbone: chiude Ratcliffe-on-Soar, una tra le centrali più inquinanti d'Europa

Regno Unito: la centrale Ratcliffe-on-Soar, inaugurata nel 1967, chiude definitivamente. L'area diventerà un polo di produzione di idrogeno verde entro il 2030.

Il 30 settembre, il Regno Unito ha chiuso l’ultima centrale a carbone e ora punta all’idrogeno verde.

La centrale Ratcliffe-on-Soar è stata inaugurata nel 1967 e, con i suoi 2.000 megawatt di capacità, alimentava 2 milioni di abitazioni. Classificata al 18° posto tra le centrali più inquinanti d’Europa, ha finalmente ricevuto l’ultimo carico di carbone a giugno.

Ora, ci vorranno due anni per smantellarla completamente, ma il futuro è già in moto: la zona si trasformerà in un polo di produzione di idrogeno verde entro il 2030, con una capacità di 500 megawatt e la creazione di 8.000 posti di lavoro. E così, la patria della Rivoluzione Industriale volta pagina definitivamente.

Il ruolo del carbone

Grazie alle sue risorse di carbone, il Regno Unito ha alimentato la crescita dell’industria manifatturiera e l’espansione dei trasporti. Il carbone, una risorsa abbondante nel sottosuolo britannico, ha fornito l’energia necessaria per far funzionare le prime macchine a vapore e ha permesso la costruzione di ferrovie, che collegavano le nuove fabbriche ai mercati.

Un legame fortissimo quello tra carbone e sviluppo industriale che ha segnato profondamente l’economia britannica: pensiamo, ad esempio, che all’inizio del XX secolo il carbone copriva oltre il 95% del fabbisogno energetico del Regno Unito.

Una dipendenza che riguarda non solo il Regno Unito e che ha effetti ambientali pesantissimi. Le emissioni di CO2 sono cresciute esponenzialmente contribuendo in maniera diretta al cambiamento climatico di cui cominciamo a vedere sempre più spesso gli effetti. Dal 1850 al 2022, le emissioni sono cresciute di 182 volte: il Regno Unito, insieme a Stati Uniti, Cina e Russia, sono tra i principali responsabili.

Ratcliffe-on-Soar: chiude l’ultima centrale a carbone del Regno Unito

Posticipata di un paio di anni a causa della crisi energetica legata alla guerra in Ucraina, la chiusura di Ratcliffe-on-Soar è in realtà solo l’ultima, in ordine cronologico, delle azioni intraprese dal Regno Unito per limitare la dipendenza dalle fonti fossili e intraprendere un percorso verso un approvvigionamento energetico più verde.

Il governo britannico aveva annunciato nel 2008 la graduale eliminazione del carbone. Progressivamente la quota di elettricità derivante da questa fonte è scesa dal 40% del 2012 all’1% nel 2023, anche grazie anche all’aumento dell’energia eolica e solare.

Oggi, il Regno Unito diventa la prima economia avanzata e membro del G7 a rinunciare completamente alla produzione di energia derivante dal carbone

Il resto dell’Europa

Con gli obiettivi fissati nell’Agenda 2030, sono molti i Paesi che stanno lavorando per chiudere o riconvertire le loro centrali a carbone. Anche se, a livello globale, il 35,5% dell’elettricità mondiale ancora viene prodotta grazie a questo combustibile fossile.

Cina, India, Stati Uniti e Giappone rimangono tra i principali utilizzatori, mentre a livello europeo ad esserne maggiormente dipendente è la Germania (nel 2023, il carbone ha contribuito per il 27% alla produzione di elettricità del Paese).

In Italia sono ancora in funzione quattro centrali a carbone, ma il governo prevede la loro chiusura entro il 2027. Tre sono gestite da Enel (Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia, quella di Brindisi e quella di Portoscuso in Sardegna), una è gestita da Ep Produzione (e si trova vicino a Porto Torres, in Sardegna).

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