1,5 milioni di canguri abbattuti ogni anno: ecco perché questa strage riguarda anche noi

L’Italia è tra i principali importatori di carne e pelle di canguro. LAV denuncia la strage annuale e sollecita una legge per vietare questo commercio anche in Europa.

1,5 milioni di canguri abbattuti ogni anno: ecco perché questa strage riguarda anche noi - immagine di copertina

    Non se ne parla abbastanza, eppure la caccia ai canguri è una delle stragi di animali selvatici più feroci al mondo. Ogni anno, in Australia, un milione e mezzo di canguri viene abbattuto in una mattanza pianificata e autorizzata dal governo per controllare la popolazione dell’animale simbolo del continente. Dietro questa operazione si cela però un business internazionale, che coinvolge anche diversi Paesi europei.

    L’Italia è tra i principali responsabili del commercio di carne e pelle di canguro, con 381 tonnellate acquistate tra il 2019 e il 2022, per un valore complessivo di 3,8 milioni di euro. Primo importatore in Europa, il nostro Paese si colloca invece al quinto posto a livello globale, insieme al Vietnam, dopo Turchia, Pakistan, India e Indonesia.

    LAV – Lega Anti Vivisezione, nel 2019, ha avviato una campagna di sensibilizzazione sul tema, portando in Italia il documentario Kangaroo: a love-hate story (il docu-film che ha svelato la strage silenziosa di questi animali) e redigendo un report completo su cause e conseguenze della mattanza (svelando anche i nomi delle aziende italiane che fanno largo uso della pelle di canguro).

    A metà ottobre, con una conferenza nella Sala Stampa della Camera dei Deputati organizzata, LAV ha lanciato l’allarme sul ruolo attivo del nostro Paese nella strage di questi animali e sollecitato il Parlamento a discutere la proposta di legge C.961. Presentata il 7 marzo 2023 e assegnata alla Commissione Agricoltura il 27 febbraio 2024 (ma non ancora nell’agenda della Commissione), la proposta vuole vietare l’importazione e il commercio di prodotti derivati dalla caccia commerciale ai canguri in Italia. Se approvata, questa normativa rappresenterebbe il primo divieto di questo genere nell’Unione Europea.

    Qualche dato in più

    La caccia ai canguri è uno dei massacri più vasti e regolamentati della fauna selvatica al mondo, con una quota di abbattimenti stimata a circa 1,6 milioni di esemplari ogni anno. Proprio il report di LAV del 2019 evidenzia come il numero reale potrebbe essere anche più elevato, considerando che alcuni cacciatori agiscono al di fuori delle quote ufficiali.

    Sono tre le specie colpite: il Canguro rosso (Macropus rufus), che rappresenta la specie di canguro più grande e più famosa dell’Australia; il Canguro grigio orientale (Macropus giganteus), diffuso nelle aree costiere e nelle foreste dell’est; e il Canguro grigio occidentale (Macropus fuliginosus), che occupa principalmente le regioni occidentali.

    Questi animali non vengono selezionati in base a criteri ecologici o di controllo della popolazione, ma piuttosto per rispondere a una domanda di mercato. Come sottolinea la LAV, infatti, le cifre di abbattimento, autorizzate annualmente dai governi locali, sono motivate dalla pressione delle industrie che lavorano la pelle e la carne di canguro per il mercato globale.

    Questa pratica non tiene i rischi legati alla diminuzione della popolazione, e può avere effetti devastanti sugli equilibri degli ecosistemi australiani.

    Caccia ai canguri e quote di abbattimento

    La caccia ai canguri si concentra principalmente in quattro Stati australiani: Queensland, Nuovo Galles del Sud, Australia Meridionale e Western Australia. Queste aree ospitano la maggior parte della popolazione di canguri (stimata attorno a 50 milioni di esemplari), ma la pressione della caccia intensiva rende sempre più fragile l’ecosistema locale. Ogni Stato ha implementato delle quote annuali di abbattimento, definite harvest (prelievi) per rendere il concetto meno cruento, ma di fatto queste quote rappresentano una minaccia reale per il mantenimento della specie a lungo termine.

    Le popolazioni di canguri, infatti, sarebbero monitorate in maniera approssimativa, e le stime ufficiali non includerebbero tutti i fattori che possono influire sul declino delle specie. Il monitoraggio delle popolazioni avverrebbe con metodi che, secondo LAV, non garantiscono l’accuratezza delle cifre: questo porta a una gestione superficiale della fauna e a un aumento della vulnerabilità dei canguri, soprattutto nelle aree più colpite dai cambiamenti climatici.

    In cosa consiste la caccia al canguro?

    La caccia ai canguri avviene prevalentemente di notte.

    I cacciatori si servono di potenti fari che accecano temporaneamente i canguri, rendendoli un bersaglio facile e impedendo loro di fuggire. Una volta immobilizzati dalla luce, i canguri vengono colpiti da un singolo colpo alla testa, che in teoria dovrebbe garantire una morte rapida. Tuttavia, il report LAV mette in luce che molti esemplari non subiscono un’esecuzione veloce, ma vengono prima brutalmente feriti e muoiono in modo lento e doloroso.

    Non solo. Quando un canguro femmina viene ucciso, i piccoli (joeys) vengono lasciati a morire di fame o attaccati dai predatori. La crudeltà verso i cuccioli è uno degli aspetti più controversi e problematici della caccia, una realtà che molti ignorano ma che aggrava ulteriormente il bilancio di vite perse. Inoltre, il metodo di abbattimento non tiene conto dei legami sociali e familiari dei canguri, con impatti negativi anche sul comportamento degli individui sopravvissuti.

    Carne e pelle di canguro: un business controverso

    Ma cosa c’è alla base di questa mattanza? La carne e la pelle dei canguri sono prodotti di un business che si estende a livello globale.

    La carne di canguro è venduta soprattutto in Europa, dove viene promossa come alternativa più magra rispetto alla carne bovina, mentre la pelle viene utilizzata per prodotti di moda di lusso e attrezzature sportive (come scarpini da calcio e tute da motociclista). Il report di LAV denuncia come il mercato della pelle di canguro sia incentivato da grandi marchi che promuovono questi prodotti come naturali e sostenibili, naturalmente tenendo i clienti all’oscuro del massacro che alimenta questo commercio.

    Oltre agli aspetti etici e di conservazione di questa specie, la questione va considerata anche per le implicazioni sanitarie. La carne è spesso contaminata a causa delle condizioni di macellazione all’aperto, dove non è raro trovare carcasse trasportate senza refrigerazione per centinaia di chilometri. La mancanza di regolamentazioni adeguate e di controlli sanitari rende questi prodotti potenzialmente pericolosi per il consumo umano.

    Per fermare la strage di canguri, LAV ha indetto una petizione per chiedere l’approvazione della proposta di legge che vieta l’import di pelle di canguro in Italia: per firmarla, clicca qui.

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