5 storie horror sugli animali che probabilmente non conoscevi

Scopri le sfumature horror della natura con racconti di predatori e pericoli insospettabili. Storie di capodogli, megattere, orche, aquile reali e orsi polari raccolte per te.

La natura è meravigliosa in tutte le sue forme, ma ciò non toglie che ogni tanto prenda delle sfumature che definire horror è riduttivo. La vedova nera o la mantide religiosa, che hanno la simpatica abitudine di divorare il proprio partner dopo l’accoppiamento, sono gli esempi più conosciuti della veste splatter di Madre Natura, ma ci sono altri racconti meno conosciuti che sono davvero al limite dell’incredibile.

Ne abbiamo raccolti cinque per voi per cui, mettete a letto i bambini, e buona lettura!

Moby Dick

Il romanzo Moby Dick racconta la storia dell’eterna lotta tra un cocciuto pescatore e un temibile capodoglio (tanto per minimizzare e distruggere in una riga uno dei più grandi capolavori dell’Ottocento, ndr). La pericolosità della balena in questione era collegata alla sua ferocia e alla sua astuzia. Nella realtà però i capodogli non sono per niente feroci, seppur incredibilmente intelligenti: si tratta dell’unica balena dotata di denti, che vengono utilizzati per mangiare la sua preda preferita, il calamaro gigante. Il capodoglio è una balena estremamente intelligente, al punto di essere in grado di controllarsi per non ferire gli esseri umani.

I capodogli comunicano infatti attraverso i click, una sorta di schiocco che può essere estremamente potente, poiché si tratta di balene che nuotano a chilometri di profondità e di distanza tra loro. Il click di un capodoglio emette un’onda sonora talmente potente da poter creare seri danni a un uomo, qualora si trovasse nelle sue vicinanze. Un click emesso da relativamente vicino potrebbe far vibrare gli organi interni di una persona sino a farli arrivare alla consistenza della gelatina, causando probabilmente una paralisi, che, essendo immersi in acqua, non sarebbe piacevole.

Tuttavia i capodogli si rendono conto di tutto ciò e quando sono vicini a sommozzatori e nuotatori sussurrano, abbassando il volume della loro voce. È capitato che questa sensibilità verso l’uomo non fosse ancora sviluppata in un giovane capodoglio che incuriosito da un sommozzatore ha cominciato a cliccare nella sua direzione, paralizzandogli un arto. Per fortuna dopo qualche ora l’uomo ha ripreso la sensibilità del proprio braccio e tutto si è risolto per il meglio.

Per la serie, le parole feriscono più della spada, soprattutto se pronunciate a 230 decibel!

La balena di pinocchio

Rimanendo in tema balene, ho sempre pensato che quei video di persone che nuotano e fanno kayaking vicino alle balene fossero al limite dell’insensato. Come si può stare tranquilli vicino a un animale così grande? Anche per un semplice errore potrebbe succedere una tragedia.

Sarà che oramai le tecnologie leggono anche il pensiero, ma mi capita di vedere sempre più spesso episodi che confermano la mia tesi. Così, prima, mi è comparso il video della megattera che ha colpito un surfista, poi l’orca che è saltata su una barca distruggendola e infine, finalmente, il video che dimostrava che avevo ragione.

Una megattera che letteralmente inghiotte non uno, ma ben due nuotatori.

Per nutrirsi infatti le megattere spalancano la propria enorme bocca inghiottendo tonnellate di krill (in pratica piccoli gamberetti). È capitato che qualcuno si trovasse nel posto sbagliato al momento sbagliato, come i due poveri nuotatori inghiottiti a loro volta dalla balena.

Com’è andata a finire? Come se noi ingoiassimo una mosca: iniziamo a sputare schifati sino a espellerla. Così nel giro di qualche secondo anche i due malcapitati sono stati sputati dalla balena.

Qualche secondo che immaginiamo sarà sembrato particolarmente lungo…

I bulli del mare

Chiudiamo il capitolo delle storie a lieto fine, perlomeno per gli uomini, presentandovi il globicefalo.

In acqua comandano le orche: che tu sia un’enorme balenottera azzurra o un feroce squalo bianco, se passa un gruppo di orche (ovvero un pod) in cattiva giornata potrebbero non essere bei momenti. Le orche non si nutrono principalmente di questi animali, ma all’occorrenza possono attaccarli per far capire chi comanda o per mangiarli (in tempi di guerra…). Le orche non hanno rivali, sono estremamente intelligenti, si coordinano in gruppo e hanno tecniche di caccia avanzatissime: non ce n’è per nessuno. Tranne per il globicefalo.

Il globicefalo è un tipo di delfino con un hobby particolare: usa la sua enorme testa per colpire lo stomaco delle orche fino a farle vomitare, per poi nutrirsi del loro vomito. Per questo motivo non è che le orche si sentano minacciate dai globicefali, ma preferiscono starne alla larga (e come biasimarle).

Gente strana, i globicefali…

Attenzione agli amici a quattro zampe… e due ali

L’aquila reale non è solo la protagonista della famosa filastrocca in cui non si vedono i due liocorni, ma è anche un temibile predatore del cielo con un’apertura alare che arriva sino a due metri. Con il suo sguardo scruta piccole prede, piomba in picchiata e le afferra coi propri artigli per poi divorarle.

In certe zone del mondo, come la Norvegia (dove mi è stato raccontato questo aneddoto), quando porti a spasso il tuo cagnolino (soprattutto se di taglia molto piccola) il motivo per cui lo tieni al guinzaglio non è per paura che finisca sotto una macchina, ma per paura delle aquile.

È capitato in diversi casi che un malcapitato cagnolino, lasciato libero di correre e perso di vista per qualche attimo, librava poi nell’aria, tra gli artigli di un’aquila, per non tornare mai più.

Orsi polari

Esistono otto specie di orso, dall’innocuo panda all’enorme grizzly, ma dal punto di vista della ferocia e della letalità l’orso polare occupa primo, secondo e terzo posto del podio. Ci sono varie tattiche per sfuggire agli orsi se per qualche strano motivo doveste finire in una situazione sfortunata: in certi casi bisogna fingersi morti, in altri bisogna aumentare le dimensioni della propria sagoma sventolando il proprio cappotto o unendosi a qualcun altro e allargando le braccia, in altri ancora basta stare fermi, a seconda del tipo di orso che incontriamo.

Ma se incrociamo un orso polare non c’è niente da fare per salvarci.

È capitato che una nave spacca ghiaccio affondasse e le persone siano state costrette a scendere su un enorme lastra di ghiaccio galleggiante in attesa dei soccorsi, a qualche ora di distanza. A un certo punto in lontananza il gruppo ha visto un orso polare su un’altra lastra di ghiaccio tuffarsi in acqua, scomparire, e risalire su una lastra più vicina. E poi di nuovo, l’orso scompare in acqua e ricompare più vicino. Ancora una volta, sino a salire sulla lastra di ghiaccio in cui c’erano anche gli uomini.

L’orso si avvicina al gruppo, afferra un uomo, lo trascina prima nell’acqua gelida, poi nella lastra di ghiaccio vicina e comincia il proprio pasto, con l’intero gruppo impietrito e con la sola speranza che l’orso non abbia più fame una volta terminato.

Ho sentito questa storia in un podcast e, sempre in Norvegia, ho chiesto a chi mi ospitava se fosse una storia plausibile. Mi hanno detto che era una storia assolutamente credibile e me ne hanno raccontata un’altra.

Durante un’escursione una coppia di donne si è trovata faccia a faccia con un orso polare e purtroppo una delle due non ce l’ha fatta e l’altra, per salvarsi, si è dovuta lanciare giù da un dirupo, uscendone ferita, ma salva.

Morale della favola: evitate di trovarvi da soli con un orso polare.

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