Quando parliamo di agricoltura idroponica, ci riferiamo a una tecnica di coltivazione senza la terra e quindi fuori dal suolo, gestita con l’ausilio dell’acqua in cui vengono sciolte le sostanze nutritive adatte a far crescere le piante.
L’agricoltura idroponica è una pratica estremamente importante per affrontare diverse problematiche della nostra società, la sua storia ha origini antiche, ma nonostante ciò rimane una tecnica estremamente moderna.
Agricoltura idroponica
Le origini
Tecnica utilizzata nei giardini pensili babilonesi, l’agricoltura idroponica è adatta a qualsiasi tipo di pianta: quando parliamo di piante idroponiche, infatti, non ci riferiamo a particolari specie vegetali, adatte esclusivamente alla coltivazione in acqua, ma semplicemente a piante prodotte seguendo la tecnica idroponica. Lattuga, spinaci, pomodori, aglio, sedano e valeriana, ma anche piante aromatiche (menta, maggiorana, origano, basilico e prezzemolo), oltre a piante grasse e piante decorative: la coltura idroponica è adatta e adattabile a moltissimi generi di piante.
In linea generale, è importante che le piante coltivate con la tecnica idroponica ricevano la giusta quantità di ossigeno, sali minerali, luce e aria. Sono tre gli elementi nutritivi principali e indispensabili: azoto, fosforo e potassio. Durante la sua crescita e fioritura, la pianta può necessitare anche di elementi nutritivi secondari come calcio, zolfo, magnesio.
Agricoltura idroponica con e senza substrato
L’agricoltura idroponica si può sviluppare attraverso due modalità. La prima è l’idroponica con substrato, che richiede l’utilizzo di un materiale poroso (sabbia, lana di roccia, perlite, argilla espansa): questo substrato viene annaffiato con acqua e sostanze nutritive e cambia a seconda della tecnica idroponica utilizzata per la coltivazione delle piante. La seconda tecnica non prevede l’utilizzo del substrato e le radici delle piante sono immerse direttamente nella soluzione nutritiva, composta da acqua e sostanze disciolte.
L’agricoltura idroponica è senza dubbio una valida soluzione green ed eco-compatibile, soprattutto per risolvere il problema legato a una crescente richiesta di risorse alimentari. Non può però essere considerata agricoltura biologica, perché le piante non vengono coltivate nel suolo.
I vantaggi legati a queste tecniche di coltivazione sono molti. L’agricoltura idroponica permette di coltivare ovunque, anche in condizioni climatiche sfavorevoli. Sfruttando al meglio il potenziale genetico delle piante, si può coltivare di più e in meno tempo, il tutto in spazi relativamente contenuti e organizzati in modo efficiente e risparmiando acqua e terreni.
Naturalmente per sfruttare al meglio l’agricoltura idroponica è necessaria una profonda conoscenza delle tecniche e del tipo di piante che si intendono coltivare (anche se, è giusto sottolinearlo, la coltivazione idroponica si può realizzare anche in casa, in autonomia). Va anche considerato che la coltivazione idroponica richiede un costo maggiore in termini di energia e impianti per l’irrigazione e che le piante sono più fragili rispetto a quelle coltivate nel suolo, perché legate a un sistema artificiale.
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Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).