Animali strani: tutto quello che non sai sul cane procione

Originario dell’Asia, il cane procione è un mammifero notturno, onnivoro e semiletargico, riconoscibile per la sua maschera facciale da procione e la coda folta. Oggi è considerato una specie invasiva dai risvolti ecologici complessi.

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    In un angolo del mondo tra le foreste umide dell’Asia orientale e le fitte boscaglie e zone umide dell’Europa dell’Est, si aggira un animale che confonde anche gli occhi dei più esperti: ha la maschera facciale di un procione, il corpo di un piccolo canide e un’andatura che ricorda quella di un tasso. Il cane procione (nome scientifico Nyctereutes procyonoides) non è un incrocio genetico, né un animale fantastico, ma una creatura reale, uno strano mammifero che unisce tratti visivi da cartone animato e comportamenti da solitario notturno.

    Un travestimento peloso che confonde anche gli zoologi

    Il cane procione è un canide (una famiglia totalmente diversa rispetto a quella del procione), ma a prima vista nessuno lo direbbe. Il suo corpo compatto, il muso corto e appuntito, le orecchie piccole e la coda folta gli conferiscono un’aria più da peluche che da predatore. Ma l’elemento che più colpisce è la maschera scura attorno agli occhi, quasi identica a quella di un procione. Questo travestimento naturale non ha solo un effetto scenico: è un adattamento mimetico, utile a confondersi tra le ombre del sottobosco.

    La pelliccia è folta, ispida e altamente isolante, perfetta per affrontare inverni rigidi. Il mantello varia dal grigio bruno al dorato, con sfumature più scure sul dorso. Può arrivare a 60 cm di lunghezza corporea, con una coda che ne aggiunge altri 15–20. Pesa in media tra i 5 e i 10 chili. A differenza della maggior parte dei canidi, ha zampe corte e un’andatura ondeggiante, che lo fa sembrare goffo, ma che gli consente di muoversi con discrezione tra vegetazione fitta e terreni umidi.

    Uno degli aspetti più insoliti è la capacità di accumulare uno spesso strato di grasso in vista dell’inverno, durante il quale può andare in letargo parziale. Questo adattamento gli permette di sopravvivere in ambienti molto freddi, riducendo le attività metaboliche e limitando i movimenti per mesi.

    Dalle foreste asiatiche alle campagne europee: un viaggio ecologico (e invasivo)

    Originario dell’Estremo Oriente – in particolare Cina, Corea, Giappone e Siberia orientale – il cane procione ha colonizzato ambienti molto diversi grazie alla sua sorprendente plasticità ecologica. Ama boschi umidi, foreste decidue, zone paludose e margini di fiumi, ma può spingersi anche in zone agricole e suburbane. In Giappone è un animale quasi folkloristico, noto come tanuki, mentre in Europa è diventato una specie invasiva.

    Importato nell’Unione Sovietica negli anni ’30 per la produzione di pellicce, è stato rilasciato in natura in diverse aree. Da lì si è diffuso in Ucraina, nei Paesi Baltici, in Finlandia, Polonia, Germania e persino in Italia nord-orientale. Questa espansione, favorita dalla mancanza di predatori naturali, ha sollevato preoccupazioni ambientali: il cane procione può infatti alterare gli equilibri delle specie autoctone, competere per le risorse e diffondere malattie come la rabbia o la leptospirosi.

    Il suo rifugio preferito è il sottobosco fitto o il bordo di ambienti acquatici, dove può costruire tane sotterranee o riutilizzare quelle abbandonate da altri animali. Non ama le zone aperte e si muove soprattutto di notte, riducendo al minimo gli incontri con l’uomo.

    Un animale onnivoro e solitario

    Il cane procione è un onnivoro opportunista, con una dieta flessibile che varia a seconda della stagione e dell’ambiente. Mangia praticamente tutto ciò che trova: insetti, piccoli roditori, anfibi, uova, bacche, frutta, pesci, carogne e persino cereali. In autunno si ingozza di frutti e semi ad alto contenuto calorico per prepararsi al lungo inverno.

    Durante l’inverno, se le temperature scendono sotto lo zero per periodi prolungati, entra in uno stato simile al letargo, riducendo l’attività e vivendo delle riserve accumulate. È l’unico canide conosciuto con questa strategia.

    A differenza di lupi e volpi, non è territoriale né particolarmente aggressivo. Vive spesso in coppia stabile e la riproduzione avviene in primavera, dopo un corteggiamento silenzioso. I cuccioli, da 6 a 9 per parto, nascono ciechi e dipendono totalmente dai genitori nelle prime settimane.

    Il cane procione comunica con vocalizzi sommessi e marcature olfattive. Quando è spaventato, può immobilizzarsi completamente, simulando la morte – un comportamento noto come tanatosi, insolito per un canide ma efficace nel confondere i predatori.

    Qualche curiosità, tra miti giapponesi, monogamia esemplare e invasioni europee

    In Giappone è noto come tanuki ed è protagonista di numerose leggende, in cui viene rappresentato come uno spirito burlone e trasformista, capace di cambiare forma e portare fortuna. Le sue statue, con occhi sgranati e pancia rotonda, si trovano ovunque: nei giardini, nei templi, perfino fuori dai ristoranti.

    Dal punto di vista biologico, è tra i canidi con i legami di coppia più solidi: molte coppie restano insieme tutta la vita, e la collaborazione nella cura dei cuccioli è esemplare. Ma il suo successo riproduttivo e la grande capacità di adattamento lo hanno reso anche un problema ambientale. Oggi è incluso tra le 100 specie invasive più dannose d’Europa, secondo la lista ufficiale dell’Unione Europea, per l’impatto negativo su fauna locale e salute pubblica, considerata la sua capacità di trasmettere malattie come echinococcosi e rabbia.

     

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