
Colori surreali, paesaggi che sembrano appartenere a un altro pianeta e un equilibrio delicato tra natura e memoria industriale. La Cava di Bauxite di Otranto è uno di quei luoghi che sembrano usciti da un libro di fantascienza ma che invece esiste davvero e si trova nel cuore del Salento. Questa ex miniera abbandonata è diventata nel tempo una vera attrazione naturalistica, un luogo particolarissimo dove il rosso della terra si scontra con il verde dell’acqua piovana che ha riempito il cratere. Ma dietro a tutto ciò, c’è una storia più complessa, fatta di sfruttamento minerario, di abbandono e anche di una rinaturalizzazione spontanea.
Un’eredità mineraria trasformata in oasi paesaggistica
La Cava di Bauxite di Otranto è il risultato di decenni di estrazione intensiva: tra il 1940 e la metà degli anni ’80, il sito fu attivo per l’estrazione della bauxite, una roccia dalla quale si ricava l’alluminio. La cava venne poi dismessa e abbandonata, lasciando in eredità un grande cratere. Nel tempo, l’acqua piovana ha creato un piccolo lago al centro della cava (un piccolo bacino che varia estensione e profondità in base al clima e alle precipitazioni) e dato vita a un ecosistema unico. Senza interventi umani diretti, alcune specie vegetali e animali infatti hanno iniziato a colonizzare l’area: un esempio interessante di rinaturalizzazione spontanea.

Il colore rosso acceso del terreno, dovuto all’alta concentrazione di ferro, contrasta in modo spettacolare con il verde del lago e il cielo azzurro. Il contrasto cromatico, unito all’aspetto brullo e quasi desertico delle pareti, ha reso il sito una meta ambita da fotografi, turisti e appassionati di escursioni.
Gestione, accessibilità e rischi ambientali
Nonostante la crescente popolarità, la Cava di Bauxite non è mai stata oggetto di una vera politica di gestione ambientale strutturata. Il sito è di proprietà privata ma per molto tempo è stato accessibile liberamente, il che ha portato a un aumento incontrollato delle visite. Negli ultimi tempi, sono state attivate restrizioni per l’accesso e divieti parziali per motivi di sicurezza e tutela ambientale, ma mancano indicazioni ufficiali, presidi di sicurezza e percorsi attrezzati. In alcuni momenti dell’anno, soprattutto in estate, l’area viene frequentata da centinaia di persone al giorno, con le relative criticità legate all’overtourism.
Nel tempo le associazioni ambientaliste hanno proposto alcune iniziative per tutelare e valorizzare il sito in modo sostenibile, come l’istituzione di una riserva naturale o la creazione di un parco geologico. Eppure però mancano ancora interventi concreti e una reale collaborazione tra i vari attori coinvolti. Un’opportunità potrebbe venire dal turismo sostenibile: visite guidate, attività didattiche e percorsi naturalistici regolamentati potrebbero trasformare la cava in un modello di recupero ambientale e valorizzazione del patrimonio industriale.