Sono più saporiti, si conservano a lungo e sono più facili e veloci da preparare: gli alimenti ultraprocessati fanno parte della nostra spesa quotidiana, ma assumerne troppi può creare problemi per la salute da non sottovalutare.
Questi cibi, ottenuti attraverso processi industriali e ricchi di additivi artificiali, mancano di nutrienti essenziali. La loro composizione, caratterizzata da zuccheri raffinati, sale e grassi saturi, può alterare i segnali di fame e sazietà, contribuendo all’aumento di peso e a problemi di salute a lungo termine.
Scopriamo di più sui cibi ultraprocessati, perché ne andrebbe regolato il consumo e quali sono le alternative che abbiamo a disposizione.
Cosa sono i cibi ultraprocessati?
Partendo dalle definizioni: i cibi ultraprocessati sono quegli alimenti creati a partire da molteplici processi industriali e che contengono additivi chimici e ingredienti artificiali.
Si tratta di alimenti non nutrienti che stimolano anzi il senso di fame e che sono ricchi di zuccheri raffinati, sale e grassi saturi, oltre a una quantità di ingredienti non naturali (sciroppi di mais e miele ad alto contenuto di fruttosio, oli idrogenati, farine raffinate, proteine vegetali testurizzate, additivi sintetici e conservanti artificiali).
Esempi di alimenti ultraprocessati
Durante la nostra spesa quotidiana, riempiamo il carrello di un’enorme quantità di cibi ultraprocessati. Vediamo qualche esempio.
- Snack e antipasti salati: preparati con farina raffinata, oli vegetali di bassa qualità, sale, aromi artificiali e altri additivi chimici. Contengono alte percentuali di grassi saturi, sodio e calorie.
- Carne lavorata: salsicce, prosciutto e altri salumi sono sottoposti a processi industriali che ne migliorano il sapore e la durata. In questi processi si aggiungono conservanti e additivi che rendono questi alimenti dannosi se consumati in grandi quantità.
- Cereali da colazione e biscotti: questi alimenti contengono molti zuccheri aggiunti e grassi saturi. I cereali, spesso proposti come alternativa salutare, sono in realtà poco nutrienti, mentre la maggior parte dei biscotti secchi in commercio contengono additivi artificiali e oli vegetali idrogenati, che possono aumentare i livelli di colesterolo nel sangue.
- Pasticceria industriale: cibi pieni di conservanti, grassi saturi, zuccheri e altre sostanze chimiche dannose.
- Cibo pronto: sicuramente comodo, ma decisamente poco nutriente. Per migliorare sapore e consistenza si utilizzano grassi e oli, rendendo questi alimenti pronti ricchi di calorie, zuccheri e sodio.
- Bevande analcoliche: bevande gassate che contengono grandi quantità di zuccheri e additivi artificiali.
- Zuppe: parliamo ovviamente di quelle istantanee che contengono alte percentuali di sodio, grassi e additivi artificiali.
- Formaggi, yogurt e altri prodotti lattiero-caseari: molti prodotti a base di latte contengono grassi e zuccheri e spesso sono pieni di dolcificanti artificiali, coloranti, addensanti, conservanti e altri additivi aggiunti per rendere i cibi più appetibili.
Processi di produzione
I cibi ultraprocessati subiscono una trasformazione profonda durante la produzione industriale: estrusione, liofilizzazione e idrogenazione sono alcuni dei processi a cui si sottopongono alcuni alimenti e che alterano la struttura degli ingredienti di base per conferire consistenza, sapore e durata di conservazione.
Un alimento ultraprocessato ha attraversato diverse fasi di trasformazione industriale, tanto che la materia prima utilizzata è impossibile da individuare. Diventa quindi essenziale studiare l’elenco degli ingredienti per identificare i componenti originali del prodotto.
Nell’etichetta di un cibo ultraprocessato troveremo una grande quantità di zuccheri, grassi saturi o sale, generalmente aggiunti per migliorarne il sapore e aumentarne la durata di conservazione.
Il prodotto finale sarà quindi un alimento privo di nutrienti benefici, ma pieno di ingredienti meno salutari, molto calorico, ma con scarsa qualità nutrizionale. La produzione su larga scala consente un’ampia distribuzione e una lunga durata sugli scaffali del supermercato, ma il risultato finale è spesso un alimento che si discosta notevolmente dalla sua forma originale, con potenziali impatti negativi sulla salute degli individui a lungo termine.
Come influiscono sulla nostra salute?
Aumento di peso, obesità, diabete, malattie cardiache, problemi digestivi. L’utilizzo prolungato e consolidato di questi alimenti ha un effetto diretto sulla nostra salute. Essendo alimenti pieni di grassi saturi, di zuccheri e di sodio, provocano un apporto calorico eccessivo e un aumento di peso indesiderato, possono contribuire alla resistenza all’insulina e aumentare la pressione sanguigna e il colesterolo cattivo.
Effetti sulla salute dei bambini
Gli alimenti ultraprocessati, con la loro densità calorica elevata e la bassa qualità nutrizionale, possono alterare i segnali di fame e sazietà, inducendo un consumo eccessivo di energia e, di conseguenza, un aumento di peso.
Se molti studi confermano la connessione aumento di peso e alto consumo di cibi ultraprocessati per gli adulti, nei bambini e negli adolescenti questo fenomeno è ancora contenuto, ma in rapida crescita nei Paesi mediterranei.
Gli studi attuali sull’associazione tra alimenti ultra-processati e obesità nei bambini e adolescenti presentano dati contrastanti, attribuibili a limitazioni metodologiche. Va inoltre considerato che il processo naturale di crescita corporea durante l’infanzia e l’adolescenza, con un maggiore dispendio energetico rispetto all’età adulta, può attenuare gli effetti di questa categoria alimentare sul peso e sulla distribuzione del grasso.
Diverse ricerche sembrano comunque confermare che gli alimenti trasformati, fonti principali di additivi, possono avere un impatto tossico maggiore nei bambini, il cui peso corporeo è inferiore. Inoltre, avendo più anni di vita davanti a sé, un bambino ha più possibilità rispetto a un adulto di sviluppare malattie croniche associate a un elevato consumo di questi cibi.
Marketing e convenienza
Packaging colorati, con slogan e immagini accattivanti, pubblicità iconiche e divertenti: le tecniche di marketing che spingono all’acquisto di questi alimenti attirano l’attenzione dei consumatori e diventano spesso parte dell’immaginario collettivo per periodi più o meno lunghi.
Tra l’altro, ciò che spesso attira il consumatore è la promessa di un alimento veloce da preparare e da consumare, spesso anche più conveniente e meno caro.
Nel consumatore la ricerca di praticità a volte prevale sulla valutazione critica delle scelte alimentari, con conseguenze importanti sulle quantità giornaliere di grassi saturi, sodio e zuccheri.
L’alternativa ai cibi ultraprocessati
Esistono alternative più sane a questi alimenti, individuabili a partire da un gesto semplice: la lettura delle etichette alimentari. Importantissimo quindi informarsi meglio sulle scelte che facciamo, rintracciando le fonti migliori di nutrienti e prediligendo la cucina casalinga, incorporando alimenti freschi, minimamente processati e ricchi di vitamine e fibre.
Anche la regolamentazione e le politiche pubbliche svolgono un ruolo cruciale nel plasmare il panorama alimentare. Le autorità dovrebbero adottare misure per garantire la trasparenza delle informazioni sull’alimentazione, imponendo standard chiari sulle etichette e limitando l’uso eccessivo di additivi dannosi. La collaborazione tra istituzioni, aziende alimentari e organizzazioni sanitarie può contribuire a creare un ambiente in cui le scelte alimentari più salutari siano accessibili e convenienti per tutti.

Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).