È possibile che le città diventino autosufficienti o è solo un sogno irrealizzabile?
L’idea di una città che soddisfi le sue esigenze di base senza dover dipendere da risorse esterne sembra allettante, ma le sfide per raggiungere questo obiettivo sono numerose e complesse e passano, necessariamente, attraverso la messa a sistema di più soluzioni. L’agricoltura urbana, insieme all’urban vertical farming, può essere un passo importante verso l’autosufficienza, offrendo una fonte locale, sostenibile e fresca di cibo.
Come abbiamo già detto negli articoli precedenti, l’agricoltura urbana è la pratica di coltivare cibo all’interno delle città, utilizzando spazi come giardini pubblici, parchi, tetti e anche edifici e aree abbandonate. Questa soluzione può aiutare le città a produrre parte del proprio fabbisogno alimentare in loco e a ridurre le emissioni di gas serra associate alla produzione e al trasporto dello stesso. L’agricoltura urbana può anche avere benefici sociali ed economici, creando posti di lavoro locali, riducendo l’insicurezza alimentare e migliorando la salute dei cittadini attraverso l’accesso a cibo fresco e sano.
Tuttavia, la sfida principale dell’agricoltura urbana è quella di produrre abbastanza cibo per soddisfare le esigenze della città. Per fare questo ci sono molte tecniche innovative, come la coltivazione idroponica e la coltivazione verticale, che possono aumentare la quantità di cibo prodotto, ma ci sono anche limiti alla quantità di spazio disponibile per la coltivazione all’interno della città. Infatti, non è sufficiente avere uno spazio a disposizione ma è necessario che questo abbia anche determinate caratteristiche che lo rendano adatto allo scopo.
L’uso di edifici e aree abbandonate può rappresentare una soluzione efficace per superare la sfida di una maggiore autosufficienza alimentare. Questi spazi possono essere, più o meno facilmente, riconvertiti in zone di coltivazione, riducendo così l’impatto ambientale causato dalla costruzione di nuovi edifici e riutilizzando le risorse già presenti nella città. Inoltre, l’utilizzo di questi spazi abbandonati può contribuire alla rigenerazione urbana e al miglioramento della qualità della vita delle comunità locali.
Nonostante ci siano ancora numerose criticità da affrontare, ci sono molte città in tutto il mondo che stanno adottando l’agricoltura urbana come parte delle loro strategie per diventare autosufficienti. Ad esempio, la città di Detroit negli Stati Uniti, dopo la crisi del comparto automobilistico seguita da una forte recessione economica, ha varato un programma di agricoltura urbana che coinvolge i residenti nella coltivazione di cibo e nella gestione dei giardini pubblici e che punta a riqualificare intere zone cittadine colpite profondamente dalla crisi. A Singapore, una delle città più densamente popolate del Pianeta, il governo sta investendo nella coltivazione idroponica e in altre tecnologie innovative per aumentare la produzione di cibo locale.
Una città autosufficiente potrebbe sembrare un’utopia, ma l’agricoltura urbana e l’urban vertical farming possono far compiere passi importanti verso questa meta. Sebbene le sfide da affrontare siano importanti e siamo ancora agli inizi di questo processo di trasformazione, molte città stanno adottando piani di sviluppo che prevedono l’agricoltura urbana come parte integrante delle loro strategie di sostenibilità e autosufficienza, dimostrando una forte volontà nel voler raggiungere un obiettivo reale.

Progettista, scenografo, ingegnere, curioso per natura e inventore. Convinto che le innovazioni avvengano dall’uso del pensiero laterale con cui si mettono a sistema saperi diversi e apparentemente distanti tra loro. Fondatore di Vertical Farm Italia.
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