Un nuovo studio commissionato da Greenpeace Italia e condotto dall’Osservatorio di Pavia ha analizzato come le principali testate di informazione e i telegiornali delle reti nazionali hanno affrontato il tema della crisi climatica e gli eventi estremi ad essa connessi.
Il valore di questa analisi è particolarmente interessante soprattutto considerando che quella vissuta è stata l’estate più calda sulla Terra da quando sono iniziate le registrazioni globali nel 1880 e valutando le conseguenze devastanti degli eventi climatici estremi, ormai parte della nostra quotidianità.
L’analisi
Il recente rapporto commissionato da Greenpeace evidenzia che i principali media italiani hanno cominciato a dare maggiore attenzione alla crisi climatica. Allo stesso tempo, però, si registra un ritorno del negazionismo più aperto ed evidente, anche attraverso le dichiarazioni di esponenti del governo.
L’analisi ha preso in esame il periodo tra maggio e agosto 2023. Ha focalizzato la sua attenzione sui cinque principali quotidiani nazionali (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa), sui telegiornali serali delle reti Rai, Mediaset e La7, e sulle 20 testate di informazione più seguite su Instagram. L’organizzazione ambientalista, infatti, produce periodicamente aggiornamenti sulle modalità con cui i principali organi di comunicazione italiani trattano i problemi legati al climate change.
Come i media italiani parlano di clima
Durante il secondo quadrimestre del 2023, i principali quotidiani italiani hanno pubblicato in media 3,3 articoli al giorno che accennano alla crisi climatica, sebbene meno della metà siano effettivamente dedicati al problema. Questo rappresenta un aumento significativo rispetto alla prima parte dell’anno, influenzato dal dibattito sull’alluvione dell’Emilia-Romagna e le ondate di calore estive. Tuttavia, il 18% degli articoli diffonde argomenti negazionisti o contrari agli interventi per contrastare la crisi climatica.
Greenpeace parla di dipendenza economica della stampa italiana dall’industria dei combustibili fossili. Essa emerge proprio dalle numerose pubblicità di compagnie del gas e del petrolio presenti sui cinque quotidiani esaminati. Sul Corriere e su Repubblica, si registra media di sei inserzioni pubblicitarie a settimana, quasi una al giorno.
Per quanto riguarda i telegiornali, nessuno dei 7 presi in analisi ha mai menzionato responsabili della crisi climatica, parlandone come se fosse un delitto senza colpevoli. Gli eventi estremi sono stato l’argomento più trattato, sia su giornali che nei tg.
Di riscaldamento del Pianeta si è parlato abbastanza al TG3 e TG4, che hanno dato maggiore spazio all’argomento rispetto agli altri. All’ultimo posto si riconferma il TG La7 di Enrico Mentana.
Le testate su Instagram, canale di riferimento per i giovani, dedicano poco più del 4% dei post alla crisi climatica, dando più spazio agli aspetti ambientali e sociali, rispetto a quelli economici e politici.
La classifica delle principali testate
Particolarmente pericolosa la corrente negazionista che influenza l’informazione del nostro Paese. Come dice Giancarlo Sturloni, responsabile della comunicazione di Greenpeace Italia: «È paradossale che nell’estate più torrida di sempre, importanti esponenti del governo, talvolta con la complicità degli stessi media, possano limitarsi a dire che ha sempre fatto caldo, negando i rischi della crisi climatica e il legame con le ondate di calore, ampiamente accertato dalla comunità scientifica. Se persino davanti alle vittime e ai danni degli eventi estremi, nei palinsesti trovano tanto spazio il negazionismo e l’opposizione alla transizione energetica, è anche perché gran parte dei media italiani sopravvive grazie ai finanziamenti di ENI e delle altre aziende fossili, che della crisi climatica sono i principali responsabili. In Italia non c’è libertà di stampa sul clima e questo è un pericolo per il Pianeta e per le nostre vite».
Greenpeace ha quindi aggiornato la classifica dei principali quotidiani italiani, assegnando una piena sufficienza ad Avvenire e punteggi più bassi a Repubblica e La Stampa. Insufficienti Corriere e Il Sole 24 Ore. La valutazione si basa su cinque parametri e tiene conto di quanto si parla della crisi climatica, se vengono citati i combustibili fossili tra le cause, quanto spazio si dedica alle aziende inquinanti e alle loro pubblicità, e se le redazioni sono trasparenti sui finanziamenti ricevuti dalle aziende inquinanti.

Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).