Climate Litigation: la giustizia in difesa del clima

La climate litigation usa le vie legali per difendere il clima, legando la crisi ambientale ai diritti umani. Tribunali e cittadini spingono governi e aziende a ridurre le emissioni, rispettare gli accordi e risarcire i danni ambientali già causati.

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    La crisi climatica globale sta producendo effetti sempre più gravi. Ogni anno l’impatto del riscaldamento globale si fa più intenso e milioni di persone in tutto il mondo ne subiscono le conseguenze. In questo contesto, da alcuni anni si sono diffuse in diverse parti del mondo numerose controversie legali di natura climatica. Il termine tecnico Climate Litigation indica lo strumento legale attraverso cui associazioni ambientaliste o singoli cittadini citano in giudizio gli Stati, accusandoli di inerzia normativa rispetto al rischio climatico e chiamandoli a rispondere dei danni ambientali e climatici causati dalle loro attività.

    Che cos’è la Climate Litigation?

    Con l’espressione Climate Litigation, quindi, si fa riferimento a tutte quelle azioni legali intentate da individui, ONG, comunità locali, investitori o autorità pubbliche per chiamare governi e aziende a rispondere delle proprie responsabilità in materia di cambiamento climatico. Queste cause possono avere obiettivi diversi. Per esempio, spingere a ridurre le emissioni di gas serra, ottenere risarcimenti per i danni ambientali già subiti o bloccare progetti ritenuti dannosi per l’equilibrio climatico.

    Perché è legato ai diritti umani

    Climate Litigation

    Uno strumento che sta assumendo anche un ruolo strategico in tema di diritti umani, legando in modo diretto questi alla crisi climatica. Sempre più tribunali riconoscono che i cambiamenti climatici violano diritti come la vita, la salute, la casa, l’acqua e il cibo. Eventi estremi come siccità, alluvioni e incendi mettono a rischio la possibilità stessa di esercitare questi diritti. Questo approccio trasforma la crisi ambientale da questione politica a vera questione di diritto. Chi subisce danni, quindi, può chiedere giustizia contro Stati o aziende responsabili di scelte insufficienti o dannose.

    Le diverse tipologie di Climate Litigation

    La Climate Litigation può assumere forme diverse, a seconda di chi viene chiamato in causa. In generale si distinguono due categorie: public e private climate litigation. La prima riguarda governi, enti pubblici e istituzioni statali. L’obiettivo è quello di sviluppare politiche ambientali più ambiziose, denunciare l’inerzia normativa e far rispettare accordi internazionali. La seconda coinvolge invece il settore privato. Essa mira a rendere le aziende responsabili delle proprie emissioni di gas serra, dei danni ambientali o di pratiche scorrette, dimostrando come le loro attività abbiano contribuito al peggioramento della crisi climatica.

    Sentenze che hanno fatto la storia

    Climate Litigation

    Negli ultimi anni, alcune sentenze hanno segnato una svolta importante, mostrando come la giustizia possa diventare un’arma potente nella lotta alla crisi climatica. Tra i casi più noti c’è quello delle Anziane per il clima in Svizzera. Più di duemila donne hanno portato lo Stato davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, denunciando politiche climatiche insufficienti. In Olanda, la causa Urgenda ha stabilito che il governo deve ridurre più drasticamente le emissioni per tutelare la popolazione, aprendo la strada a una giurisprudenza che collega la tutela del clima ai diritti umani. Anche in Italia qualcosa si muove: la campagna Giudizio Universale punta a riconoscere la responsabilità dello Stato per non aver rispettato gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Sul fronte privato, la sentenza contro Shell ha imposto di tagliare le emissioni del 45% entro il 2030, segnando un precedente per nuove azioni legali contro altre aziende.

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