
Negli ultimi anni, contro lo spopolamento di borghi e piccoli centri, molte regioni italiane hanno lanciato pacchetti di sussidi e contributi. L’obiettivo? Riportare vitalità, economia e popolazione in aree storicamente colpite dalla fuga verso le città. Queste misure variano da contributi per l’acquisto o la ristrutturazione di case, a redditi connessi al cambio di residenza, fino a bonus per l’avvio di attività. L’attenzione si concentra prevalentemente su comuni con popolazione sotto i 2-3.000 abitanti, spesso in zone montane o interne. Le regioni coinvolte – dal Trentino-Alto Adige alla Calabria, dal Molise alla Sardegna e altre – stanno investendo importanti fondi nel tentativo di invertire un trend negativo che dura da decenni.
Tra sussidi stabili e contributi una tantum, vediamo nel dettaglio le principali iniziative adottate a livello locale e regionale contro lo spopolamento dei borghi.
Perché molti borghi si spopolano
Il progressivo spopolamento dei borghi italiani è il risultato di dinamiche complesse che si sono accumulate nel tempo, modificando in profondità la geografia sociale del Paese. Negli ultimi trent’anni, l’esodo verso le città ha svuotato le aree interne di risorse e persone, alimentato dalla necessità di trovare lavoro, istruzione e servizi sanitari più accessibili. A questo flusso migratorio si è sovrapposto un declino demografico fatto di denatalità e invecchiamento, che ha trasformato molti borghi in comunità composte quasi esclusivamente da anziani. L’assenza di giovani ha reso sempre meno sostenibili i servizi essenziali, portando alla chiusura di scuole, presidi sanitari e linee di trasporto, con un effetto domino che ha reso la permanenza sempre più difficile.
Anche il paesaggio ne risente: campi incolti, boschi non più curati e terreni abbandonati aumentano il rischio di frane, incendi e degrado ambientale. Sul piano sociale, la rarefazione dei legami, la solitudine e la perdita di identità collettiva alimentano un senso di abbandono difficile da invertire.
Non è solo una questione di numeri: è la manifestazione di un collasso strutturale che coinvolge ambiente, economia e cultura nelle zone più fragili del territorio nazionale. Ed è proprio per questo che molte regioni italiane stanno mettendo in campo politiche e attivando contributi e sussidi contro lo spopolamento dei borghi. Perché riportare vita in queste piccole realtà significa non solo salvare un patrimonio storico e paesaggistico unico, ma anche riattivare economie locali, ridurre la pressione sulle città e ricostruire comunità resilienti e più sostenibili.
Iniziative regionali e contributi contro lo spopolamento dei borghi: una panoramica veloce
Trentino‑Alto Adige (Provincia autonoma di Trento)
Il calo demografico delle aree montane un’emergenza da affrontare velocemente, secondo la Provincia autonoma di Trento. Con un bando sperimentale rivolto a 32 comuni di montagna con meno di 2.000 abitanti e un decremento demografico di almeno l’8% negli ultimi 20 anni, Trento mette sul piatto 10 milioni di euro (5 milioni nel 2025 e altri 5 nel 2026) per sostenere l’acquisto e la ristrutturazione di case.
Chi decide di stabilirsi o affittare a canone moderato per almeno dieci anni può ricevere fino a 100.000 euro a fondo perduto: fino al 40% per i lavori nei centri storici (massimo 80.000 euro su 200.000€ di spesa), e fino al 35% nelle altre aree, con un’ulteriore quota del 20% per l’acquisto. Le domande si presentano online tramite la “Stanza del cittadino” fino al 30 giugno 2025, e tra l’8 settembre e il 23 ottobre 2025, con priorità agli under 45 e copertura fino a tre unità immobiliari. Obiettivo dichiarato è quello di fermare l’abbandono, tutelare i servizi essenziali, rigenerare l’assetto edilizio storico e stimolare un’economia locale ripensata grazie anche al coinvolgimento di imprese e professionisti del territorio.
Calabria
In Calabria la risposta al progressivo svuotamento dei piccoli comuni si traduce in politiche mirate al reinsediamento giovanile e alla riattivazione dell’economia locale. Il Reddito di Residenza Attiva rappresenta il cuore di questa strategia: un incentivo che può arrivare fino a 28.000 euro, erogato in forma mensile (tra 800 e 1.000 euro) per un periodo di due o tre anni, destinato a giovani under 40 disposti a trasferirsi in paesi con meno di 2.000 abitanti. A questa misura si affianca il progetto Abita borghi montani, rivolto a comuni sotto i 3.000 residenti, che prevede ulteriori incentivi per stimolare la residenza attiva e, soprattutto, per incentivare la riapertura di attività economiche nei centri storici.
Le due iniziative si integrano in un’azione più ampia, che mira a generare nuove forme di vitalità sociale ed economica nelle aree interne calabresi, puntando sulla presenza stabile di cittadini giovani e sul rilancio del tessuto produttivo locale.
Molise
Il Molise è stata una delle prime regioni italiane a introdurre contributi economici stabili contro lo spopolamento dei borghi e delle aree interne. Da circa sei anni è attivo un programma che prevede un sussidio mensile di 700 euro per chi sceglie di trasferirsi in uno dei borghi a rischio abbandono. L’incentivo, però, non si limita alla sola residenza: per accedervi è necessario avviare un’attività imprenditoriale o commerciale, da mantenere attiva per almeno tre anni. La misura è rivolta in particolare a giovani e nuclei familiari, con l’intento di promuovere sia il ripopolamento demografico sia una rinascita economica fondata sulla microimprenditorialità. Si tratta di un modello che lega insediamento e lavoro, mirando a ricostruire un tessuto sociale vivo e dinamico a partire da una nuova economia di prossimità.
Sardegna
In Sardegna la strategia per contrastare lo spopolamento dei centri minori si concentra sulla valorizzazione dell’edilizia esistente. La Regione ha attivato un programma di contributi a fondo perduto destinati a chi acquista o ristruttura immobili situati nei comuni con meno di 3.000 abitanti. L’incentivo è subordinato a due condizioni precise: trasferire la residenza entro 18 mesi dall’acquisto e utilizzare l’abitazione come dimora principale. L’intervento non si limita quindi al rilancio del mercato immobiliare, ma punta a ricostruire un tessuto abitativo stabile e duraturo. L’obiettivo è duplice: da un lato ridare vita a un patrimonio edilizio spesso in stato di abbandono, dall’altro attrarre nuovi residenti, favorendo il reinsediamento di famiglie e singoli in territori che rischiano la desertificazione demografica.
Emilia-Romagna
L’Emilia-Romagna ha adottato un approccio integrato per sostenere i piccoli comuni e contrastare l’emorragia demografica che colpisce le aree interne. Il cuore della strategia è un incentivo economico fino a 30.000 euro destinato a giovani under 40 con un ISEE contenuto, a condizione che si trasferiscano e lavorino stabilmente nei comuni minori della regione. La misura si estende anche agli emigrati emiliano-romagnoli che vivono all’estero, ai quali sono riservati specifici incentivi per favorire il rientro e il reinsediamento. Questo strumento rientra in un piano regionale più ampio, pensato per rafforzare il tessuto sociale ed economico delle zone meno centrali, promuovendo un modello di sviluppo equilibrato che non lasci indietro le comunità più periferiche. Attraverso la leva della residenzialità attiva e del lavoro, l’Emilia-Romagna cerca così di invertire una tendenza pluridecennale di spopolamento.
Veneto
La regione Veneto mette a disposizione contributi fino a 40.000 euro per chi decide di trasferirsi in uno dei 465 comuni montani individuati come prioritari. L’intervento si inserisce in una strategia di lungo periodo che mira a sostenere l’economia locale, rafforzare la presenza umana sul territorio e contrastare l’erosione delle comunità montane. L’obiettivo non è solo demografico, ma anche culturale: recuperare una dimensione di vita radicata nei luoghi, preservare il patrimonio identitario di borghi e paesi, e garantire continuità a un tessuto sociale oggi fragile. La misura intende così incentivare forme di residenzialità stabile, in grado di dare nuovo impulso alle filiere locali e alla vita comunitaria.
Piemonte
In Piemonte, è stata attivata una misura che prevede contributi fino a 40.000 euro per chi sceglie di trasferirsi nei piccoli comuni alpini, spesso segnati da un progressivo svuotamento demografico. Il progetto ha registrato un buon successo già nei primi anni di applicazione: nel 2022 sono state accolte oltre 300 domande, a testimonianza di un interesse crescente verso forme di vita alternative ai grandi centri urbani. Al centro dell’iniziativa vi è il recupero del patrimonio edilizio esistente e l’insediamento di nuove famiglie, con l’obiettivo di generare nuova vitalità nei territori montani, rivitalizzare i servizi locali e preservare una memoria culturale fortemente radicata nei luoghi.
Iniziative locali di ripopolamento
Oltre ai grandi programmi regionali, esistono esperienze locali che si distinguono per creatività e impatto sul territorio. Alcuni comuni di Sicilia, Puglia e Liguria hanno avviato strategie autonome per invertire il declino demografico e rilanciare l’identità dei borghi:
- Sicilia. Gangi, in provincia di Palermo, è stato tra i primi comuni italiani a lanciare, già nel 2014, la vendita di case abbandonate al simbolico prezzo di 1 euro. L’iniziativa, rivolta a nuovi residenti e investitori, impone l’obbligo di ristrutturazione, spesso con interventi significativi, ma ha riscosso ampio successo: oltre 100 immobili sono stati assegnati, attirando interesse anche dall’estero. Le abitazioni, situate soprattutto nel centro storico, sono oggi oggetto di continui bandi comunali, nell’ottica di rigenerare il patrimonio edilizio e favorire una nuova dinamica sociale nel borgo.
- Puglia. Il comune pugliese di Candela ha adottato un approccio economico per attrarre nuovi abitanti: incentivi diretti e agevolazioni fiscali per famiglie e giovani che scelgono di trasferirsi nel borgo. Le misure prevedono contributi in denaro e riduzione delle tasse locali, e si inseriscono in una più ampia strategia di rilancio dei piccoli centri della regione. L’obiettivo è duplice: ripopolare il borgo e stimolare un’economia basata su servizi di prossimità e valorizzazione delle risorse culturali e ambientali, anche in chiave di turismo sostenibile.
- Liguria. Nel piccolo borgo ligure di Bormida, l’amministrazione ha promosso la vendita di immobili a prezzi simbolici, affiancando all’acquisto incentivi per la ristrutturazione e per la permanenza stabile dei nuovi residenti. L’iniziativa punta non solo a fermare l’esodo, ma anche a riattivare l’economia e la vita culturale locale. Tra le azioni previste figurano anche eventi e attività turistiche che possano rendere il borgo più attrattivo e funzionale, sia per i residenti sia per visitatori in cerca di esperienze autentiche.