Dai da mangiare ai piccioni a Venezia? Rischi fino a 500 euro di multa

Multe fino a 500 euro per chi fornisce cibo ai piccioni a Venezia: una misura che si è resa necessaria per garantire l'igiene e la salute pubblica nel capoluogo veneto, data la proliferazione invasiva di questi volatili.

Dai da mangiare ai piccioni a Venezia? Rischi fino a 500 euro di multa - immagine di copertina

    La classica fotografia da turisti a Venezia, avvolti dai piccioni in Piazza San Marco dopo aver dato loro da mangiare, può costare cara: fino a 500 euro di multa. Forse non tutti ne sono al corrente, ma nella splendida città lagunare già Patrimonio UNESCO un regolamento comunale impone il divieto di alimentare piccioni, colombe e altri volatili. Una decisione che si è resa necessaria per limitare il proliferare di questi uccelli che, per quanto caratteristici, comportano problemi non di poco conto in termini di igiene urbana. Ma da dove deriva il regolamento e, soprattutto, cosa si rischia?

    Un problema di igiene pubblica

    Piccioni in città

    Per quanto possano sembrare animali innocui, i piccioni rappresentano da sempre un problema di igiene pubblica, con cui le principali città italiane si trovano ciclicamente a fare i conti. E non solo Venezia non fa eccezione, ma il bellissimo capoluogo veneto è anche esposto a conseguenze maggiori dovute alla proliferazione di volatili invasivi, per via del prezioso patrimonio storico e artistico che la caratterizza.

    Piccioni, colombe e gabbiani rappresentano infatti una minaccia concreta per la conservazione della città:

    • con le loro deiezioni, possono intaccare monumenti, opere d’arte e gioielli architettonici sparsi per la città;
    • possono rappresentare anche un problema di salute pubblica, poiché spesso questi volatili possono favorire la diffusione di patologie pericolose, dalla salmonella fino alle infezioni dovute dal morso della zecca del piccione.

    In un simile contesto, l’abitudine dei turisti di dare da mangiare ai piccioni non può far altro che peggiorare una situazione già complessa da gestire. Consapevoli di trovar facilmente cibo, grazie proprio a briciole e mangimi gettati per loro dai visitatori, i piccioni giungono in gran numero nelle aree più affollate di Venezia, generando non pochi disagi.

    Tra divieti e sanzioni

    Per far fronte a questo problema, da decenni le autorità locali hanno deciso di adottare le più diverse misure, allo scopo di scoraggiare comportamenti non consoni da parte dei turisti. Ad esempio, già con l’Ordinanza 352 del 2007, il Comune di Venezia aveva deciso di imporre il divieto di fornire cibo ai piccioni, con multe variabili a seconda della gravità dell’infrazione.

    Oggi il divieto permane all’interno del “Regolamento Comunale di igiene urbana veterinaria e sul benessere degli animali”, consultabile dal sito ufficiale del Comune del capoluogo veneto. L’articolo 24 dello stesso regolamento infatti recita:

    Al fine di evitare problemi igienico-sanitari conseguenti all’eccessiva proliferazione e diffusione di colombi od altri volatili, è vietato somministrare cibo ed alimenti nonché disperdere o abbandonare rifiuti alimentari nelle strade, piazze o altri luoghi pubblici, rii e canali del territorio comunale”.

    Ma quanto si rischia, se si viene fermati in flagrante dalla Polizia Municipale, armati di becchime o di bocconi da gettare ai piccioni? Sempre da regolamento, le multe vanno dai 25 ai 500 euro, a seconda della gravità dell’infrazione.

    Non solo cibo, altre misure di controllo

    Piccioni a Venezia

    I divieti adottati dalla città di Venezia hanno garantito effetti positivi per la conservazione della città, tanto che oggi Piazza San Marco una delle zone più colpite, anche perché meta sempre affollata di turisti risulta decisamente meno presa d’assalto dai piccioni, di quanto non fosse qualche decennio fa.

    D’altronde, la limitazione delle fonti opportunistiche di cibo ha effetti positivi comprovati anche a livello scientifico. Uno studio condotto sulla città di Barcellona, ad esempio, ha evidenziato come campagne di sensibilizzazione per ridurre l’abitudine dei cittadini di alimentare i piccioni abbiano portato a una diminuzione, in due distretti cittadini, anche del 40% di questi volatili. Nella maggior parte dei casi, gli uccelli si sono trasferiti altrove, concentrandosi in aree più periferiche o, ancora, distribuendosi in modo più omogeneo nella città.

    Tuttavia, il divieto di alimentare i volatili non è l’unica misura che le amministrazioni pubbliche a Venezia, e non solo devono prendere in considerazione per limitare la proliferazione di fauna invasiva. Ad esempio, le città italiane più colpite investono anche in interventi, quali:

    • la rimozione dei nidi di piccione in contesti urbani;
    • la sterilizzazione chimica, quando possibile, degli esemplari.

    L’obiettivo è quello di contenere la proliferazione di questi animali che, come visto, rappresentano sia un problema di igiene pubblica che di salute adottando metodi non cruenti e rispettosi.

    Un approccio ecologista

    Quando si parla di misure per limitare la proliferazione di specie invasive in contesti urbani, spesso sorgono dubbi sulla portata ecologica di questi interventi. I comuni cittadini, ad esempio, si domandano se le azioni di controllo per quanto dolci non si scontrino con le naturali esigenze di questi animali.

    Per quanto l’osservazione sia lecita, non bisogna dimenticare che l’invasività di specie come il piccione non deriva da situazioni di pieno equilibrio naturale, bensì da fattori incentivanti. Questi volatili si sono moltiplicati a dismisura in contesti urbani sia per l’assenza di grandi predatori naturali, che per la disponibilità opportunistica di cibo: all’interno di ecosistemi incontaminati, la loro proliferazione sarebbe di certo più ridotta. Scegliere metodi dolci di contenimento, e controllare le popolazioni, è anche un modo per riportare quell’equilibrio fra le specie alterato dall’azione umana e, pertanto, può essere certamente considerato un approccio ecologista.

    tags: legge venezia

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