
Fra le più insolite leggi approvate per la tutela degli ambienti marini, spicca di certo una normativa adottata da diverse città in Portogallo: il divieto di urinare nell’Oceano. Proprio così: sulle splendide spiagge portoghesi, in particolare quelle dell’Algarve, le improvvise impellenze fisiologiche non possono essere soddisfatte in acqua, pena multe salate. Certo, forse effettuare i dovuti controlli è difficile, ma un così singolare intervento di legge è mosso da uno scopo a dir poco nobile: i rifiuti biologici umani sono altamente dannosi non solo per la barriera corallina, ma anche per la sopravvivenza di preziose specie vegetali e animali.
Un divieto sempre più diffuso

Innanzitutto, è necessario sottolineare che il divieto di urinare nell’Oceano non è stato deciso a livello centrale, bensì deriva da normative locali che sempre più comuni stanno adottando. Nota anche come Ordenança Municipal del Uso das Prais, la normativa prevede una serie di disposizioni per mantenere litorali e coste pulite e, fra obblighi classici come quello di raccolta della plastica, vi è anche il divieto di trasformare la costa in una pubblica latrina.
Con oltre 830 chilometri di coste affacciate sull’Atlantico, molte delle quali premiate per le loro acque cristalline, l’intervento si è reso necessario per proteggere gli ecosistemi. D’altronde, se si considera che il Portogallo accoglie ogni anno milioni di turisti provenienti da ogni parte del mondo, forse si comprende perché una simile misura si sia resa necessaria.
Tra le città che hanno già adottato il divieto di urinare nell’Oceano ci sono Albufeira o Lagos nell’Algarve, ma anche Cascais, così come centinata di altre località diverse. E si sta diffondendo a macchia d’occhio, poiché sempre più zone costiere stanno adottando regolamenti analoghi. Ma quanto è efficace una simile imposizione di legge e, soprattutto, quali sono gli effetti dei rifiuti fisiologici sul mare?
L’impatto dell’urina sugli ecosistemi marini

Capita a molti di trovarsi in spiaggia, per concedersi una giornata di sole e di relax, e di trovarsi all’improvviso con un urgente bisogno fisico da espletare. In assenza di strutture pubbliche nelle vicinanze, così come di bar o altri servizi, spesso l’unica soluzione è quella di gettarsi in acqua e soddisfare a mollo le proprie necessità, con la convinzione non vi possano essere conseguenze di sorta. Eppure, le credenze spesso si scontrano con la realtà scientifica: l’urina umana è estremamente dannosa per gli ecosistemi marini.
Diversi studi hanno infatti evidenziato che le concentrazioni oltre soglia di urina umana, come quelle che si rilevano a ridosso delle coste più turistiche, possono infatti determinare:
- la contaminazione delle acque con urea, fosforo e batteri, tali da alterare il normale sviluppo della flora acquifera;
- la contaminazione degli ecosistemi marini con residui di farmaci, droghe e altre molecole metabolizzate dall’organismo, tali da alterare il normale sviluppo della fauna oceanica, interferendo in particolare con la capacità di riproduzione di diverse varietà di pesci;
- livelli in eccesso di azoto e potassio che possono contribuire all’eutrofizzazione degli ecosistemi.
Quello dell’eutrofizzazione è un problema da non sottovalutare. L’aumento delle concentrazioni di azoto e fosforo nelle acque – dovuto perlopiù a detersivi e cosmetici di origine chimica, ma anche all’urina umana – favorisce la crescita di alcune alghe invasive, limitando lo sviluppo di specie vegetali più variegate e utili – come la posidonia – e riducendo i livelli di ossigeno essenziali per la vita sottomarina. Ciò comporta la scomparsa sia di animali che di piante, limitando fortemente la biodiversità dei luoghi e la capacità degli habitat marini di rigenerarsi autonomamente.
Un forte danno alla barriera corallina
Non è però tutto: le sostanze contenute all’interno dell’urina umana possono danneggiare la barriera corallina, mettendo a repentaglio la sopravvivenza di questo prezioso protagonista della biodiversità. Come già accennato, l’aumento dei livelli di azoto e fosforo disciolti in acqua comportano la proliferazione di alghe invasive che, sottraendo ossigeno ai coralli, ne impediscono lo sviluppo.
Non è però tutto: alcuni residui presenti nelle urine, in particolare quelli dei farmaci, hanno sulla barriera corallina un effetto simile alle creme solari e altri prodotti cosmetici. In altre parole, ne accelerano lo sbiancamento, portando a una rapida morte degli stessi coralli.
Non solo il Portogallo

Non è solo il Portogallo ad aver scelto l’approccio duro contro i tanti turisti che, per consuetudine, trasformano il mare in latrina. Anche diverse città costiere della Spagna hanno adottato politiche analoghe, con multe record: fino a 750 euro di multa per chi viene colto in flagrante. Eppure, si tratta ancora di interventi non efficaci per contenere il fenomeno poiché, come già specificato, effettuare i dovuti controlli è difficile. Non si può di certo controllare cosa facciano tutti i bagnanti, quando a mollo nel mare.
Serve, di conseguenza, una coscienza collettiva sempre più orientata alla tutela del nostro Pianeta: realizzare che ogni nostra azione ha delle conseguenze, anche nel caso di questioni apparentemente innocue quali liberarsi in acqua, rappresenta il primo e più importante passo per un’esistenza più sostenibile.