Per chi si vuole avvicinare al mondo dell’ecologia e della salvaguardia dell’ambiente, vorrei consigliare due film documentari da vedere (o rivedere) durante le feste di dicembre.
Sono usciti entrambi nel 2016 e hanno portato all’attenzione del pubblico temi ecologici dei quali ancora poco si parlava in quegli anni.
Il primo è Domani, film documentario di Cyril Dion e Mélanie Laurent, prodotto da Lucky Red. Alla sua uscita nelle sale cinematografiche era stato consigliato da numerose associazioni ambientaliste come Greenpeace, LifeGate e Legambiente.
Ero andata al cinema a vederlo e mi era piaciuta l’idea di un gruppo di ragazzi in giro per il mondo a raccogliere e raccontare buone pratiche ed esempi da seguire. Il film tratta cinque argomenti fondamentali per l’ambiente e l’ecosistema: il cibo, l’energia, i rifiuti, l’economia e la scuola.
In particolare, racconta tre incontri con tre persone significative dal punto di vista ecologico. Vandana Shiva parla dell’importanza delle banche dei semi per proteggere i diritti della terra e dei popoli. L’intervento dell’economista Jeremy Rifkin ci fa riflettere su quanto e come stiamo cambiando il ciclo dell’acqua: un problema che si sta dimostrando sempre più attuale in questi ultimi anni. Rob Hopkins parla del movimento Transition Network per imparare a saper fare, saper riparare e aggiustare, le basi per muoversi verso un’economia circolare.
Sempre nel 2016 è uscito il film documentario di Leonardo DiCaprio, Before the flood. È stato trasmesso dal canale del National Geographic, sia in lingua originale, che nella versione doppiata in italiano.
Il documentario tratta i temi dei cambiamenti climatici e del punto di non ritorno, quello che non si dovrebbe mai superare per evitare catastrofi naturali planetarie.
Anche in questo caso, attraverso cinque aree del Pianeta – l’Artico, la Cina, l’India, le Isole Kiribati e Sumatra – DiCaprio racconta i diversi volti del clima che cambia per le azioni troppo sconsiderate del genere umano.
Lo scioglimento dei ghiacciai al Polo Nord era già preoccupante nel 2016. Della Groenlandia si diceva che è destinata a scomparire. Con i ghiacci che si sciolgono, l’innalzamento dei mari è una seria minaccia per diverse aree del mondo.
La Cina era già tra gli Stati che più inquinano: ancora prima della pandemia, gli abitanti delle città cinesi uscivano di casa con la mascherina per proteggersi dai gas immessi nell’ambiente.
L’India era il terzo produttore mondiale di elettricità, ma solo il 70% della sua popolazione aveva accesso all’energia elettrica. Le siccità e le inondazioni erano già all’ordine del giorno e venivano indicate come effetto evidente del clima che cambia.
Delle isole Kiribati si è parlato a Expo 2015. Per la prima volta ho letto il termine “rifugiato climatico” e ho appreso che si può scappare da una zona a causa del clima che cambia e la rende invivibile. Nel documentario Before the flood si raccontano i danni che l’uomo ha arrecato al mare, alla flora e alla fauna dei nostri oceani. A Kiribati le persone vivevano con poco cibo, scarsità di acqua, uragani e tempeste e ancora non avevano toccato con mano il livello dei mari che si innalzano.
Sumatra era presa come esempio di una foresta che viene distrutta dall’uomo, al pari dell’Amazzonia e delle foreste del Congo. Allevamenti intensivi, monocolture e olio di palma arrivavano a essere conosciuti da chi non si occupava di ecologia.
In entrambi i film del 2016 si diceva che queste sono le ultime generazioni che possono cambiare il mondo in positivo. Molti progressi sono stati fatti, ma le decisioni politiche probabilmente non sono state abbastanza coraggiose tanto quanto chi ha girato questi film documentari.
Green blogger, content creator, eco-biologa si occupa di comunicazione online in ambito green, natura e ambiente. Attraverso il suo blog, Curiosa di natura, fa conoscere a tutti la bellezza della natura, raccontando le esperienze di chi ha fatto la differenza per il Pianeta. È stata nominata tra le LinkedIn Top Voices Ambiente Italia 2021.