Edifici a energia zero

da | Apr 21, 2023 | ambiente, smart city | 0 commenti

Quando una casa trasforma più energia di quanta ne consumi.

In tempi di elevata sensibilità ambientale come quelli che stiamo vivendo, viene dedicata sempre maggiore attenzione alla sostenibilità nell’edilizia. Le infrastrutture dette a energia zero, ovvero capaci di trasformare più energia rispetto a quella che consumano, sono sempre più diffuse. Un ruolo chiave in questo cambiamento, se non proprio il più importante, lo sta giocando la tecnologia. È dagli anni Novanta, quando nacque la passivhaus, che il settore cerca soluzioni ecosostenibili e la zero energy è l’ultima frontiera in questo virtuoso segmento.

Sul fronte della lotta al cambiamento climatico, gli edifici a energia zero rappresentano un considerevole passo avanti rispetto all’edilizia tradizionale che conosciamo. Svolgono infatti due importanti funzioni: da un lato, riducono in maniera significativa le emissioni di gas serra; dall’altro, abbassano la dipendenza dai combustibili fossili.

Ma come possono riuscirci? Il risultato si ottiene impiegando tecniche specifiche, grazie alle quali è possibile produrre internamente tutta l’energia necessaria alla vita di chi abita gli spazi dell’edificio a energia zero. I punti da rispettare nella progettazione di queste infrastrutture sono i seguenti:

  • isolamento termico;
  • utilizzo di materiali efficienti dal punto di vista energetico;
  • installazione di fonti di energia rinnovabile.

Il punto di partenza nell’iter progettuale per una abitazione a energia zero è la previsione di una efficace coibentazione, ovvero di un isolamento termico ermetico che permetta di trattenere il calore (o il fresco, se d’estate) all’interno dell’unità immobiliare senza disperderlo e dissiparlo. In tal maniera la temperatura resterà gradevole a lungo, senza bisogno di renderla tale attraverso un consumo attivo di energia. L’utilizzo di materiali dall’elevata efficienza energetica si colloca in questo solco: finestre dalle alte prestazioni e ventilazione controllata sono un ulteriore artificio per ridurre i consumi energetici.

I sistemi di VMC, o ventilazione meccanica controllata, svolgono una duplice funzione all’interno di abitazioni progettate in questa maniera. Da una parte regolano l’afflusso e il deflusso di aria riscaldata o raffrescata, contribuendo, assieme ai pannelli coibentanti, al mantenimento di una piacevole temperatura interna. Dall’altra garantiscono una corretta aerazione. L’apertura di porte e finestre per far circolare aria, infatti, sarebbe profondamente controproducente in una casa a energia zero: causerebbe una picchiata delle temperature, in inverno, o un veloce riscaldamento degli ambienti, in estate.

Naturalmente, il solo afflusso energetico passivo non è sufficiente. Una famiglia ha bisogno di una quantità di energia superiore rispetto a quella di cui può rifornirsi sfruttando il solo calore prodotto da chi vive nell’edificio e recuperato dagli elettrodomestici. Per rispondere efficacemente alla domanda di energia di un nucleo familiare, e rispettare i principi di sostenibilità che stanno alla base di una casa a energia zero, si fa uso di sorgenti rinnovabili.

Pannelli solari, turbine eoliche e sistemi geotermici possono essere sfruttati per generare energia da destinare alle esigenze dell’edificio: illuminazione, climatizzazione, accensione degli elettrodomestici, funzionamento degli stessi e alimentazione della rete elettrica esterna. Non è raro che questi sistemi privati siano in grado di produrre più energia rispetto a quella che effettivamente serva al nucleo o ai nuclei familiari. In tal caso, è possibile cedere l’eccesso sul mercato, generando reddito passivo, oppure stoccarlo in batterie al fine di utilizzarlo in futuro.

La sostanziale differenza tra un edificio a energia zero e una casa passiva sta proprio in quanto appena scritto. La passivhaus è una soluzione incredibilmente efficiente dal punto di vista energetico: i consumi di un’unità abitativa che possa definirsi passiva restano sotto i 15 kilowatt ogni ora (kwh), circa la metà della media di quelli di un edificio in classe energetica A, ma non produce necessariamente più energia di quanta ne consumi. Una infrastruttura a energia zero invece presenterà un bilancio energetico sempre in verde perché l’energia che si procurerà dai propri impianti green sarà costantemente superiore a quella utilizzata.

La diffusione di edifici a energia zero è ancora limitata a causa degli elevati costi realizzativi e delle normative edilizie di numerosi Paesi, le quali non agevolano l’innalzamento di queste infrastrutture per motivi funzionali o estetici, scoraggiandone la progettazione. Eppure la tecnologia necessaria è già disponibile e in sviluppo costante. L’Unione Europea e numerosi governi incoraggiano e incentivano la costruzione di edifici a energia zero, ma la svolta verso un’edilizia comunitaria di questo tipo non è ancora arrivata.

La biblioteca di Calgary, in Canada, è un esempio di quali siano le potenzialità dell’edilizia a energia zero. Grazie all’uso sinergico e coordinato di geotermia, fotovoltaico e ventilazione controllata, l’infrastruttura è net zero, ovvero non produce emissioni di carbonio. Il pubblico, con possibilità di spesa più elevate, dovrebbe costantemente edificare a impatto zero, nel Primo Mondo. Sarebbe da esempio per il privato e lo spingerebbe a imboccare una strada che è già segnata e dovrebbe essere più affollata.

Crediti fotografici: Wikimedia Commons, la Biblioteca Centrale di Calgary.

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