Nella lunga e complessa battaglia contro il tumore al seno, la ricerca medica continua a produrre strumenti sempre più raffinati, mirati e tollerabili. Uno dei più recenti è Elacestrant, un farmaco che rappresenta un’evoluzione significativa nella terapia dei tumori ormono-sensibili metastatici, in particolare quelli con mutazione ESR1, un’alterazione genetica che rende molte terapie endocrine inefficaci. Prodotto in Italia, nello stabilimento pisano della multinazionale Menarini, Elacestrant si distingue per una caratteristica tutt’altro che secondaria: è il primo SERD attivo per via orale, e questo cambia radicalmente il modo in cui molte pazienti possono affrontare la malattia.
Un bersaglio preciso: il recettore degli estrogeni
Elacestrant appartiene alla classe dei SERD, ovvero degradatori selettivi del recettore degli estrogeni. Il suo meccanismo d’azione è tanto semplice quanto strategico: si lega al recettore degli estrogeni (ER), lo destabilizza e ne favorisce la degradazione. Questo blocca il segnale ormonale che alimenta la proliferazione delle cellule tumorali. È una terapia disegnata per colpire un punto vulnerabile del tumore: una forma di oncologia di precisione che non agisce “a tappeto”, ma interviene selettivamente là dove la mutazione ESR1 compromette l’efficacia delle cure convenzionali.
Per chi è indicato Elacestrant

Il farmaco è destinato a pazienti affette da carcinoma mammario metastatico ER positivo, HER2 negativo, che presentano la mutazione ESR1 e che hanno già affrontato almeno una linea di trattamento endocrino. Si tratta di una popolazione particolarmente fragile, spesso resistente alle terapie standard, per la quale Elacestrant rappresenta una nuova possibilità terapeutica, capace di offrire tempo, stabilità e qualità della vita.
Efficacia e vantaggi clinici
I dati clinici sono incoraggianti. Negli studi di riferimento, Elacestrant ha quasi raddoppiato la sopravvivenza libera da progressione (PFS) nelle pazienti con mutazione ESR1: 3,8 mesi contro 1,9 mesi ottenuti con altre terapie. Un margine che, pur apparentemente breve, è significativo nel contesto dei tumori metastatici, dove anche poche settimane di stabilizzazione possono rappresentare un guadagno concreto in termini di benessere. A questo si aggiunge la somministrazione orale quotidiana, che facilita l’aderenza alla terapia e riduce l’impatto sulla vita quotidiana.
Un farmaco italiano per il mercato globale
Elacestrant è stato approvato dalla Commissione Europea e dall’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco. È già commercializzato in diversi Paesi, tra cui Stati Uniti, Germania e Regno Unito. La sua produzione avviene interamente in Italia, nello stabilimento Menarini di Pisa, a testimonianza di una competenza farmaceutica nazionale che sa ancora giocare un ruolo da protagonista nello scenario internazionale dell’oncologia.
Oncologia di precisione e qualità della vita
L’introduzione di Elacestrant segna un avanzamento concreto nell’ambito dell’oncologia di precisione. Il suo uso permette, in molti casi, di posticipare o evitare la chemioterapia, riducendo così gli effetti collaterali e mantenendo una qualità della vita più alta per le pazienti. In un contesto in cui il trattamento si protrae nel tempo, la tollerabilità diventa un fattore determinante. E sotto questo aspetto, Elacestrant si è dimostrato ben accettato, con un profilo di sicurezza favorevole.
I limiti da conoscere
Come ogni terapia, anche Elacestrant ha i suoi limiti. Non è un farmaco risolutivo: non guarisce, ma stabilizza. Il suo compito è rallentare la progressione del tumore, offrendo una tregua, mai una soluzione definitiva. Inoltre, agisce solo in presenza della mutazione ESR1, una condizione genetica non sempre presente. E come tutte le terapie ormonali, può incontrare ostacoli nel tempo: la resistenza resta una possibilità concreta