Blackout, guerre, catastrofi: ecco il kit di sopravvivenza da 72 ore che potresti dover usare domani (almeno secondo l'Unione Europea)

L’Unione Europea propone un kit di sopravvivenza da 72 ore per prepararsi a crisi estreme. Un’iniziativa che, tra linee guida, spot istituzionali in stile “What’s in my bag” e richiami alla resilienza individuale, solleva interrogativi sul reale stato d’emergenza e sulla narrazione del rischio.

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    Blackout, cyberattacchi, guerre: l’Unione Europea invita i cittadini a immaginare il peggio e per questo ha pubblicato delle linee guida ufficiali su come resistere da soli per 72 ore, in caso di crisi. Il cuore della strategia? Un kit di sopravvivenza domestico, da tenere pronto nel caso.

    A presentarlo è Hadja Lahbib, commissaria per la Gestione delle crisi, che parla della necessità di sviluppare una “nuova mentalità di preparazione”. Un approccio che mette al centro l’autonomia individuale, mentre le istituzioni – si suppone – si attivano. Il tutto in un contesto che punta a rafforzare la cooperazione civile-militare (attraverso il piano ReArm Europe) e, allo stesso tempo, la fiducia in una resilienza fai-da-te.

    Cosa prevede il kit di sopravvivenza da 72 ore voluto da Bruxelles

    La proposta dell’UE è semplice: preparare ogni cittadino ad affrontare autonomamente le prime 72 ore dopo un evento critico. Niente soccorsi immediati, nessuna certezza di supporto esterno. Bisogna arrangiarsi – almeno all’inizio.

    Il kit consigliato contiene tutto il necessario per affrontare una situazione di isolamento improvviso:

    • Acqua potabile (3 litri a testa) e alimenti non deperibili.
    • Farmaci essenziali, inclusi quelli prescritti.
    • Copie di documenti sigillati in buste impermeabili.
    • Torcia e batterie, perché la luce non è garantita.
    • Fiammiferi o accendini, per chi dovrà accendere fuochi (letteralmente).
    • Contanti, visto che bancomat e POS potrebbero non funzionare.
    • Power bank, per tenere accesi i dispositivi mobili.
    • Occhiali da vista, se indispensabili.

    A raccontare questa lista, un video diffuso sui canali ufficiali dell’Unione Europea che mostra proprio Hadja Lahbib che, sorridente, estrae uno a uno gli oggetti del suo kit personale davanti alla telecamera. Praticamente, una versione istituzionale del popolare format “What’s in my bag”, ma con un sottotesto ben più inquietante. Non rossetti, libri o auricolari: qui si parla di torce, medicine, acqua, contanti, accendini.

    Il contenuto è pensato per essere condiviso sui social, ma rischia di sfiorare il cattivo gusto: banalizza la narrazione della guerra imminente, trasformandola in un gesto da influencer, confezionato per l’algoritmo. E lascia nello spettatore una domanda sospesa: stiamo davvero parlando di prevenzione o stiamo giocando con le paure?

    Tra strategia e narrazione: cosa ci dice davvero l’Unione Europea

    Quello che l’UE chiama “strategia di gestione delle emergenze” si compone di 30 azioni concrete. Oltre alla promozione del kit, il piano prevede la creazione di depositi condivisi di beni essenziali e un maggior coordinamento tra ambiti civili e militari.

    Ma c’è di più. Si parla anche dell’introduzione di una “Giornata nazionale della preparazione”, un evento simbolico (e mediatico) pensato per sensibilizzare i cittadini. Il messaggio ufficiale è chiaro: non possiamo escludere nulla. Dunque, meglio essere pronti.

    Il sottotesto? Un’Europa che, mentre affronta scenari globali incerti, chiede ai suoi cittadini di cominciare a fare scorte. E intanto rilancia il concetto di sicurezza come responsabilità individuale.

    Chi si è già attrezzato: i casi di Francia, Svezia e Norvegia

    Mentre l’UE avanza la sua strategia comune, alcuni Stati membri si muovono da tempo in modo autonomo. In Francia, ad esempio, il kit consigliato include radio a manovella, coperte termiche, utensili multifunzione. Più dettagliato, più pronto all’uso.

    In Svezia e Norvegia, la preparazione assume toni più cupi: nei kit ci sono compresse di ioduro di potassio, per proteggere la tiroide in caso di incidenti nucleari. E le campagne di informazione alla popolazione sono già attive da anni.

    Più che esempi virtuosi, sembrano un’anticipazione di uno scenario che nessuno vuole nominare, ma che viene comunque evocato.

    Un kit che racconta molto più di quanto elenca

    Questo kit di sopravvivenza non è solo una lista di oggetti da mettere in dispensa. È un messaggio. Diretto, ma non dichiarato: l’Europa vuole che tu sia pronto a cavartela da solo, almeno per un po’.

    Non c’è allarmismo, dicono. È solo buon senso. Ma l’idea che ogni cittadino debba pensare alla propria autonomia per 72 ore — senza contare sull’immediato intervento delle autorità — non può che far riflettere.

    tags: guerra

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