
Di notte in Africa, tra le ombre degli alberi, due occhi giganti scrutano il buio. Sono quelli del galagone, un piccolo primate notturno caratterizzato da occhi giganti, orecchie mobili, mani prensili e una capacità di salto impressionante. Un piccolo animale misterioso tra i più affascinanti e meno conosciuti che ha però ispirato miti e leggende.
Occhi da gufo, orecchie da radar e zampe da atleta
Il galagone, anche noto come bush baby, è un primate appartenente alla famiglia dei galagidi, diffuso in diverse aree dell’Africa sub-sahariana. Le sue dimensioni variano a seconda della specie: alcuni esemplari adulti hanno un corpo che misura appena 12 cm (a cui si aggiunge una coda di pari lunghezza), mentre altri possono superare i 30 cm complessivi. In ogni caso, è un animale minuto, agilissimo e dotato di adattamenti sorprendenti.
Gli occhi, enormi rispetto al corpo, sono l’adattamento perfetto alla vita notturna: la visione del galagone è eccellente anche in condizioni di scarsa luce. Le orecchie larghe e mobili, capaci di ruotare indipendentemente l’una dall’altra sono uno strumento perfetto per localizzare insetti anche nel buio più profondo.

Le zampe posteriori sono il vero motore del suo stile di vita: lunghe, forti e dotate di muscoli elastici, gli permettono di compiere salti di oltre due metri, anche da fermo. A differenza di molti altri primati, il galagone si muove tra i rami con balzi fulminei, spesso invisibili all’occhio umano. La coda lunga e pelosa funge da timone, garantendo equilibrio durante i salti e controllo in fase di atterraggio.
Il corpo è ricoperto da una pelliccia densa e morbida, generalmente grigiastra o marrone chiaro, con sfumature che variano secondo la specie e l’habitat. Il muso è corto, con narici sporgenti e un’espressione perennemente sveglia, quasi incuriosita. L’impressione generale è quella di un piccolo folletto della notte, con tutti gli strumenti per sopravvivere in un mondo ostile.
Un abitante delle foreste africane che si muove tra rami e ombre
I galagoni abitano una vasta gamma di ecosistemi africani, dalle foreste tropicali fitte dell’Africa centrale alle savane alberate dell’est e del sud del continente. A seconda della specie, possono adattarsi anche a habitat più secchi e frammentati, ma la loro preferenza resta per gli ambienti ricchi di vegetazione e con abbondanza di rifugi arborei.
Durante il giorno si nascondono in cavità degli alberi, tra i rami fitti o in nidi di foglie costruiti con cura. Sono animali estremamente riservati e passano gran parte della loro vita in alto, evitando il suolo e riducendo al minimo il contatto con i predatori. La loro capacità di muoversi agilmente tra i rami, unita alla vista notturna e all’udito sviluppatissimo, li rende cacciatori efficaci e prede difficili da sorprendere.
Anche se il loro habitat naturale è minacciato dalla deforestazione, i galagoni dimostrano una certa resilienza, adattandosi in alcuni casi anche a giardini, piantagioni o zone periurbane, purché siano presenti alberi sufficientemente alti.
Il fatto che siano animali notturni e sfuggenti ha permesso loro di passare quasi inosservati per secoli, e ancora oggi molte aree ospitano galagoni che non sono mai stati studiati scientificamente in modo approfondito. La loro presenza è spesso rilevata solo attraverso suoni – versi acuti e lamentosi che ricordano il pianto di un bambino – da cui deriva il soprannome inglese bush baby.
Piccoli acrobati solitari, sempre affamati di linfa, frutta e insetti

Il galagone è un primate solitario e notturno, con abitudini alimentari da vero opportunista. La sua dieta comprende una combinazione di insetti, piccoli vertebrati, frutta, linfa e gomma vegetale. Quest’ultima, in particolare, è una fonte energetica importante durante la stagione secca, quando altre risorse scarseggiano. Per raccoglierla, il galagone utilizza incisivi inferiori appuntiti e una lingua lunga, capaci di scavare nelle cortecce e leccare le secrezioni appiccicose.
La caccia agli insetti avviene con balzi rapidi e precisi: una volta individuata la preda grazie all’udito, il galagone si lancia come una molla, afferrando il pasto con le mani prensili. Nonostante la piccola taglia, è un predatore determinato e attento. Il comportamento alimentare varia molto a seconda della disponibilità di risorse e dell’ambiente, e può includere anche piccoli rettili o uccelli addormentati.
Dopo il crepuscolo, esce dal rifugio e inizia un percorso ramificato alla ricerca di cibo, marcando il territorio con secrezioni e vocalizzazioni. I galagoni infatti sono territoriali, ma non particolarmente aggressivi: preferiscono evitare i conflitti e usano segnali sonori e olfattivi per delimitare lo spazio e riconoscere i membri della propria specie.
Durante la stagione riproduttiva, i maschi competono per accedere alle femmine, ma gli incontri sono brevi e discreti. Le femmine partoriscono generalmente uno o due piccoli, che trasportano in bocca da un ramo all’altro, lasciandoli nascosti durante la caccia. Il legame madre-figlio è stretto nelle prime settimane, poi i piccoli iniziano a muoversi da soli, imparando le rotte tra i rami come veri apprendisti acrobati.
Una creatura notturna che ispira leggende e ricerche scientifiche
Il galagone non è solo un animale straordinario: è anche una figura che ha influenzato l’immaginario collettivo. Il suo nome compare in racconti locali africani come spirito protettore della notte o messaggero silenzioso. Il verso acuto e inquietante ha alimentato superstizioni e leggende su bambini scomparsi o voci degli antenati nei boschi.
Dal punto di vista scientifico, il galagone è oggetto di studi etologici e neurologici, per via delle sue capacità cognitive, della memoria spaziale e della coordinazione motoria. Il suo cervello, seppur piccolo, mostra caratteristiche complesse e adatte a uno stile di vita arboricolo ad alta precisione. È uno dei pochi primati ad avere una spiccata specializzazione nella locomozione per salto, e la sua anatomia continua a ispirare persino ingegneri robotici.
Nel complesso, il galagone è un esempio perfetto di come l’evoluzione possa produrre creature fuori dagli schemi, adattate in modo straordinario a un’esistenza fatta di rami, ombre e silenzi.