
Il Gaviale del Gange (Gavialis gangeticus) è un rettile raro, dotato di un muso acuminato e lunghissimo che pare una spatola: un adattamento perfetto per la vita acquatica. È uno dei coccodrilli più grandi del mondo, ma rispetto ai suoi “congeneri” è un vero campione di specializzazione: vive nei grandi fiumi, nutre solo di pesci e ha sviluppato una struttura unica, il ghara, presente nei maschi adulti.
Questa specie è oggi classificata in pericolo critico: dal 1946 al 2006 ha perso tra il 96 e il 98 % della popolazione, scendendo dai 5‑10 000 individui a meno di 250. Da decenni si susseguono programmi di allevamento e reintroduzione, e la cooperazione tra India e Nepal sembra dare segnali di speranza.
Muso a spatola, denti perfetti e il mistero del ghara

Il tratto più emblematico del gaviale è il suo muso lungo, sottile e appuntito. I maschi possono arrivare fino a 6-6,5 m, le femmine generalmente tra 3,5 e 4,5 m. Gli avvistamenti di esemplari oltre i 7 m sono molto rari: l’ultimo è avvenuto nel 1924 nel Bihar.
Il muso ospita circa 106–110 denti affilati e disposti in modo da incastrarsi tra loro quando le mascelle si chiudono, trattenendo saldamente le prede scivolose. La coda è potente e, insieme alle zampe palmate, consente ottime capacità natatorie, mentre sugli arti emergono scarsissime prestazioni terrestri. La pelle appare liscia e la cute coperta di squame, con colori che variano dall’oliva al marrone.
Nei maschi adulti il ghara è una protuberanza carnosa che si forma sulla punta del muso. Si tratta di un unicum tra i rettili e funziona come una vera e propria cassa di risonanza: amplifica suoni, genera bolle e segnali visivi durante la stagione riproduttiva, facilitando la comunicazione subacquea e l’attrazione delle femmine. Questo sofisticato sistema di corteggiamento è il risultato di un lungo processo evolutivo, affinatosi nel tempo per rispondere alle esigenze di vita fluviale, dove il suono si propaga in modo particolarmente efficace.
Habitat e progetti di conservazione
Il gaviale vive nei fiumi lentissimi, profondi e con sabbiose spiagge del bacino del Gange. Le popolazioni superstiti si trovano principalmente nelle spesse anse dei fiumi Chambal e Girwa (India) e Rapti‑Narayani (Nepal).
Gli habitat d’acqua pulita, increspata da correnti moderate e con zone tranquille per il riposo, sono essenziali per questa specie. Le spiagge emerse permettono la deposizione delle uova durante la stagione secca (marzo‑maggio); i giovani trovano rifugio nella vegetazione e rami affioranti. I cambiamenti climatici sono particolarmente problematici per questi animali, perché alterano i regimi di flusso dei fiumi e riducono la disponibilità di habitat adatti.
Un tempo, il gaviale era piuttosto comune in altri Paesi come Bangladesh, Pakistan, Bhutan, Myanmar: oggi è praticamente estinto fuori da India e Nepal. I primi progetti ufficiali di conservazione del gaviale in India sono iniziati nel 1975 al centro di Kukrail (nei pressi di Lucknow), e sono poi stati estesi dal 1979 attraverso la creazione di centri di allevamento e rilascio in varie regioni. Oggi, nel subcontinente indiano, si contano 2 000/2 500 esemplari. In Nepal le popolazioni sono più ridotte rispetto all’India, ma in crescita: si è passati da circa 80 individui nel 2008 a oltre 260 nel 2022.
La frammentazione degli habitat, la pesca e l’inquinamento continuano comunque a minacciare la specie.
Dieta e comportamento
Il gaviale è un predatore altamente specializzato. Durante le prime fasi di vita, i giovani si nutrono prevalentemente di insetti, girini e piccoli anfibi. Crescendo, la dieta diventa quasi esclusivamente piscivora: gli adulti si alimentano principalmente di pesci d’acqua dolce, che catturano con precisione grazie al muso lungo e sottile e ai denti aguzzi. La tecnica di caccia è rapida ed efficace: un movimento fulmineo del muso e un colpo deciso della coda bastano a intrappolare le prede tra le fauci, che non servono a masticare ma a trattenere e ingoiare interamente il pesce.
In alcuni casi, soprattutto nei giovani, la dieta può includere anche altri animali acquatici come piccoli uccelli, mammiferi o carcasse. Alcuni individui ingeriscono anche piccoli sassi, detti gastroliti, che aiutano a facilitare la digestione e a regolare l’equilibrio in acqua.

La riproduzione avviene tra febbraio e maggio. I maschi corteggiano le femmine sott’acqua gonfiando il ghara – la caratteristica protuberanza sul muso – ed emettendo suoni e bolle udibili anche a grande distanza. I maschi dominanti difendono piccole aree di spiaggia dove radunano più femmine. Dopo l’accoppiamento, le femmine scavano profondi nidi nella sabbia e depongono da 20 a 95 uova. L’incubazione dura tra i 60 e i 100 giorni. Alla schiusa, i piccoli – lunghi circa 35 centimetri – restano nelle vicinanze della madre, che li protegge per diverse settimane. Nei primi anni di vita frequentano acque basse e tranquille, dove hanno maggiori possibilità di sopravvivere.
Curiosità e stranezze evolutive
Il gaviale rappresenta un paradosso biologico: è tra i rettili più grandi esistenti, ma presenta arti deboli e inadatti alla locomozione terrestre, che lo rendono completamente dipendente dall’ambiente acquatico. Ha un’aspettativa di vita che può superare i 50 anni, ma raggiunge la maturità sessuale solo tra i 10 e i 15. La sopravvivenza dei piccoli è estremamente bassa: si stima che meno dell’1% dei neonati riesca a raggiungere l’età adulta, un dato paragonabile a quello delle tartarughe marine.
A contrastare questo declino sono intervenuti programmi di conservazione tra i più ambiziosi. Fin dagli anni Settanta, il centro di Kukrail, in India, ha svolto un ruolo centrale, incubando e liberando in natura migliaia di esemplari. Anche il Madras Crocodile Bank ha contribuito in modo significativo, sviluppando tecniche di allevamento e rilascio che hanno posto le basi per strategie di conservazione moderne, sebbene non si occupi esclusivamente di questa specie.