I luoghi più assurdi del mondo: Gravina di Laterza in Puglia

La Gravina di Laterza è uno dei canyon più profondi d’Europa, ma anche un ecosistema fragile. Dopo anni di abbandono, oggi è al centro di progetti di valorizzazione, turismo sostenibile e tutela della biodiversità.

I luoghi più assurdi del mondo: Gravina di Laterza in Puglia - immagine di copertina

    Quando si pensa ai canyon, la mente corre subito al Grand Canyon americano o ai paesaggi desertici del Medio Oriente. E invece, anche in Italia abbiamo qualcosa che ci va molto vicino. La Gravina di Laterza, in provincia di Taranto, è uno dei canyon più profondi d’Europa, con pareti a strapiombo che raggiungono i 200 metri e una lunghezza che supera i 12 chilometri. Un luogo che sembra uscito da un altro continente, incastonato tra gli uliveti e la macchia mediterranea della Murgia.

    Eppure, nonostante la sua imponenza, è ancora poco conosciuto. La Gravina non è solo uno spettacolo geologico, ma anche un ecosistema delicatissimo, ricco di biodiversità, e oggi al centro di progetti di tutela e valorizzazione sostenibile. I rapaci che sorvolano le pareti rocciose, le grotte scavate dall’acqua, le piante rare che crescono tra le fenditure calcaree: tutto racconta un equilibrio complesso, minacciato in passato da abbandono e incuria, ma oggi al centro di una rinascita lenta ma concreta.

    In questo articolo esploriamo cosa rende davvero unica la Gravina di Laterza: tra geologia, flora, fauna e nuove forme di turismo responsabile.

    Dove si trova e perché è così unica

    La Gravina di Laterza si trova nel cuore del Parco Naturale Regionale Terra delle Gravine, nel sud della Puglia, a pochi chilometri dal confine con la Basilicata. È un’enorme spaccatura del terreno modellata nel corso dei millenni dal lento lavoro di erosione dell’acqua e del vento su un terreno calcareo fragile e poroso. Si estende per circa 12 chilometri, con una profondità che in alcuni tratti supera i 200 metri e una larghezza variabile tra i 400 e i 500 metri.

    Dal punto di vista geologico, è un canyon carsico: l’acqua piovana ha scavato la roccia calcarea, creando pareti verticali, anfratti, doline e una rete sotterranea di grotte e condotti ancora oggi in parte inesplorati. L’ambiente è secco, con escursioni termiche elevate e un terreno che alterna pietra viva, zone boschive e tratti di macchia mediterranea.

    Ma la Gravina non è solo roccia e geologia. È un hotspot di biodiversità: ospita numerose specie di uccelli rapaci come il falco grillaio, il nibbio reale, il gufo reale e la poiana. Tra le pareti verticali nidificano anche corvi imperiali e allocchi. A livello botanico, crescono specie endemiche della Murgia, come l’asfodelo e l’orchidea selvatica, oltre a piante tipiche delle aree aride.

    La combinazione tra geografia, isolamento e clima ha creato un microcosmo naturale affascinante e raro in Europa. Per questo motivo, l’intera zona è oggi riconosciuta come Sito di Interesse Comunitario (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) nell’ambito della rete Natura 2000, il principale strumento dell’Unione Europea per la tutela della biodiversità.

    Tra passato agricolo, abbandono e riscoperta

    Per secoli, la Gravina di Laterza è stata parte integrante della vita delle comunità locali. Le grotte naturali e le cavità scavate artificialmente venivano usate come rifugi, stalle, magazzini e perfino luoghi di culto. I pastori la utilizzavano come area di pascolo, sfruttando le radure e le zone pianeggianti, mentre le popolazioni locali praticavano la raccolta di legna, l’allevamento e la coltivazione in aree limitrofe.

    A partire dal dopoguerra, però, questo equilibrio si è spezzato. Il progressivo spopolamento delle campagne, la perdita di interesse per l’agricoltura tradizionale e la mancanza di una visione organica di tutela hanno lasciato spazio al degrado e all’abbandono. L’accesso alla gravina è diventato sempre più difficile, le mulattiere si sono coperte di rovi, e l’area è uscita dai radar del turismo e della gestione ambientale.

    Negli ultimi vent’anni, però, qualcosa è cambiato. Grazie all’intervento di enti locali, guide ambientali e associazioni come il Centro Visite Gravina di Laterza, la zona è stata parzialmente recuperata. Oggi sono attivi percorsi escursionistici, attività di educazione ambientale e progetti per il monitoraggio della fauna e della flora. Alcuni tratti della gravina sono accessibili tramite sentieri segnalati, mentre altri rimangono riservati a visite guidate per motivi di sicurezza e tutela ecologica.

    La valorizzazione del territorio è oggi vista come una risorsa anche economica: il turismo naturalistico e il trekking attirano visitatori interessati alla natura, al paesaggio e alla cultura rurale. I comuni dell’area, tra cui Laterza, stanno riscoprendo il proprio patrimonio e cercando di costruire un’offerta turistica legata alla sostenibilità.

    Le sfide della tutela e del turismo sostenibile

    Nonostante i segnali positivi, la Gravina di Laterza affronta ancora oggi numerose sfide. La prima è la mancanza di risorse stabili per la gestione e la manutenzione dell’area. I progetti attualmente attivi si reggono spesso su bandi a breve termine, su volontariato o su iniziative locali che faticano a ottenere continuità nel tempo. Questo rende difficile pianificare interventi strutturali per la tutela del suolo, la segnaletica, la sicurezza dei percorsi o la promozione turistica.

    Il secondo grande ostacolo riguarda la fragilità dell’ecosistema. La Gravina è un ambiente delicato, che può essere danneggiato facilmente da un afflusso incontrollato di visitatori o da attività poco rispettose. Per questo motivo, le associazioni attive sul territorio promuovono un modello di fruizione lenta, guidata e consapevole: niente veicoli a motore, nessun intervento invasivo, ma attenzione al contatto diretto con la natura e alla conservazione delle specie locali.

    C’è poi il tema dell’accessibilità: le aree visitabili sono ancora limitate, e servirebbero interventi mirati per migliorare l’inclusività senza compromettere la natura selvaggia del luogo. Infine, va detto che la Gravina di Laterza è poco conosciuta a livello nazionale e internazionale: manca ancora una narrazione forte capace di inserirla nei circuiti del turismo sostenibile a pieno titolo.

    Eppure, proprio grazie al suo essere fuori dai percorsi più battuti, questo canyon italiano può rappresentare una risorsa culturale e ambientale da valorizzare nel lungo periodo. Un esempio concreto di come anche i luoghi meno noti possano diventare motori di rigenerazione territoriale, se gestiti con cura e visione.

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