Guerrilla Gardening, la sfida per rendere le città più verdi

da | Mar 14, 2025 | ambiente, smart city | 0 commenti

Rendere le città più verdi e vivibili, sopperendo alla mancanza di interventi pubblici: è questa la filosofia alla base del Guerrilla Gardening, una corrente nata negli Stati Uniti negli anni Settanta e ora diffusa in tutto il mondo. Armati di semi, pale e terriccio, gli attivisti si prodigano per coltivare le più svariate specie vegetali in aree lasciate al loro destino dalle istituzioni, per incrementare la quota di natura nei contesti urbani.

Creatività, attivismo e amore per la natura sono i cardini del cosiddetto giardinaggio da guerriglia, una pratica che promette di trasformare gli spazi pubblici trascurati in vere e proprie oasi verdi. E non mancano nemmeno le polemiche, tra coloro che ritengono che la cura del verde non debba provenire tramite azioni dal basso. Ma cos’è il Guerrilla Gardening e come funziona?

Le origini del Guerrilla Gardening

Guerrilla Gardening

Diventato decisamente popolare negli ultimi anni, in realtà il Guerrilla Gardening ha origini ben più profonde. Il movimento si può infatti far risalire all’inizio degli anni Settanta quando, negli Stati Uniti, un gruppo di attivisti ambientali decise di riportare il verde nei contesti urbani, appropriandosi – almeno in senso lato – di spazi pubblici ignorati dalle istituzioni.

In particolare, si è soliti far risalire l’origine del Guerrilla Gardening al 1973, quando Liz Christy – un’attivista e artista di New York – creò un gruppo di appassionati, i Green Guerrillas. I giovani tentarono di rinvigorire i terreni abbandonati del Lower East Side della Grande Mela, lanciando delle seed bombs: delle palline di semi, argilla e terriccio che, una volta gettate sui terreni, permettevano la crescita pressoché spontanea di fiori, piante ornamentali e anche ortaggi.

La scelta di riferire questo movimento alla guerriglia – una parola che, come facile intuire, rimanda a scenari militari e di conflitto – avvenne per un preciso motivo. I Green Guerrillas non seguivano infatti canali convenzionali per le loro opere di giardinaggio pubblico, né chiedevano permessi per entrare nei terreni abbandonati: vi provvedevano deliberatamente, anche agendo di notte per non essere visti, così da eludere eventuali dinieghi burocratici o scongiurare l’arresto.

Nel tempo, il Guerrilla Gardening è evoluto in collettivi ben più organizzati, molti dei quali collaborano in modo più che pacifico con le istituzioni cittadini, per curare il verde pubblico. Rimangono comunque gruppi che conservano lo spirito ribelle originario, sempre con azioni di coltivazione urbana non autorizzata.

I benefici del Guerrilla Gardening

Non è di certo un segreto: poter approfittare di più verde pubblico, si tratti di un giardino fiorito oppure anche solo di un’aiuola curata, di certo migliora la qualità della vita in ambiti urbani. Il vantaggio del Guerrilla Gardening non è però solo nel rinverdire aree dimenticate, ma ha anche effetti sul benessere delle persone.

Secondo un recente studio condotto nella città di Pechino, le azioni di giardinaggio urbano spontaneo – in un certo senso, assimilabili quindi al Guerrilla Gardening – ha effetti positivi a lungo termine:

  • migliora la vivibilità dei quartieri, aumentando il senso di appartenenza di chi vi risiede;
  • incrementa la salute mentale, poiché i residenti di queste aree dichiarano che, grazie al verde, si sentono meno stressati e ansiosi;
  • aumentano la qualità dell’aria, soprattutto in quelle zone colpite da traffico stradale intenso;
  • riportano la città a una dimensione più umana, incentivando una vita più lenta e sana, tra passeggiate nel verde e momenti pubblici di svago.

Le tecniche del Guerrilla Gardening

Semi

Come già spiegato, l’obiettivo del Guerrilla Gardening è molto semplice: permettere ad aree dimenticate dalla città, o comunque non curate ormai da anni dalle amministrazioni pubbliche, di rifiorire. Sebbene oggi molti interventi di giardinaggio dal basso siano concordati con le stesse pubbliche amministrazioni, negli anni il Guerrilla Gardening ha sviluppato diverse tecniche, che hanno permesso agli attivisti di agire pressoché indisturbati.

Tra le più note tecniche di coltivazione di questi battaglieri gardeners, si possono di certo elencare:

  • le già citate seed bombs, ovvero delle palline di semi, argilla e terriccio – o, ancora, compost o altre sostanze organiche fertilizzate – che possono essere facilmente lanciate su terreni difficilmente raggiungibili. È la soluzione più diffusa per raggiungere spazi pubblici recintati o, ancora, per rinverdire i bordi stradali: è sufficiente gettare le palline di semi dal finestrino dell’auto durante la marcia e lasciare alla natura fare il suo corso;
  • la piantumazione diretta, semplicemente piantando semi in aiuole dimenticate, rotonde stradali spoglie, crepe sui muri e via dicendo;
  • l’irrigazione automatizzata, tramite bottiglie di plastica riciclate e opportunamente modificate per rilasciare poche gocce d’acqua alla volta, per favorire la crescita delle piante nelle prime settimane, quando i vegetali prescelti non sono ancora pienamente autosufficienti.

Anche la scelta delle varietà vegetali ha il suo peso, soprattutto se coltivate in luoghi difficilmente accessibili, quindi dall’intervento umano ridotto. Si preferiscono innanzitutto specie dalla bassa richiesta d’acqua – ad esempio le piante grasse o le succulente – così come anche fiori e piante dalla bassa manutenzione, come lavanda, girasoli, l’erica, la ginestra, il rosmarino, la santolina e molte altre ancora.

Ancora, nei luoghi più facili da raggiungere – oppure in aree messe a disposizione dalle stesse amministrazioni pubbliche – si tende a realizzare dei piccoli boschetti cittadini, dove spesso non manca un orto urbano. La verdura e la frutta ottenuta tramite l’impegno degli attivisti viene poi donata ai residenti del quartiere o, ancora, alle associazioni che si occupano di persone in difficoltà.

Le questioni legali sul giardinaggio spontaneo

Guerrilla gardening, aspetti legali

Non si può parlare di Guerrilla Guardening, senza menzionare le questioni legali che lo circondano. Per quanto l’intento sia encomiabile, gli attivisti spesso si espongo a rischi legali, soprattutto quando conducono le loro azioni di giardinaggio spontaneo in aree non autorizzate.

Ad esempio, il Codice Civile italiano tutela il diritto di proprietà, in particolare all’articolo 832, e l’introduzione indebita in terreni o aree altrui può sfociare in una denuncia, nonché in sanzioni pecuniarie anche importanti. All’estero, la situazione è analoga: negli Stati Uniti le leggi sulla violazione dei terreni altrui è molto rigida, e può portare anche all’arresto, mentre nel Regno Unito spesso le autorità individuano gruppi di Guerrilla Gardeners, chiedendo loro di astenersi dall’intervenire sul verde pubblico.

Prima di lanciarsi in questa attività è quindi necessario informarsi sui rischi, anche consultandosi su un legale, in ogni caso preferendo forme di giardinaggio dal basso che siano concordate con le stesse autorità.

Tag: orto

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