
Nel nostro rapporto con la natura e con ciò che non possiamo controllare, la scaramanzia è sempre stata una sorta di bussola emotiva. Dalla notte dei tempi, gli esseri umani hanno cercato di interpretare i segnali del mondo intorno a loro, affidandosi a riti, piccoli gesti quotidiani e superstizioni capaci di evocare sicurezza.
In un’epoca in cui il clima cambia, gli ecosistemi sono fragili e il futuro sembra spesso avvolto da un velo di incertezza, non sorprende che le superstizioni continuino a vivere come antichi strumenti per dare un ordine a ciò che appare imprevedibile.
Ma dietro queste abitudini curiose si nascondono storie antiche, spesso legate proprio alle forze dell’ambiente: il vento, gli animali, il raccolto, le tempeste, persino i cicli lunari. Ogni tradizione nasce come tentativo di convivere con il mondo naturale, di interpretarlo e, talvolta, di placarlo.
Da questo legame profondo emerge un catalogo di gesti scaramantici che oggi ci fanno sorridere, ma che un tempo erano considerati veri e propri atti di sopravvivenza culturale.
Scaramanzia: origini e significato

La scaramanzia affonda le proprie radici nell’esigenza di dominare simbolicamente ciò che non si può controllare. Nelle società agricole e pastorali, ogni raccolto dipendeva dalle condizioni atmosferiche, dalle malattie, dai predatori: elementi troppo grandi per essere gestiti con strumenti razionali. Per questo, comunità di ogni parte del mondo svilupparono rituali e gesti che potessero allontanare la sfortuna, attrarre prosperità e mantenere l’armonia con l’ambiente circostante. È un linguaggio arcaico, fatto di simboli, che ancora oggi sopravvive nelle famiglie, nelle credenze popolari e nella cultura collettiva.
Ecco quindi il nostro elenco dei gesti scaramantici più bizzarri dal mondo. Non potevamo, ovviamente, non sceglierne 17!
Toccare ferro – Italia
La tradizione nasce dai tempi in cui il ferro era considerato un materiale capace di respingere spiriti maligni e proteggere i raccolti. Simboleggiava la forza delle armi che allontanavano il pericolo e la capacità degli strumenti agricoli di mantenere in vita una comunità. Ancora oggi, toccare ferro è un modo per chiedere protezione alle forze “buone”.
Rompere un piatto porta fortuna – Grecia
Nelle celebrazioni tradizionali, rompere un piatto è il gesto che libera energia negativa e prepara lo spazio a energie nuove. È un rito legato alla purificazione degli ambienti domestici e alla rinascita simbolica, un po’ come rinnovare il ciclo naturale dopo l’inverno.
Fischiare al vento per chiamare la buona sorte – Russia rurale
Per i contadini russi il vento era una forza capricciosa, capace di portare pioggia o rovina. Fischiare era un modo per “parlarci”, una sorta di patto con l’atmosfera. Col tempo, però, nacque il timore che fischiare in casa potesse invece portare povertà, perché il vento avrebbe potuto portarsi via la ricchezza.
Sputare tre volte per scacciare il male – diversi Paesi del Mediterraneo
Questo gesto è legato all’idea che lo sputo, elemento impuro, possa confondere gli spiriti maligni. Il numero 3 aveva valore sacro per molte culture mediterranee e agricole, legato ai cicli di crescita delle piante e alla luna.
Nascondere le forbici sotto il cuscino contro gli incubi – Brasile
Le forbici, simbolo di taglio e separazione, vengono usate come talismano per “recidere” gli spiriti notturni. È un’usanza nata nelle comunità rurali, dove la notte era il momento più vulnerabile e il sonno richiedeva protezioni invisibili.
Capovolgere il pane dalla parte sbagliata porta sfortuna – Francia
Il pane è sempre stato sacro perché rappresentava il frutto della terra e del lavoro umano. Metterlo al contrario significava mancare di rispetto alla fatica dei contadini e attirare sciagure. La forma del pane, in fondo, era considerata un dono della natura che andava trattato con cura.
Lasciare una moneta nelle fontane per placare gli spiriti dell’acqua – in tutto il mondo
Questo gesto è un retaggio di antichi rituali animisti in cui fiumi e sorgenti erano divinità da onorare. Offrire una moneta significava chiedere protezione, fertilità e un viaggio sicuro. La tradizione sopravvive oggi in forma turistica, ma affonda le radici nella reverenza per le risorse idriche.
Portare con sé una patata per attirare fortuna – Irlanda
La patata era il cuore dell’alimentazione e simbolo di resilienza in un territorio spesso colpito da carestie. Portarne una in tasca significava custodire la promessa di nutrimento, e quindi di prosperità. Era un piccolo amuleto agricolo, legato al rapporto con la terra.
Dire “con permesso” agli spiriti quando si entra in una foresta – Cina rurale
Nelle aree rurali cinesi, le foreste erano viste come luoghi abitati da spiriti naturali. Pronunciare queste parole era un gesto di rispetto verso l’ecosistema, un modo per evitare la sfortuna e, simbolicamente, per ricordare che si sta entrando nella casa di qualcun altro.
Non appoggiare il cappello sul letto – Argentina
Anticamente il cappello era simbolo dell’identità e della protezione personale, mentre il letto rappresentava la vulnerabilità. Unire i due elementi significava confondere gli spiriti domestici e attirare energie negative. È una credenza nata nelle pampas, dove la casa era un luogo sacro contro i pericoli della vita all’aperto.
Toccare i testicoli per scacciare la sfortuna – Italia
In Italia questo gesto – che tutto il mondo osserva con stupore e ci invidia – ha radici antiche e sorprendentemente simboliche. I testicoli rappresentavano la fertilità, la forza vitale e l’energia maschile, tutte qualità associate all’abbondanza agricola. Toccarli era un modo per richiamare la protezione degli spiriti della prosperità e allontanare le energie negative. È un gesto che nasce dunque come rito di fecondità e difesa, legato più alla natura e ai suoi cicli che alla superstizione spicciola con cui oggi viene ricordato.
Il numero 4 porta sfortuna – Cina
In Cina il numero 4 è evitato a tal punto che molti edifici non hanno il quarto piano o stanze numerate con questo numero. La causa è linguistica e culturale: nella lingua cinese la parola che indica il quattro è molto simile alla parola “morte”, un’assonanza che nei secoli ha trasformato un semplice numero in un presagio oscuro. In origine però questa paura nasceva dal tentativo di non attirare l’attenzione degli spiriti maligni, che secondo la tradizione potevano essere evocati da suoni considerati funesti. È un esempio di come il linguaggio, profondamente radicato nel rapporto con gli antenati e con le forze naturali, possa modellare comportamenti collettivi.
Il numero 13: tra sfortuna e caos – Europa e Stati Uniti
La cattiva fama del 13 affonda le radici nel mondo cristiano, dove l’ultimo convitato della tavola dell’Ultima Cena, Giuda, è spesso considerato il primo simbolo di questo numero sfortunato. Ma ancora prima, nelle tradizioni nordiche, il tredicesimo invitato a un banchetto divino portò disordine e tragedia. Il 13 divenne così il numero che spezza l’armonia naturale del 12, cifra che rappresentava cicli perfetti come i mesi dell’anno o le fasi lunari. In un mondo che dipendeva profondamente dalla regolarità dei ritmi naturali, rompere quell’equilibrio era percepito come una minaccia al benessere della comunità.
Saltare tra le fiamme del falò di San Giovanni – Spagna e Portogallo
Nella notte del solstizio d’estate, attraversare simbolicamente le fiamme era un rito di purificazione legato al potere rigenerante del fuoco. Si credeva che il calore bruciasse malattie, sfortuna e cattivi presagi, preparando corpo e spirito all’arrivo della stagione dei raccolti. Il gesto richiama antichissime celebrazioni pagane, in cui il fuoco era visto come un alleato della comunità, capace di proteggere i campi e portare prosperità. Oggi continua a essere una tradizione suggestiva, un ponte culturale tra l’uomo e le forze primordiali della natura.
Gettare sale dietro la spalla sinistra – Tradizione europea
Il sale, un tempo prezioso quanto l’oro, era considerato un purificatore naturale, capace di scacciare spiriti maligni e influenze negative. Farlo cadere accidentalmente era visto come un cattivo presagio, forse anche perché significava sprecare una risorsa fondamentale per conservare i cibi. Per rimediare, si sviluppò l’usanza di gettarne un pizzico dietro la spalla sinistra: lato simbolicamente associato ai demoni. Questo piccolo gesto diventò un modo per ristabilire l’armonia con le forze invisibili e per proteggere il proprio ambiente domestico da energie indesiderate.
Non aprire l’ombrello in casa – Paesi anglosassoni
L’ombrello è legato al concetto di protezione dagli elementi naturali: pioggia, sole e intemperie. Aprirlo al chiuso, dove quella protezione non serve, veniva interpretato come un affronto agli spiriti del clima, quasi una sfida arrogante verso il mondo esterno. In epoche in cui il maltempo poteva compromettere interi raccolti, qualsiasi gesto che “provocasse” la natura era temuto. Da qui nasce la superstizione: un invito implicito a rispettare l’equilibrio tra interno ed esterno, tra sicurezza domestica e potenza degli elementi.
Il numero 17: un enigma tutto italiano
In Italia il numero 17 porta sfortuna per una ragione che affonda le radici nel mondo romano. Scritto in numeri romani come XVII, può essere anagrammato in “VIXI”, che in latino significa “ho vissuto”, frase classicamente incisa sulle tombe. Nei secoli questa associazione con la morte ha trasformato il 17 in un simbolo funesto, tanto che molti aerei italiani saltano questa fila e alcuni hotel rinunciano a numerare così le stanze. È una superstizione che parla di memoria culturale, di come i segni del passato continuino a influenzare il nostro rapporto con la vita e con il destino.
Essere scaramantici non serve a niente.
Ma non esserlo porta male!