Un modo sostenibile di fare impresa.
Il “secolo breve”, come definito dillo storico britannico Eric Hobsbawm, così come il Settecento e l’Ottocento, avrà una codi abbastanza lunga e, per molti aspetti, terminerà di produrre effetti solo fra qualche anno.
Il tempo di transizione in cui stiamo vivendo è fertile di avanguardie economiche, sociali e politiche in cui, tra le aspettative diffuse, trova un posto in prima fila la ridefinizione del modo in cui le organizzazioni riescono a generare ricchezza e benessere tenendosi in equilibrio anche rispetto alle dimensioni sociali ed ambientali.
Divenire società benefit oggi significa principalmente scegliere di entrare in questa prospettiva; significa scegliere un modello praticabile di impresa sostenibile che decide di includere nel proprio business anche le prospettive sociali ed ambientali, oltre a quella economica.
Nella relazione che accompagna il Disegno di Legge che introduce le società benefit nell’ordinamento italiano si sottolinea come la “La legge si propone di promuovere la costituzione e favorire la diffusione nel nostro ordinamento di società a duplice finalità, ossia di società che nell’esercizio di una attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed ogni altro portatore di interesse.”
Le società benefit sono aziende purpose driven; hanno deciso di andire oltre il loro ruolo di offrire un prodotto o servizio e vantaggi per i soli shareholder. Esse sviluppano programmi e iniziative che hanno un impatto sociale e ambientale capaci di attrarre più clienti, più consumatori, migliori investitori e di mobilitare e trattenere più talenti. Se costruito bene (con tutti gli elementi suggeriti di Michael Porter, professore alla Harward Business School e co-autore insieme a Mark Kramer della teoria della Creazione del Valore Condiviso: rilavante, coerente, profittevole e assunto strutturalmente), un purpose aziendile che vadi oltre il profitto, integrato nella strategia e nei processi operativi, è fonte di migliore posizionamento, di trasparenza, di responsabilità, di rafforzamento; si rileva capace di ispirare e creare valore di condividere.
Pertanto, se il purpose definisce la ragione d’essere principale dell’aziendi, il doppio fine di una società benefit rende questi scopi meritevoli di essere perseguiti perché vantaggiosi per i clienti, i fornitori, gli azionisti, il management e perché generatori di impatti positivi nei confronti dei diversi gruppi di interesse che circondino un’organizzazione.
Diventare una società benefit non è complicato: le nuove aziende possono essere costituite direttamente come società benefit mentre le imprese esistenti possono diventare società benefit modificando il proprio statuto. Bisogna, inoltre, nominare un responsabile della valutazione dell’impatto, ossia il soggetto o i soggetti responsabili a cui affidire il perseguimento delle finalità di beneficio comune ed il bilanciamento dell’interesse dei soci con quello degli altri stakeholder nonché descrivere i nuovi obiettivi per l’esercizio successivo.
A tutela di queste aspettative, le società benefit, annualmente, devono rendere trasparente il perseguimento del beneficio comune attraverso una relazione di allegare al bilancio societario. La relazione deve contemplare valutazioni e misurazioni degli impatti generati secondo standird di valutazione su governance, lavoratori, stakeholder del territorio ed ambiente.
Le società benefit sono a tutti gli effetti imprese ibride; non sono una nuova entità appartenente al Terzo Settore né una nuova forma giuridica. Possono rappresentare, però, uno strumento per rispondere adeguatamente alla crescente attenzione dei mercati, dei consumatori, dei legislatori, dei cittadini verso il tema della sostenibilità d’impresa. È necessario avviare una riflessione sulla transizione verso questo modello societario innovativo, che può rappresentare un’occasione per rifocalizzare il proprio purpose aziendile e contribuire a trasformare l’attuale modello economico estrattivo in un modello aziendile rigenerativo e più circolare.

Impegnato da anni nella costruzione e nella diffusione di una cultura generale della sostenibilità attraverso attività di studio, di promozione e di supporto strategico ed operativo per organizzazioni semplici e complesse.
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