La natura in Europa non se la passa tanto bene: lo dice l’EEA – Agenzia europea per l’ambiente – nel nuovo report The importance of restoring nature in Europe, un aggiornamento del Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services pubblicato dall’IPBES nel 2019.
Evidenziamo i punti salienti del rapporto e capiamo perché ci si dovrebbe concentrare sul ripristino e la protezione della natura in Europa.
I principali dati del report
Il report dell’EEA sottolinea dei dati che sono tutt’altro che incoraggianti. Inquinamento, degrado del suolo e utilizzo eccessivo di risorse combinati alla mancanza di azioni di ripristino della natura stanno danneggiando seriamente lo stato di salute della natura in Europa.
Nel mondo, l’attività umana ha alternato il 75% del suolo e il 66% degli oceani: in Europa, la situazione non è più favorevole.
L’81% degli habitat protetti, il 39% degli uccelli protetti e il 63% di altre specie protette sono in cattivo stato e solo una piccolissima frazione sta mostrando miglioramenti rispetto all’ultimo report di 4 anni fa.
Il degrado naturale è destinato a peggiorare perché le aree protette non sono sufficienti da sole (parliamo del 26% delle terre emerse e il 12% delle aree marine nell’Unione Europea) a invertire questo trend.
L’area degli habitat protetti da ripristinare in Europa è di 259.000 km², un’area pari alla metà della superficie della Spagna.
Perché preservare la natura è fondamentale in tempi di cambiamento climatico
Migliorare la resilienza della natura e recuperare la biodiversità sono gli obiettivi delle azioni di ripristino e restauro delle aree.
Istituire un’area protetta significa delineare un quadro giuridico entro il quale le politiche di restauro (che inverte il processo di degrado di un’area) e ripristino (che combina azioni passive ed attive ed avviene sia dentro che fuori l’area protetta) possono svolgersi all’interno di uno spazio ben definito e con norme e regole adatte al contesto.
Le azioni di questo tipo – il divieto di determinate attività, la circoscrizione di piccole aree e, in generale, l’applicazione di chiare regole – puntano a preservare la biodiversità esistente, prevenire ulteriori perdite e consentire il recupero della biodiversità degradata.
Il ripristino degli ecosistemi danneggiati migliorerebbe la resilienza e la qualità della natura in Europa e allo stesso tempo avrebbe enormi benefici per le attività socioeconomiche.
La salute degli habitat degli insetti impollinatori, come api e farfalle, ad esempio, è necessaria per garantire la sicurezza alimentare a lungo termine in Europa, dove l’84% delle colture dipende strettamente dall’impollinazione degli insetti. Allo stesso modo, anche gli organismi presenti nel suolo favoriscono la produzione agricola, ma ad oggi, il 60-70% dei suoli in Europa è degradato.
La lotta ai cambiamenti climatici trova un valido nelle foreste e nelle zone umide, la cui presenza è vitale per permetterci di sopravvivere e adeguarci alle modifiche del clima. Effetti degli meteorologici estremi e dell’inquinamento possono essere arginati grazie alla presenza di habitat come questi: se proteggiamo alberi, zone umide, torbiere e praterie di posidonia, permettiamo che la natura effettui quelle operazioni di stoccaggio di carbonio necessarie a raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica.
Investire nel ripristino della natura significa garantire sicurezza alimentare, salute umana, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici: per ogni euro speso a favore del ripristino della natura c’è un ritorno compreso tra gli 8 e i 38 euro.
Le soluzioni
La Commissione Europea, nel 2022, ha avanzato una proposta per una nuova legge sul ripristino della natura, che fissa un obiettivo di ripristino entro il 2030 del 20% della terraferma con la disposizione di misure utili per tutti gli ecosistemi a rischio entro il 2050.
Occorre però fare di più, sottolinea il report.
Nonostante gli impegni presi dai vari Stati membri, siamo ben lontani dal raggiungimento degli obiettivi politici a lungo termine sulla natura e la tendenza di degrado degli habitat non sembra per ora cambiare direzione.
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Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).