L’assioma nel titolo può apparire banale. Se si vuole differenziare, occorrono gli strumenti per farlo. Sfortunatamente, non è possibile fare raccolta differenziata soltanto con la buona volontà, servono gli impianti.
In Italia, questo problema è considerevole, principalmente discendendo lungo lo Stivale. Al Centro-Sud, infatti, non troviamo un numero sufficiente di centri per il riciclo.
La situazione sta migliorando anche a queste latitudini. Gli obiettivi nazionali ed europei valgono anche per il Sud e le amministrazioni locali, affiancate dal Ministero per l’Ambiente – o quello alla Transizione Ecologica, nel caso del governo Draghi – stanno incrementando il numero degli stabilimenti atti a questa funzione.
Nel Meridione c’è sensibilità ambientale: manca un’organizzazione sistemica, nel nostro Paese, per superare efficientemente quel divario Nord-Sud che caratterizza da sempre la storia italiana.
Non tutti i rifiuti dovrebbero essere riciclati perché non tutti dovrebbero giungere a questa fase. Lo scarto andrebbe innanzitutto non prodotto. Ciò non è naturalmente sempre possibile, talvolta a causa di un bieco processo industriale che impacchetta prodotti senza ragione di possedere un packaging. In seconda battuta, involucri o rifiuti andrebbero riutilizzati, anche per funzioni non native. Soltanto l’ultimo step dovrebbe essere il riciclo.
Una buona prassi è quella di allungare, quanto più possibile, il ciclo di vita dello scarto, evitando di trasformarlo immediatamente in rifiuto. Non è una cosa che siamo abituati a fare, in quanto per noi ogni cosa ha una e una sola funzione; ogni involucro è semplicemente quello e, quando non serve più, lo si getta via. È questo il motivo per cui siamo sommersi dai rifiuti.
I numeri relativi alla situazione del riciclo nel Meridione sono stati resi noti, durante il focus ANSA incontra dedicato alla Campania, da Fabio Costarella, responsabile dei piani di sviluppo della differenziata nel Centro-Sud per CONAI. Il Consorzio Nazionale Imballaggi ha dato vita, assieme ad Anci, a un progetto per incrementare la raccolta nei piccoli centri del Meridione, offrendo consulenza tecnica alle piccole amministrazioni locali.
Sembra infatti essere viva la volontà di dotarsi di centri per la raccolta differenziata dei rifiuti ma mancano non di rado risorse per farlo. Supportare questi progetti, mettendo a disposizione il know how, è imprescindibile. Per aumentare il numero di stabilimenti atti al riciclo occorre naturalmente far incontrare capacità economica e competenze.
«Realizzare impianti di rifiuti è necessario per incrementare la raccolta differenziata, specie al Centro-Sud dove essa raggiunge in media il 50-54%, ad eccezione della Sicilia. La Campania è tra le prime regioni del Centro-Sud come livello di raccolta differenziata complessiva, paga però il ritardo delle altre regioni meridionali e la mancanza di stabilimenti che vanno fatti subito»
ha affermato Costarella ai microfoni dell’agenzia ANSA.
Gli ha fatto eco, nella stessa sede, Agostino Sorà, direttore dell’Ente d’Ambito dei Rifiuti (EDA) di Caserta. A suo avviso:
«La mancanza di impianti incide tantissimo sulle tasche dei cittadini perché fa aumentare i costi dello smaltimento. Uno studio ha paragonato le tariffe dei rifiuti per una famiglia friulana e una campana proprietarie di abitazioni di 106 metri quadrati: la prima paga, in media, 145 euro. La famiglia campana intorno ai 400».
La situazione meridionale appare drammatica se prendiamo in esame gli stabilimenti che dovrebbero occuparsi del compostaggio della frazione organica. Se il Sud mostra un’attenzione crescente al riciclo di plastica e carta, lo stesso non si può dire per l’umido. Questa porzione di raccolta è ampiamente insufficiente in ogni regione del Mezzogiorno.
La questione ambientale sta tutta in questo articolo. Il gap Nord-Sud si ripercuote sulle tasche dei cittadini così come sull’ambiente. Il contribuente ne è conscio e gradirebbe un’infrastruttura adeguata allo smaltimento dei rifiuti, la quale gli consenta di risparmiare. Gli addetti ai lavori ne hanno contezza e i dati parlano chiaro. Ciononostante, non si compie il passo necessario bensì si procede trascinando i piedi, mantenendosi lontanissimi dalla destinazione.
Classe 1991, non nasce amante della scrittura. Tutto cambia però quando viene convinto a entrare nella redazione del giornalino d’istituto del liceo: comincia a occuparsi di musica e poi in seguito di sport, attualità, cultura, mondialità e tendenze nel globo, ambiente ed ecologia, globalizzazione digitale. Dall’adolescenza in poi, ha riposto la penna soltanto per sostituirla con una tastiera.