L’inquinamento atmosferico rappresenta una delle sfide ambientali più urgenti, con impatti significativi sulla salute e sull’ecosistema. Se finora le emissioni dei tubi di scarico sono state considerate la principale fonte di inquinamento urbano, un nuovo studio pubblicato su Particle and Fibre Toxicology evidenzia un’altra minaccia spesso sottovalutata: l’usura delle pastiglie dei freni.
Secondo i ricercatori, le particelle rilasciate durante la frenata, in particolare quelle contenenti rame, potrebbero essere persino più dannose per la salute umana rispetto ai gas di scarico. Ma perché queste polveri sottili rappresentano un rischio e quali soluzioni possiamo adottare per ridurne l’impatto?
Le polveri sottili: una minaccia invisibile
Le polveri sottili PM2.5 (particelle con diametro inferiore a 2,5 micrometri) sono tra gli inquinanti atmosferici più pericolosi. Grazie alle loro dimensioni ridotte, possono penetrare nei polmoni e nel sistema circolatorio, aumentando il rischio di malattie respiratorie, cardiovascolari e oncologiche. Lo studio ha analizzato gli effetti delle PM2.5 generate dall’usura dei freni e le ha confrontate con quelle derivanti dai gas di scarico diesel.
I risultati mostrano che le particelle rilasciate da alcuni tipi di pastiglie freno, in particolare quelle arricchite con rame, provocano livelli di stress ossidativo e infiammazione superiori rispetto alle emissioni dei motori diesel.
Il ruolo del rame e degli altri metalli nelle pastiglie freno
Le pastiglie freno si distinguono in diverse categorie: metalliche, semi-metalliche, organiche non-amianto (NAO) e ceramiche.
Negli Stati Uniti, le pastiglie NAO sono particolarmente diffuse per il loro costo contenuto e la ridotta rumorosità, ma contengono rame, impiegato per la sua elevata conduttività termica. L’analisi chimica delle particelle rilasciate dall’usura ha dimostrato che proprio le pastiglie NAO e ceramiche, ad alto contenuto di rame, sono quelle che generano la maggiore risposta infiammatoria e ossidativa.
I risultati dell’indagine suggeriscono che la presenza di rame e altri metalli tossici nelle polveri sottili contribuisca in modo significativo alla loro tossicità, sollevando la necessità di rivedere la composizione dei materiali utilizzati nelle pastiglie freno per ridurre i danni alla salute pubblica.
Serve una regolamentazione sulle emissioni da usura dei freni?
Se da un lato le emissioni dei motori sono state oggetto di regolamentazioni sempre più stringenti, dall’altro le emissioni non legate ai gas di scarico, come quelle derivanti dall’usura dei freni, sono rimaste in gran parte ignorate. Lo studio sottolinea l’urgenza di una legislazione specifica per limitare l’uso di rame e altri metalli tossici nelle pastiglie freno e promuovere alternative più sicure.
Un’altra sfida riguarda i veicoli elettrici, che, a causa del peso maggiore rispetto ai veicoli tradizionali, tendono a generare un’usura più intensa dei freni. Questo potrebbe tradursi in un incremento delle emissioni di particolato, rendendo necessario lo sviluppo di soluzioni innovative per mitigare il problema.
Una fonte di inquinamento da non sottovalutare
Lo studio pubblicato su Particle and Fibre Toxicology dimostra che l’usura delle pastiglie dei freni è una fonte significativa di inquinamento atmosferico urbano, con possibili impatti sulla salute umana superiori a quelli dei gas di scarico diesel. In particolare, le particelle generate dalle pastiglie ad alto contenuto di rame risultano essere le più tossiche.
Questi risultati evidenziano la necessità di regolamentazioni più mirate per ridurre le emissioni non legate ai gas di scarico, proteggendo così la salute pubblica e migliorando la qualità dell’aria. La ricerca di materiali più sicuri per le pastiglie freno e l’adozione di strategie per ridurre l’usura dei freni potrebbero rappresentare un passo fondamentale verso un ambiente urbano più pulito e sostenibile.
